La lettera senza indirizzo

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Il mattino dopo la signora Cole, dovette alzarsi presto per cambiare le lenzuola piene di pus al povero Eric. Questi aveva passato tutta la notte a grattarsi, con il risultato che si era tutto coperto di pus e aveva infettato anche le lenzuola.
“ Eric, amore mio, non devi grattarti ogni volta altrimenti è peggio” fece paziente la signora Cole, cambiandogli le lenzuola.
“ Lo so, ma non riesco a resistere” rispose lui, innocente, tentando di resistere al prurito.
Quando, la signora Cole,  fece per andare a prendere il lenzuolo pulito, che era rimasto ad asciugare nel terrazzo della stanza di Eric, notò qualcosa che la stava osservando.
A dire la verità non era proprio qualcosa, ma qualcuno. Era un gufo, bianco come la neve.
“Un gufo in pieno giorno? “ si chiese, non convinta di ciò che aveva davanti agli occhi. Se li stropicciò pensando di essere ancora intontita dal sonno ma, quando smise, notò che il misterioso uccello la stava ancora fissando.
“ Ok, forse Eric mi ha contagiata… maledetto virus!”
Ma non aveva prurito in nessun punto del corpo, non si sentiva la febbre… insomma stava benissimo. O almeno com’era sempre stata. Non era poi una donna che si ammalava spesso, lei. Aveva una salute di ferro.
“ Si può sapere cosa ci fa un gufo in pieno giorno?” continuò a chiedersi sbalordita. Ma quello che pareva strano era che il gufo non fece neanche un movimento. Continuava a fissarla come se stesse cercando proprio lei.
“ Ma se ne andrà prima o poi… ora entro altrimenti prenderò freddo e mi ammalo veramente”
Rientrò nella camera di Eric, dopo aver preso il lenzuolo pulito, chiudendo l’antiporto del terrazzo. Poi lo sostituì a quello vecchio e quest’ultimo lo lavò. Quando finì di farlo, fece che rientrare nella camera di Eric per stenderlo all’aperto. Era una limpida giornata estiva. Tempo qualche ora e sarebbe stato asciutto.
Ma quando tornò nella terrazza, si sorprese che il gufo fosse ancora lì. Immobile.
“ Sinceramente, non ricordavo che i gufi hanno questo comportamento”  commentò tra sé. Non sapeva come mai, ma quell’uccello cominciava a stufarla. Prese una scopa e cominciò ad agitarla verso il gufo, ma quello ancora una volta si limitò a fissarla.
Poi, ad un certo punto, senza alcun preavviso, spalancò le ali ed entrò nella cameretta.
“ AIUTO!! E’ ENTRATO UN GUFO!! ” sentì urlare Eric dall’interno.
“ NON PREOCCUPARTI, ORA LO MANDO VIA IO!” urlò in risposta la signora Cole
Entrò portandosi la scopa con sé e cominciò ad agitarla in ogni direzione, stando attenta, però, a non rompere niente.
Dopo qualche minuto, tuttavia, il gufo parve capire che lì dentro non ci fosse nulla di particolarmente interessante e uscì dalla finestra della camera e questa volta volò davvero via, diretto chissà dove.
“ Hai visto, Eric caro?” fece la direttrice sorridendo, riponendo la scopa al posto. “ Non c’era nulla da temere. Magari si era solo perso”
Eric, sollevato, fece un sospiro di sollievo.
“ Grazie signora direttrice”
“ Figurati, Eric, caro” rispose lei, sorridendogli
Fece per uscire, ma inavvertitamente il suo sguardo cadde al pavimento dove qualcosa era stata lasciata lì.
“ Eric, meno male che ho visto altrimenti te l’avrei calpestata. Devi imparare a mettere le cose a posto, quando le prendi”
La prese in mano e fece che consegnarla al bambino, ma ad un tratto si bloccò.
La lettera aveva stampato l’indirizzo dell’orfanotrofio. In una calligrafia verde  smeraldo.

Direttrice Mary Cole. Orfanotrofio Wool, 43 Essex Country, Londra.

“ E’ indirizzata a me?”
La sorpresa per quella notizia, in lei, fu grande.
“ Aspetta, Eric. Questa è mia. Scusami se ti ho accusato, prima. Non era colpa tua”. Gli diede un bacio di scuse.
“ Cos’è?” fece Eric curioso.
“ Non lo so. Tu aspetta qui. Se è qualcosa che riguarda te, te lo dirò. Ora stai qui a letto e riposati. E mi raccomando, trattieni la tentazione di grattarti”
Eric annuì e poi tornò sotto le coperte.
La signora Cole uscì e si diresse al suo ufficio.
Era un luogo squallido, come in realtà lo era l’intero orfanotrofio. Aveva quasi un secolo di età quella struttura, ma lei lo gestiva solo da una ventina d’anni. I mobili dell’ufficio erano spaiati e vecchi. Una vecchia sedia traballante era al centro esatto dell’ufficio e la sua scrivania, come sempre era ingombra di roba di ogni genere.
Prese posto dietro essa e guardò nuovamente la lettera. Forse era stato proprio quel gufo a farla cadere, chissà…
Come aveva precedentemente notato, la lettera non aveva mittente. Solo una grossa H circondata da quattro esseri, che parevano essere un leone – lei aveva il terrore dei leoni- un corvo, un tasso e un serpente- anche di questi ultimi aveva  terrore-.
“ Mah… s'è mai vista una lettera senza indirizzo? Che cosa strana… provo ad aprirla forse c’è qualcosa di più chiaro”
La aprì e subito notò una calligrafia sottile e sinuosa.

Gentilissima direttrice,
prima di tutto mi presento, sono Albus Silente. Le scrivo per chiederLe un appuntamento di persona, per parlare del ragazzo Tom Orvoloson Riddle. Ritengo, e riteniamo, che abbia le qualità necessarie per far parte della nostra scuola. In ogni caso, se avrà dei dubbi, questi spero Le vengano risolti in occasione dell’incontro. Mi faccia solo sapere quando è disposta a ricevermi.
In fede
                                                                                                                        Albus P.W.B. Silente 

“ Una scuola? Tom non ha mai fatto richieste per una scuola” pensò stupita la signora Cole. In ogni caso la lettera parlava chiaramente.
Prese una penna di quelle che utilizzava per compilare i documenti e scrisse, a sua volta, la risposta.

Facciamo mercoledì prossimo, va bene? La saluto cordialmente.
Direttrice Cole

Quando ebbe scritto la risposta, su un foglio di carta normale, non aveva di certo a disposizione della pergamena come quella su cui questo Silente aveva scritto la propria, fu assalita da un dubbio.
“ Non sarà mica una truffa? Chi lo conosce questo Silente? Potrebbe essere un maniaco…”
Per un attimo fu tentata di strappare la lettera che aveva appena scritto lei in risposta.
Poi però, qualcosa dalla calligrafia elegante, le suggerì che forse non era proprio così. Pareva la calligrafia di un uomo certamente importante e, perché no? Anche ricco… forse Tom era stato scelto per fare dei corsi privati come futuro politico?
Tom sicuramente ne sarebbe stato fiero. Tuttavia decise di non dirgli nulla, per il momento, poiché ancora non sapeva cosa avrebbe dedotto dall’incontro. E Tom, strano com’era in quelle ultime settimane, forse, non avrebbe preso una mezza verità, bene.
Decise quindi di spedire la lettera. Ma un nuovo dubbio l’assalì: questo Silente non aveva scritto l’indirizzo. Sperò che quell’H fosse sufficiente, ma non era certa.  Decise di rivolgersi al postino che al mattino portava le lettere nelle abitazioni vicine e di tanto in tanto anche all’orfanotrofio.
“ Nossignora” disse questi quando gli domandò se la lettera sarebbe arrivata a destinazione, con un francobollo uguale a quello appiccicato su quella ricevuta.
“ Ma non so qual è l’indirizzo. Non potreste fare alcune ricerche?”
“ Non esiste da nessuna parte una destinazione H con quattro animali. Né in Gran Bretagna e neanche, mi sento di dire, nel mondo. Buona giornata, signora”
E fece che prendere la sua bicicletta e andare via a consegnare altri pacchi.
“ E ora come faccio?” si domandò preoccupata. “ Quello, sicuramente, non apprezzerà tutta questa lunghissima attesa… anzi forse eterna”
Rientrò nella struttura e risalì al suo ufficio, decisa a pensare un modo per uscire da quella situazione.
Era un bel problema quello.
Rimase sicuramente qualche ora, chiusa a riflettere, quando udì ad un tratto un battito d’ali proprio fuori dalla finestra. Si alzò, titubante in un primo momento, e poi aprì.
Il gufo che aveva consegnato la lettera, entrò nuovamente dentro la struttura. Evidentemente si era accorto che doveva essersi dimenticato qualche pezzo.
“ Oh, meno male che sei arrivato” fece la signora Cole. Si sentì piuttosto strana a parlare con un gufo, ma aveva capito, che quelli, forse, non erano gufi normali.
“ Sembro una pazza a usare un gufo per consegnare una lettera, ma è l’unico modo. L’ho ricevuta con un gufo e la rimanderò con un gufo…”
“ Dove te la lego?” domandò la signora Cole all’animale.
Come se avesse una sorta di traduttore del linguaggio umano, incorporato, il gufo capì la domanda che la signora Cole gli aveva fatto e sollevò la zampa.
“ Vuoi che te la lego qui?” domandò incerta. “ Non ti darà fastidio?”
Il gufo parve negare, poiché rimase con la zampa alzata.
“ Ok… se proprio insisti…”
Legò il foglio, con il breve messaggio scritto in risposta, e dopodichè il gufo, planò nuovamente.
La signora Cole lo guardo allontanarsi, sperando che da qualche parte questo signor Silente fosse presente. Ma, forse, il gufo era di sua proprietà e, certamente, lo avrebbe ritrovato.

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Tom Riddle: la storia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora