Il duro lavoro da baby sitter

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Con gli occhi spalancati per la paura di riaddormentarmi, ammiro il mattino che illumina il cielo e fa filtrare il sole dalle tende scure tirate. Ogni mattina mi posso godere il panorama della foresta, certo non è la stessa cosa che trovarsi tutta New York davanti, ma è comunque un bello spettacolo.

Con un mugugno Stark si stiracchia stringendo ancor di più la presa che ha sulla mia vita, facendomi sorridere per il viso ancora addormentato e le labbra schiuse. Sono ancora scossa per il sogno, mi ritengo veramente fortunata di non aver bisogno di dormire, ma a parte questo, le gemme cominciano a farmi paura. Ogni giorno che passa e più le riesco a controllare, sembra che all'unisono prendano loro il sopravvento su di me, Brulk deve assolutamente trovare una soluzione al più presto.

Un leggero ticchettio sulla porta mi fa alzare la testa, a giudicare dall'odore posso indovinare che sia il Capitano, lancio uno sguardo a Tony sorridendo un'ultima volta, prima di scostarlo con dolcezza e coprirlo con il lenzuolo prima di scendere dal letto. Controllando prima di aprire di trovarmi in un aspetto decente, apro la porta cercando di non far rumore. Davanti mi si para dapprima un espressione tesa, per poi passare da una più addolcita del Capitano.

<Hey, va tutto bene?> mi chiede preoccupato, sporgendomi all'indietro verso la stanza, do un occhiata all'orologio attaccato al muro notando che sono solo le otto del mattino

<A parte l'ora va tutto bene direi, non ti preoccupare> il mio tono da finta sicura di me, si incrina al ricordo del sogno della sera prima, cosa che al Capitano non sfugge ma si astiene dal fare domande.

<Perdonami, comunque... ti ho svegliata anche perché è appena cominciato il tuo turno di guardia> mi spiega grattandosi la nuca quasi imbarazzato, sospirando lancio uno sguardo dietro di me dove Tony dorme. Noto anche che Steve sembra essersi posizionato apposta per non vederlo.

<Allora che baby sitter sia, mi cambio e scendo... colazione?> gli propongo. Diventando entusiasta annuisce e gira i tacchi, richiudo la porta dolcemente cominciando subito dopo a cercare dei vestiti nell'armadio bianco a muro. 

Prendo una canottiera e dei jeans neri, fuori dovrebbe fare molto caldo così sembrerà che mi sia mimetizzata e che riesca a percepire il calore. Ma accade una cosa strana, insomma, non è normale che io mi giri e, non pensando di farlo ma volendolo, le scarpe dall'altra parte della stanza mi volano in mano. Le guardo esterrefatta, okay ho veramente un problema ora. Senza pensarci molto le incalzo e stampo un bacio sulla fronte a Stark prima di scendere, ancora incredula.

Trovo il Capitano, Carter, Falcon e la Romanoff al tavolo di sotto, tutto addobbato per la colazione con l'aggiunta di tanti volti stanchi. Come mi vedono aggrottano le sopracciglia o comunque fanno un'espressione curiosa, ho svegliato tutti ieri, e credo che la loro stanchezza sia colpa mia quindi mi sento un tantino in colpa.

Mi siedo accanto al Capitano mentre evito lo sguardo di tutti, prendendomi un piatto e riempiendolo

<Lui dov'è?> chiedo ad un tratto per spezzare il silenzio. Natasha emette un colpo di tosse rischiarandosi la voce, indicando un punto non ben precisato <Ti sta aspettando all'atrio, faremo a turni comunque ma, in caso di pericolo, ti chiameremo. Verso le dodici tocca a me, poi al Capitano ed infine a Sam>

Quest'ultimo grugnisce al pensiero non alzando nemmeno la testa dalla sua ciotola di cereali, non me la sento molto di fare da Babysitter, non mi stava simpatico prima Loki e non penso cambierà qualcosa. 

<E va bene, che sia allora, devo fargli fare qualche attività strana? E Thor?> chiedo guardandomi attorno <Se n'è già andato, però ci farà visita spesso... si fida molto a quanto pare> non riesco a prendere la frase di Nat come un insulto, perché sinceramente non mi sarei mai aspettata tutta questa fiducia.

The genesi of Marvel, the six stone of power /Stark/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora