La quiete prima della tempesta

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"Non si muove nulla. Niente vento, niente nuvole, nessun segno di vita". Annabeth guardò il fratello un istante, poi tornò a osservare la sommità della collina di Talìa.

"È la quiete prima della tempesta, sorellina". Clarisse affiancò i figli di Atena, toccandosi un punto alla base del collo: lì il suo pentacolo spiccava nero, la testa di un grosso cinghiale circondata dal disegno della stella.

"Odio questa cosa". "Anch'io". "Si è scoperto perché né Nico né Percy ce l'hanno?". "Chirone ha detto che è per via del fatto che i loro genitori divini sono...". "Morti?". "Esatto".

Kayla e Austin li raggiunsero davanti al padiglione della mensa. "Abbiamo sistemato delle sentinelle lungo il perimetro del Campo, ma dubito che servirà a qualcosa. Siamo troppo pochi, e siamo circondati". "Notizie dal Campo Giove?". "Niente". "Le Cacciatrici?". "Jason ha tentato di contattare sua sorella, ma i Messaggi Iride non funzionano. Ora Clovis e gli altri figli di Ipno stanno provando con i sogni, ma non è detto che funzioni".

"Siamo isolati. Non ci credo che per una volta siamo noi ad aver bisogno dei nostri genitori". "Non è una coincidenza che Jason sia già a New York, vero?" chiese Piper sopraggiungendo in quel momento, le dita che sfioravano il marchio sul dorso della mano sinistra.

"Non credo. Zeus rimarrà sull'Olimpo, ma gli dèi dovranno decidere chi verrà e chi rimarrà sull'Olimpo a difenderlo". "Alcuni dei semidei più piccoli hanno paura. Ci sono due ragazzi, fratello e sorella, Uriah e Daisy, hanno dieci anni. Sono figli di Ares, eppure non riescono nemmeno a guardare le loro spade" disse Clarisse.

Annabeth si rigirò una ciocca di capelli fra le dita. "Una mia sorella di otto anni, Raven, soffre di crisi di nervi un po' strane, praticamente sembra più figlia di Efesto: ha progettato nei minimi dettagli un grattacielo da ottanta piani in qualcosa come due ore". "Non va bene per niente" borbottò Percy.

Alex si voltò e si diresse verso l'arena, dove un paio di figli di Ares stavano tenendo una lezione di scherma a una mezza dozzina di ragazzini più piccoli. Il ragazzo di ritirò in un angolo e si guardò le mani. Strinse i pugni e avvertì qualcosa pizzicare sottopelle. Aprì lentamente le dita e vide piccoli fulmini guizzare sotto la pelle e sbucare dalle proprie nocche. "Wow". "Lo vorrei anch'io un potere del genere". Alex si voltò per vedere Piper sorridere.

"Non sapevo di poter... produrre fulmini". "Posso chiederti una cosa, Alex?". "Dimmi". "Credo che saresti in grado di uccidere Giada?". Il ragazzo gelò.

"Che intendi?". "Se dovessi scegliere fra salvare lei o il mondo, saresti in grado di scegliere il mondo?". "I figli di Ecate mi hanno insegnato che c'è sempre una terza possibilità". Piper sorrise.

"Era quello che volevo sentire". Poi guardò il cielo attorno al campo, su cui si stavano addensando grosse nubi nere. "Conviene andare a prepararsi, non credi?". "Sono già passati due giorni?". "Già. Domani sarà il momento della resa dei conti".

I due semidei si alzarono e fecero per separarsi, ma Piper lo fermò. "Alex. Anche se sei un figlio di Atena, sappi che non sempre il cervello è la scelta giusta".

Figlia di ThanatosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora