Fuga dall'orfanotrofio

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Tutti i miseri giorni passavano uguali. Da dieci anni.
Da nessuna parte aveva notizie dei suoi genitori. Chi erano? Chi era lui? Se lo era domandato più volte.
Ogni volta che ci pensava, però, arrivava sempre a concludere che avesse abitato da sempre lì. In quell'orfanotrofio. Insieme ad altri bambini, che molte volte lo facevano arrabbiare. Li sentiva frignare ogni volta. Non passava giorno che almeno uno di loro non emettesse quel suono così odioso e fastidioso a lui, come a nessun altro.
Erano una ventina fissi. A volte di più, altre volte di meno. Dipendeva dagli anni. C'erano anni in cui l'orfanotrofio si svuotava perché alcune famiglie decidevano di accudire i bambini, altre volte ne arrivavano più di quelli che andavano via.
Quell'anno, dopo un periodo di nuovo sovraffollamento, per fortuna, si era nuovamente svuotato. Almeno così era fino a quel giorno.
" Tom" chiamò la direttrice al di là della porta, la signora Cole. " Tom. Hai visto? Abbiamo un nuovo amico"
Fece per entrare, con in braccio un bimbo che poteva avere massimo un anno. Ma subito il ragazzo pallido lì dentro, affascinante certo, ma con qualcosa di sinistro in lui, la squadrò senza alcun segno di sorpresa o felicità, per la notizia che gli aveva dato la signora Cole.
" Bene... mi fa piacere" rispose il ragazzo chiamato Tom. Dal suo tono di voce, chiunque avrebbe capito che in realtà in lui vi era la massima indifferenza . La notizia di certo non era delle migliori: un nuovo intruso lì dentro. Un altro a cui sicuramente non sarebbe mancata la voglia di piangere disperatamente lì dentro.
La signora Cole fece un sorriso incerto e disse solo: " Mi auguro che farete amicizia, Tom" ma non sentendo risposta, la direttrice decise di richiudere la porta. Il bambino, almeno, ebbe la buon cura di tenerselo tutto per sé stessa.
Rimaneva ore e ore chiuso nella sua stanza a pensare come mai fosse finito lì dentro. Un ragazzo bello come lui. Poteva tranquillamente partecipare ad un qualunque concorso di bellezza maschile, ed era assolutamente certo che lo avrebbe vinto a mani basse. I suoi genitori dovevano proprio capirne poco di bellezza per aver deciso di lasciarlo lì. Peggio per loro, non se lo sarebbero goduto.
Ma in realtà non sapeva neanche se fossero vivi i suoi genitori. Potevano esserlo, come non esserlo. Di certo non li aveva mai visti, poiché in quei dieci anni non si erano mai presi la briga di andarlo a trovare.
Rimase lì coricato nel letto a leggere uno dei suoi libri scolastici. Era molto bravo a scuola: negli ultimi tre anni consecutivi era stato eletto, a fine anno, il migliore studente tra tutti nella scuola dell'orfanotrofio.
I suoi voti erano altissimi e quasi, si sarebbe potuto dire, ne sapeva più lui dei suoi stessi insegnanti.
I suoi maestri, spesso chiedevano a lui di insegnare qualcosa al resto dei bambini, ma molte volte Tom rifiutava, ammettendo con un sorriso di non essere poi così bravo. Solo curioso.
Questa sua modestia aveva conquistato gran parte del corpo docente e quasi tutti si aspettavano che una volta uscito da lì, il signor Tom Riddle avrebbe intrapreso la carica di primo ministro oppure una qualunque carica di alto profilo nella società inglese.
Ogni volta che se lo sentiva dire lui non faceva altro che sorridere appena, ma rimaneva quasi completamente in silenzio.
Tom Riddle era il classico ragazzo tutto studio e poco amante della conversazione. Alcuni definivano la sua mancanza, come dovuta a semplice insicurezza, o anche timidezza. Ma Tom Riddle era tutt'altro che timido.
Stava ormai calando la sera. E la sua stanza si stava mano a mano oscurando, ma lui si sentiva più sicuro al buio che non con la luce. Sebbene, anche quest'ultima, non gli desse fastidio.
" Tom" lo chiamò un bambino aldilà della porta. Lui si alzò dal letto, sbuffando, e aprì.
Un ragazzo della sua stessa età, il cui nome era Zacharias entrò nella stanza. Era il suo " migliore amico". L'unico che il giovane Tom cercava ogni tanto per parlare. Zacharias era un ragazzino biondo, con un viso dall'aspetto gentile e occhi verdi smeraldo. Portava abiti un po' troppo piccoli per lui, ma essendo di corporatura piuttosto robusta per la sua età, non era facile per gli accuditori trovare la taglia giusta.
" Entra" disse Tom a Zacharias. Il ragazzo parve sollevato che Tom avesse accettato di ospitarlo nella sua camera. Erano davvero pochi coloro che potevano entrare lì dentro: nella camera dell'allievo più brillante.
" Devo farti i complimenti Tom. La signora Western ha appena finito di correggere i nostri compiti. E mi ha dato l'ordine di consegnarveli. Nella verifica di matematica, sei stato il più bravo. Nessuno sa fare bene le divisioni a doppia cifra come li sai fare tu. La signora Western è rimasta piacevolmente colpita dal fatto che hai persino azzeccato il problema di logica. Nessuno di noi lo ha saputo risolvere" gli consegnò il foglio sorridendogli e lui lo afferrò. La sua reazione contenuta tuttavia stupì Zacharias. Era evidente che si aspettasse più entusiasmo.
Ma Tom in qualche modo già sapeva che sarebbe risultato il migliore. Era ormai la quotidianità.
" Non sei contento, Tom?" gli domandò Zacharias sorpreso. Tom Riddle puntò gli occhi sul ragazzino e dopo averlo osservato, quasi curiosamente, annuì.
" Si... sono molto contento" disse infine, con un accenno di sorriso.
Zacharias sorrise anche lui, forse persino sollevato dal fatto che Tom ammettesse di essere felice del suo compito. Tom Riddle abbassò di nuovo lo sguardo.
" Sai Zacharias..." disse ad un tratto, dopo una lunga pausa riflessiva: " Io credo che noi due assieme potremo andare molto lontano, sai?"
Zacharias spalancò gli occhi e quasi estasiato e commosso da quel complimento disse, rivolgendosi al suo interlocutore: " Lo credi davvero, Tom?"
Tom Riddle lo fissò e annuì, sorridendogli. Sempre in quel modo vacuo, quasi misterioso.
" Si... credo di sì"
Zacharias rimase senza fiato per la grande emozione provata. Essere apprezzato dallo studente modello dell'orfanotrofio, quando lui era uno dei peggiori, era per lui grande motivo di orgoglio.
" Ma no Tom..." disse per mostrarsi modesto. " Io non sono come te, non sono bravo come te. Tu sei il migliore qui dentro. Io invece uno dei peggiori"
Tom Riddle lo lasciò finire, sorrise di nuovo e disse, quasi divertito: " Sciocco... non sto parlando di scuola. Sto parlando di visitare luoghi lontani da questo inferno. Andare lontano da qui. Fuggire da qui"
Zacharias non credette alle sue orecchie. Il grande Tom Riddle non sopportava la vita lì dentro? Eppure non gli era mai passato per la mente che in realtà Tom, odiasse quel posto. Se davvero stavano così le cose, oltre che studente modello, si era mostrato un abile attore. Capace di nascondere i suoi pensieri a chiunque lì dentro.
" Davvero non ti piace la vita dell'orfanotrofio? Non lo avrei mai detto" ammise Zacharias.
Tom scosse la testa.
" A te piace?" domandò sempre guardandolo fisso.
Zacharias ci pensò su. In effetti anche a lui non piaceva particolarmente, ma arrivare a fuggire addirittura da lì, senza alcun preavviso, la considerava un po'esagerata, oltre che pericolosa come cosa. Il mondo lì fuori non lo aveva mai conosciuto. Decise quindi di mentire, per impedire all'amico di proseguire con i suoi piani di fuga.
" Si... mi piace molto" disse.
Ma dallo sguardo che Zacharias fece, dicendogli quelle parole, Tom intuì la bugia.
" Non mentirmi" disse. Non era una considerazione o una richiesta. Era un ordine.
Per tutta risposta Zacharias, scoperto, arrossì. Un'altra delle caratteristiche di Tom era quella che riusciva sempre a capire chi gli stesse mentendo. Per lui era spontaneo capirlo, per gli altri no. A coloro che gli chiedevano come facesse, lui si limitava a rispondere che erano semplici intuizioni. Non vi era alcun segreto. Ma dentro di sé, si beava di quella capacità innata che non apparteneva a nessuno. E a nessuno doveva appartenere.
" Come hai fatto a scoprirmi?" domandò Zacharias dopo che si fu ripreso
Tom si limitò a fissarlo.
" Io posso cose che gli altri possono solo immaginare, Zacharias. Allora, te lo chiedo ancora una volta: vuoi venire con me? Ti sto offrendo la mia amicizia. Pochi sono coloro a cui la offro; e molti sono coloro a cui la tolgo. Pensaci bene"
Disse tutto questo con tono fortemente autoritario. Pieno di convinzione.
Zacharias ci pensò su. Da una parte era contento che quel giovane ragazzo così affascinante, quanto brillante gli stesse offrendo la sua amicizia, ma dall'altra temeva di ciò che sarebbe loro successo lì fuori. Avrebbero forse incontrato criminali, drogati, gente di ogni tipo. E come l'avrebbero presa all'orfanotrofio, la loro fuga? Si sarebbero preoccupati? Si sarebbero arrabbiati?
Tornò a fissare Tom che nel frattempo non aveva mai smesso di guardarlo a sua volta. In attesa della sua decisione. Alla fine, l'approvazione del grande Tom Riddle verso di lui, semplice studente, privo di ogni sorta di talento, prevalse.
" Va bene" disse infine. " Andiamo"
E gli occhi di Tom Riddle mandarono un lampo.

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Tom Riddle: la storia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora