Accordo

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Alex si fissò nuovamente il polso. "Siamo del tutto sicuri che non tornerà?". Sua madre annuì. "Il Pentacolo si è dissolto. Non potrà essere ricreato per molto tempo. Anni, decenni".

Ares affiancò la dea della saggezza, ripulendo la propria spada dalla polvere di mostro. "E per fortuna, direi".

Con l'arrivo degli dèi la battaglia si era conclusa abbastanza in fretta: l'intero consiglio si era presentato a dar loro una mano (meno Zeus). "Non può lasciare l'Olimpo" aveva spiegato Atena. "Vi è legato, come Poseidone lo era al suo palazzo e Ade agli Inferi".

Il Pentacolo era sparito meno di un'ora dopo, e i greci avevano potuto finalmente fare ciò in cui erano migliori: agitare la spada a casaccio contro i mostri finché non morivano.

In due ore non era rimasta la minima traccia di fantasmi, dracene o altri mostri.

Adesso i semidei si stavano dedicando a curare i feriti (perché ovviamente in una battaglia alla greca non può non esserci qualcuno che si fa male), ma per fortuna nessun dio sembrava aver riportato ferite gravi. Quantomeno nessun mezzosangue era morto.

Chirone si avvicinò ad Alex e Annabeth, inchinandosi davanti ad Atena. "Dobbiamo partire al più presto per l'Olimpo. Temo che Melinoe stia per sferrare un attacco, mancano solo due giorni all'allineamento previsto". "Questo potrebbe essere un problema".

Tutti si voltarono all'arrivo di Ermes. "Mio padre ha ritenuto più sicuro... chiudere l'Olimpo. Mi ha fatto incantare i suoi confini cosicché si potesse uscire ma non entrare".

Alex si mise le mani nei capelli. "Siamo fregati. Melinoe può accedere dal Labirinto, invece noi siamo tagliati fuori. E di sicuro non possiamo usare il loro stesso ingresso, rischiamo di incrociarli e di finire molto male".

"Come funziona l'incantesimo?" chiese Clarisse. "Sostanzialmente è in grado di bloccare qualsiasi tipo di essere magico tenti di oltrepassarla".

Annabeth, che fino ad allora non aveva proferito parola, schioccò all'improvviso le dita. "Una soluzione c'è, in realtà. Forse. Ma è rischioso, e non piacerà a tutti". Alex la guardò per un secondo. Poi capì.

"Spero tu stia scherzando". "Potrei scherzare su una cosa del genere?". "Sperare non costa nulla". "No, Alex Foster, non sto scherzando". "Come sai il mio cognome?". "Stai davvero chiedendo alla figlia della dea della saggezza come faccio a saperlo?".

Atena, Ares e Ermes si schiaffarono una mano sulla fronte, dando origine al palmface divino più epico degli ultimi tempi.

"Qualcuno potrebbe rendere anche noi partecipi dei vostri film mentali?" chiese Clarisse.

"Beh... Annabeth pensava... a un piccolo aiuto esterno".

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Il suo fiato si condensava in dense e piccole nuvolette di fumo bianco. Aveva le dita intirizzite dal freddo e dall'umidità, e i suoi vestiti erano ridotti a stracci incrostati di ghiaccio e salsedine.

Non riusciva a morire.

Per quanto ci provasse, per quanto avesse cercato la grotta più oscura, l'antro celato nella parte più profonda e gelida dell'oceano, non riusciva a morire.

Per qualche motivo il suo corpo si rifiutava di cedere agli elementi. Aveva urlato, pianto, si era strappata i vestiti di dosso, ma ancora era viva.

Ancora respirava, senza uno scopo o un senso.

Si era spinta troppo in là per tornare indietro, e non era riuscita ad arrivare fino in fondo. Galleggiava, sospesa in un limbo vuoto e doloroso, con l'unica consapevolezza del fallimento a farle compagnia.

Sentì un rumore diverso da quello della risacca. Sembravano passi. Si tirò in piedi a fatica: se fosse morta, non lo avrebbe fatto in ginocchio.

Annabeth e Piper erano le ultime due persone che si sarebbe mai aspettata di veder comparire. Abbassò leggermente la spada, sorpresa.

"Cosa... volete?". "Devi aiutarci a orientarci nel labirinto. Per evitare le gallerie che ha preso Melinoe". Giada assunse una posa sprezzante.

"Cosa vi fa credere che vi aiuterò?". "Non hai nulla da perdere. E rivuoi indietro i tuoi poteri".

Piper aveva colto nel segno.

Melinoe aveva i suoi poteri, e lei li bramava, li desiderava. Era una parte di loro, ne aveva bisogno come l'aria.

Annabeth parve notare questa sua indecisione, così fece la sua mossa riponendo la spada nel fodero.

"Non volgiamo ucciderti, Giada. Sei ancora una di noi, se lo desideri".

La ragazza con i capelli rossi sospirò. "Non sono mai stata una di voi. Ma vi aiuterò, a una condizione".

Annabeth le fece cenno di andare avanti.

"Quando tutto questo finirà... voglio scomparire dalle vostre vite. E non voglio che... qualcuno venga a cercarmi. Quindi voglio che vi vengano cancellati i ricordi che avete di me".

Figlia di ThanatosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora