Il Figlio Di Atena

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"Sei qui". "Alex, giusto?". "Sì". "Che vuoi?". "Solo... Solo parlare". Mi sedetti sul molo che dava sul laghetto delle canoe e feci spazio al figlio di Atena.

"Ho visto quello che sai fare...". "E hai paura. Ma tranquillo. Adesso i miei poteri sono deboli. Mi sono concentrata tantissimo per poter uccidere quella pianta. Non posso più far nulla per sbaglio". "Non ero qui per questo. Volevo dirti... Che sono bellissimi. Cioé, Annabeth mi ha detto che sei in grado di trasformarti in un Angelo nero e...".

"Scusa, ma arrivi al sodo?". "Solo che... Che ti capisco. So come mai non l'hai detto a nessuno. Avevi... Paura che ti guardassero in modo diverso. Con paura". "Come fai a saperlo?".

Il ragazzo chiuse gli occhi. Quando li riaprì, da grigi erano diventati blu elettrico, e Giada poteva vedere della piccole saette lampeggiare nelle iridi di Alex.

"Di solito gli dei non passano i poteri, se non sono imparentati con i Mezzosangue dal lato mortale. Ma... Io sono figlio di Atena. Eppure ho i poteri di Zeus". "Sei sicuro che tuo nonno... O un tuo parente...". "Sicuro. Mio padre me lo avrebbe detto. Lui sapeva chi era mia madre".

Ero stupita. E quegli occhi... Mi attraevano come una calamita. Senza accorgermene mi avvicinai di qualche centimetro. Le nostre mani arrivarono a sfiorarsi, e l'incantesimo si ruppe.

Forse fu perché ero ancora restia a toccare la gente, forse fu solo un riflesso incondizionato. Allontanai la mano di scatto, e i suoi occhi tornarono normali.

"Io... Scusami, ma...". "Tranquilla. Non importa. Ci vediamo, Giada" la salutò lui alzandosi in piedi.

Sapevo che Percy ci stava aspettando sulla spiaggia. Ci aveva mandato un messaggio tramite satiri pochi minuti prima. "Ragazzi, Tyson mi ha mandato un messaggio-iride. Era... Confuso, molto. Ha detto che lì sono nei casini".

"Allora andiamo" dissi io. "Percy, puoi farci respirare?". "Se mi dai una mano, nipotina, sì. Allora posso".

Ci tuffammo, gli stessi che erano andati negli Inferi. Mi concentrai e delle bolle d'aria circondarono le teste dei miei amici. Io... Io potevo respirare anche senza!

Percy e io andammo in avanscoperta, ma notammo subito che qualcosa non andava. Non c'era un pesce neanche a pagarlo fior fior di dracme. Neanche mezza sardina.

Nuotammo per circa venti minuti, poi vedemmo il palazzo. Era circondato da esseri irriconoscibili. Tritoni, pesci, mostri marini. Morti. La carne spesso e volentieri era ancora in putrefazione, e a volte riuscivi a vedere l'osso che sporgeva.

Erano avvolti da un alone di sangue, sangue vero, che fluttuava nell'acqua attorno a loro.

"Cavoli... Siamo nei guai. Non riusciremo mai a liberarci di quei così ed entrare a palazzo!" dissi io. "Non, da soli, Giada".

Era... Alex! "Che diavolo ci fai qui?". Era avvolto da un tornado in miniatura che evidentemente gli permetteva di respirare. "Alex... Tu non sei figlio di Zeus! Come...". "Ti spiegherò dopo, Annabeth. Adesso lasciatemi spazio".

Ci allontanammo da lui di un paio di metri. I suoi occhi diventarono blu, e sopra le nostre teste udimmo un boato. Alex sguainò la spada di bronzo celeste e la alzò. Un fulmine attraversò l'acqua, rimbalzò sulla sua spada e colpì in pieno l'esercito di morti viventi.

Un varco si aprì in mezzo alle creature, e Alex gridò: "Andate, adesso! Non so se potrò rifarlo". "Alex, vieni con noi!" gridai, mentre gli altri si avviavano. "No, non posso. Vi aspetterò qui. Attirerò i mostri lontano da voi".

Non volevo che restasse. Gli presi una mano, inserendo la mia all'interno del bozzolo d'aria che gli permetteva di respirare. "Non farti ammazzare. Ti rivoglio vivo". "E tu non fare cazzate. Sei viva per miracolo. Non morire proprio adesso". "Non lo farò".

Detto questo seguii i miei amici.

Non morire. Non morire. Non morire.

P. O. V. Percy

Il palazzo di mio padre era del tutto a soqquadro. Già solo per passare dalle porte principali ci toccò uccidere un bel po' di morti viventi, nonostante Alex ne avesse già fatti fuori un bel po' con il suo fulmine.

Annabeth era accanto a me, Nico e Will dietro e, alle loro spalle, Giada. Ci aveva già detto che non riusciva a trasformarsi se non con un grande sforzo di concentrazione, quindi non mi stupii nel vedere i suoi capelli rossi fluttuare come alghe.

Annabeth mi strinse un braccio, e io vidi che era pallida come un cadavere. Indicò davanti a sé, e quello che vidi mi lasciò senza fiato.

Angolo me:
Ehi!! *Schiva un comodino volante*. Sì, sono in ritardo, lo so. Non uccidetemi. Comunque, abbiamo appena assistito a un lieve cambiamento fra Alex e Giada. Ditemi se vi piace come sta proseguendo la storia. Shiao

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