Non potevo starti lontana per molto.
Quando mi misi la felpa mi ritrovai in uno splendido paradiso.
Ero dentro un giardino, delle mura di vetro si alzavano dal pavimento e si chiudevano sulla mia testa. Le persone camminavano qua e là, ammirando la brillante vita del verde attorno a loro. Le viole, i papaveri, i gigli e le rose sbocciavano ovunque assieme ad altre piante esotiche e rampicanti. Da qualche parte, colava dell'acqua.
E tu eri lì.
Non ti avevo visto avvicinarti alle mie spalle.
Mi prendesti tra le tue braccia ed affondasti il tuo viso tra i miei capelli.
Non puzzavi più di alcohool, profumavi di nuovo di arance e sapone, un porfumo puro.
"Ho fatto un casino." Sussurrasti. "Mi dispiace tanto. Temevo che non saresti più tornata...ho temuto di aver fatto un casino così grande da non meritarmi il tuo perdono."
Mi eri mancato, ma non ero pronta a perdonare.
Lentamente mi allontanai da te e mi voltai per guardarti.
Indossavi una grande T-shirt di colore rosso e dei jeans strappati.
"Dove siamo?" Domandai.
"In Costa Rica." Stringesti leggermente le spalle, ma dai tuoi occhi potei vedere una scintilla di entusiasmo. "Mio papà ha deciso di portarci qui prima di partire ufficialmente per la Croazia. Staremo qui per una settimana."
Prendesti le mie mani nelle tue. Le tue erano così piccole, ma le mie lo erano di più.
"Lascia che ti mostri la bellezza di questo mondo." Mi sussurrasti, con occhi sgranati e disperati, quella scintilla di entusiasmo era ormai sparita. "Hai visto la parte brutta di questo mondo, ma voglio mostrarti le bellezze. Voglio che tu sorrida ogni giorno. Voglio essere la ragione del tuo sorriso."
Volevo raccontarti della mia possibile cura. Volevo abbracciarti. Volevo sentire le tue labbra sulle mie ancora una volta, Jimin.
Non ci siamo più baciati da quel giorno alla piscina.
"Hai bevuto." Dissi sottovoce.
Non lasciasti le mie mani, le stringesti soltanto.
"Ero così addolorato." Rispondesti. "Pensavo che i miei genitori si sarebbero separati."
"Mio papà mi ha abbandonato quando avevo 10 anni." Ti dissi.
"Non sarò come lui." Mi promettesti. "Ho fatto e sto facendo errori, sì. Sono umano, piccola. Ma non ti lascerò."
Il mio cuore fece un balzo quando ti sentì chiamarmi piccola ancora una volta, ma il mio viso non lo mostrò. La mia espressione rimase vuota.
"Quindi se il dolore diventa troppo posso bere?" Domandai come una bambina.
"Assolutamente no." Scuotesti la testa.
Finalmente ti mostrai uno dei miei piccoli sorrisi.
"Lascia che ti mostri, piccola." Ti avvicinasti così che le nostre fronti si toccassero e i nostri nasi si sfiorarono. "Voglio mostrarti tutto."
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𝟔𝟓 𝐃𝐚𝐲𝐬 𝐋𝐞𝐟𝐭▶ p.jm x reader (Traduzione Italiana)
Fanfic𝗖𝗢𝗡𝗖𝗟𝗨𝗦𝗔 Eravamo degli incoscienti. Come siamo finiti da un semplice bacio a te che mi tieni al muro a entrambi a terra abbracciati? Abbiamo fatto un esplosione quel giorno, Park Jimin. E ora, ne soffriamo le conseguenze. Traduzione della...