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BELLA SWIT
Mi chiedo come siano chiamati gli spazi che separano gli attimi, ma è proprio in questi spazi che il dolore picchia più forte, quando si sente l'assenza di una persona. Si vive solo il tempo in cui si ama e io mi ero innamorata nel momento giusto della persona sbagliata. Il dolore era l'unica cosa che mi fece ricordare che lui c'era, che lui era stato presente nella mia vita, anche se per un breve momento. La sua presenza era stata essenziale, ma adesso lui non c'era e non ci sarebbe stato.
I giorni passavano e nessuno era venuto a salvarmi. Quell'uomo con la barba e i capelli lunghi sembrava impegnato, ma trovava comunque il tempo per farmi del male. Ero dimagrita parecchio, sulle mie gambe si vedevano le ossa. Ero sporca e magari era per quello che non mi metteva più le mani sul corpo come prima. Ora si limitava solo a picchiarmi.
Io ero sempre più debole, non bevevo ne mangiavo da giorni e pensavo che, se quella bambina fosse nata, sarebbe stata un miracolo. Io invece sarei morta, com'era giusto che fosse, ma ormai non avevo più paura. Se fosse stata bene lei, se fosse nata lei, allora sarei stata bene anch'io.
Era proprio in quei tanti momenti di solitudine che mi rendevo conto che, molto probabilmente, gli altri non si erano disturbati a cercarmi. Erano passati giorni, non so quanti, ma sembravano mesi e io continuavo a sperare che qualcuno arrivasse a salvarmi. Ero arrivata al limite, il dolore alla pancia a ogni calcio faceva sempre più male, la schiena, dove potevo sentire chiaramente la colonna vertebrale, faceva male e non riuscivo a rimanere seduta per molto. Non riuscivo neanche più a piangere, avevo gli occhi stanchi e neanche una traccia di lacrime.
Lui entrò e mi venne incontro. Mi tirò su, era ubriaco, riuscivo a sentire la puzza di alcool nel suo fiato."Mi sono appena fottuto una puttana e non è riuscita a soddisfarmi, quindi ora ho bisogno di prendermela con te, principessa." Lo guardai per un'attimo e poi il primo ceffone dritto in faccia arrivò. Mi colpí ripetutamente sulle spalle, sugli zigomi per poi farmi girare di scatto e darmi un calcio fortissimo sulla schiena, Urlai di dolore, mi prese per i capelli e continuó a concentrarsi sulla mia schiena con calci sempre più forti, finché, per ultima cosa, mi diede un pugno fortissimo sull'occhio e mi buttó per terra. Andò via. Non riuscivo più ad alzarmi, la bambina continuava a muoversi ininterrottamente e il sangue continuava a scendere dalle mie labbra incrostate del sangue vecchio. Iniziai a sentire un peso sul petto, non riuscivo a respirare, urlai di più, mi misi le mani sulla gola.
Lui entró di nuovo, furioso. "VUOI STARE ZITTA, STUPIDA RAGAZZ-" si bloccò non appena vide che non riuscivo a respirare. Imprecò e venne immediatamente vicino a me. "respira, RESPIRA CAZZO! LA BAMBINA NON RESPIRA SE NON LO FAI ANCHE TU" disse urlando. Non sembrava che gli importasse di me o di lei, piuttosto che avrebbe dovuto mantenerci per forza in vita. Capii che c'era un motivo per cui io ero lì. Noi servivamo a qualcosa e forse, avrei potuto usarlo a mio vantaggio... Se solo fossi riuscita a respirare.
Sentii una lama sulla gamba, urlai per il dolore e la sentii un'altra volta sull'altra gamba. Dopo poco iniziai a respirare lentamente di nuovo. Un dolore allucinante al basso ventre mi colpí, avevo ricominciato a respirare, ma sentii il sangue che mi colava lungo le gambe. "Devi distenderti, ALZATI E VAI SUL MATERASSO DOBBIAMO FAR NASCERE IL BAMBINO" disse lui urlando. "NO, N-NON CE LA FACCIO" protestai con le lacrime agli occhi. No, non avrebbe ucciso lei, non avrei partorito lì, mancava ancora un mese. Mi prese per i capelli e mi trascinó verso il materasso, buttandomici sopra. "IL BAMBINO DEVE NASCERE! IL SIGNORE OSCURO LO VUOLE VIVO" urló conficcandomi la lama del pugnale sul basso ventre. Iniziai a urlare, faceva male. Mi agitai "STAI FERMA, CAZZO" mi agitai di più, allora lui conficcò la lama del pugnale ancora più dentro. Mi fermai di scatto, sentii il sangue uscire da me con potenti schizzi che sporcarono anche la sua camicia.
Persi i sensi. Il dolore era troppo forte e il mio corpo non poteva più resistere. Pregai qualsiasi dio ci fosse al di sopra di me che la mia bambina fosse stata bene. Poi vidi nero.
Mi risvegliai dopo quelli che sembrarono pochi secondi, ma non sapevo quanto fosse passato effettivamente. Avevo solo sentito una forte esplosione e sopra di me, si stagliavano dei volti conosciuti, che mi fecero pensare ad un sogno stupendo. Draco, Remus, Harry, Ginny e mio padre erano lì. Ginny  inizió a urlare e piangere, mettendosi entrambe le mani sulle bocca, gli altri guardando tutto quel sangue, rimasero immobili per qualche minuto. Draco e Remus mi vennero immediatamente incontro, mentre mio padre, furioso, prese per il collo l'uomo portandolo fuori dalla cella. Sentii urlare mio padre con tono rabbioso. "SE LEI MUORE, IO TI UCCIDO." Avevo gli occhi semichiusi quando sentii una mano premere sulla mia ferita. Aprii debolmente gli occhi e sentii di nuovo quel dolore lancinante. Forse non era un sogno. Remus e Draco piangevano. Non li avevo mai visti in quel modo. "Bella, ti prego, non mi lasciare" disse continuando a far scendere altre lacrime copiose. "Draco" sussurrai. Con la mano libera cercai di raggiungere la sua e fu quando lui la afferrò che seppi che non sarei morta.

𝑺𝑬𝑴𝑷𝑹𝑬 🌹||𝑫𝒓𝒂𝒄𝒐 𝑴𝒂𝒍𝒇𝒐𝒚 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora