Il litigio

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Fu necessaria una settimana intera perché Bellatrix smaltisse tutto, o quasi, il terrore per ciò che le era capitato la sera in cui Riddle la scoprì colpevole. E l’occasione si presentò a lezione. Com’era per Riddle, anche lei era la studentessa più brillante del corso. A differenza di lui, però, Bellatrix, almeno, non badava solo a se stessa. Era disposta ad aiutare anche i compagni di Casa, quando le chiedevano spiegazioni riguardo qualcosa che non comprendevano.
L’unico suo difetto, in tutto questo, era però che Bellatrix faceva parte di quella cerchia di persone a cui non si doveva chiedere di ripetere le cose infinite volte. Altrimenti andava in escandescenza.
Punto largo a favore suo era, invece, il fatto che, a differenza di Riddle, lei almeno metteva a disposizione il suo sapere ad altre persone, invece che tenerselo per sé, come faceva quell’altro. Anche se, appunto bisognava saperlo sfruttare una volta sola: limite massimo con cui era disposta a spiegare le cose.
Fu alla lezione di Pozioni, quella mattina, in cui per la prima volta dopo ben sette giorni lei e Riddle vennero a contatto. Stavano preparando la Pozione Scacciabrufoli, con il professor Taylor:  un uomo abbastanza corpulento e sempre con la pipa in bocca. Indossava sempre gli stessi vestiti: una tunica arancione e un lungo mantello verde. Aveva un carattere fin troppo allegro e spensierato, tanto che chiunque non lo avrebbe mai ritratto come un professore.
Era stato scelto da Dippet come insegnante a Hogwarts, dal momento che i genitori di costui, ai tempi della scuola, erano i migliori amici del vecchio preside. Tuttavia non si può pensare che fosse finito lì solo per favoritismo o robe del genere, dal momento che il professor Taylor era, comunque, tra i migliori pozionisti che esistevano nel mondo.  Era molto bravo nelle spiegazioni, anche se ogni tanto condiva il tutto con alcune battute così sciocche che persino gli studenti pensavano, a volte, che avessero davanti più un clown che un professore.
Comunque quella mattina, per la prima volta Tom Riddle e Bellatrix si trovarono nelle condizioni per discutere.
Stavano finendo la pozione, quando Bellatrix si accorse che le mancavano gli aculei di biancospino i quali, chissà per quale motivo, stavano quasi tutti sul bancone di Tom.
“ Tom” sussurrò. Nessuna risposta. Riddle continuava a mescolare. Forse non l’aveva udita, o forse faceva finta di non udirla perché, semplicemente, non voleva parlare con lei.
“ Tom” lo chiamò Bella appena un po’ più forte.
Ancora niente.
Allora lasciò il bancone e si diresse verso di lui, convinta di farsi ascoltare. Anche se, prima di fare anche un solo passo verso di lui, fece un respiro profondo, come a raccogliere tutto il coraggio che aveva con sé. Aveva paura infatti che Riddle reagisse nuovamente male.  
“ Ti sto chiamando” disse lei, distraendolo dal calderone che gli ribolliva davanti.
“ Prego?” domandò lui, indifferente
“ Prego cosa? E’ una settimana che non mi parli più” protestò lei, forse più coraggiosamente di quanto non lo fosse davvero.
“ Domandati perché” rispose lui, senza guardarla. Bellatrix si trattenne dal tirargli uno schiaffo.  Aveva da una settimana capito che razza di persona era quel Tom Riddle. Un terribile ragazzino vendicativo, oltre che molto maleducato.
“ Avresti potuto almeno spiegarmi cosa ho fatto di male l’altra volta. Non mi sembra di aver fatto qualcosa di orribile, nei tuoi confronti. Perché hai avuto quella reazione?”
Riddle la guardò stupefatto e quasi incredulo che quella sciocca non avesse ancora compreso la lezione e capito quale era il gravissimo errore che aveva commesso.
“ Non hai capito?” domandò, trattenendo la furia. “ E io che pensavo che fossi una persona intelligente, Bellatrix… evidentemente mi sbagliavo”
“ E tu mi hai capito? Hai mai provato a pensare per quale ragione io abbia detto quelle cose? Pensavi che io volessi prenderti in giro, raccontandole?”
Riddle posò il mescolino con il quale stava mescolando la pozione, ormai completata, ovviamente in modo perfetto, e le disse testuali parole: “ A me non interessano le tue ragioni o sciocchezze del genere. A me interessano solo le mie. E le mie erano che non dovevi dirle quelle cose. Adesso se vuoi scusarmi, voglio far vedere al professor Taylor il mio capolavoro”.
Poi gettando un’occhiataccia al bancone di Bellatrix disse, con una smorfia: “ Perché invece di restare qui, non vai a completare la tua? Mancano solo cinque minuti alla fine della lezione. E non vorrei che la studentessa modello, ovviamente dopo di me, facesse cilecca con il professore”
Bellatrix, ormai rossa in viso dalla collera, rispose con un sorriso forzato che non donava affatto alla sua bellezza: “ Lo farei, piccolo Tommy, se mi facessi un piacere: perché non mi dai gli aculei che sono sul tuo bancone? Come pensi che io possa completare la pozione se mi manca parte degli ingredienti? Mi rispondi piccolo genietto incompreso?” disse tutto questo, con coraggio e con una fastidiosa, a sentirsi, parodia di una vocetta infantile.
Riddle represse la tentazione di strozzarla o di buttarle addosso la pozione che aveva nel calderone. Non poteva sopportare che quella ragazzina so tutto io si facesse beffe di lui. Lui, Tom Riddle, il futuro mago più bravo di tutti. Colui che una volta finiti gli studi lì, avrebbe stravolto e sconvolto tutte le leggi della magia. Ne avrebbe scoperte e inventate di nuove che, tutti gli sciocchi lì dentro, neanche potevano immaginarne la possibile esistenza. E in ogni parte di quel mondo, avrebbero parlato di lui. Chi poteva dare ascolto a quella ragazzina che ora aveva davanti? Chi sarebbe potuta mai diventare, una come lei? Nessuno. Ecco la risposta. Pur brava com’era, doveva, suo malgrado, ammetterlo… ma poco cambiava le sorti che ormai erano segnate. Le sorti che avrebbero portato lui a trionfare e lei a perdere. Già sognava quello che avrebbe fatto una volta uscito da lì. E lei, patetica ragazzina, che non aveva ancora compreso con chi aveva a che fare.
Tornò con la mente al presente, fissò Bellatrix che ancora gli sorrideva sarcastica e le rispose solo: “ Prendilo, è tuo”
Le parve di intuire una vaga sorpresa nei suoi occhi, forse si aspettava che lui reagisse alla sua provocazione.
Non sono così sciocco come credi. E poi perché dovrei farlo con tutti qui presenti? Non voglio finire in punizione. Posso farlo quando voglio, ma dobbiamo essere soli. Io e te. Nessun altro.
Bellatrix prese i suoi aculei di biancospino e senza dirgli neanche un: “grazie” si allontanò per finire la sua pozione.
Quando la lezione finì, il professor Taylor passò accanto a quello di Tom e dopo averla provata su un brufolo della guancia, con vaga sorpresa, e forse un pizzico di delusione disse: “ Tom… Tom… mi aspettavo di meglio, da te, ragazzo. Questa pozione l’avrei considerata eccellente per un qualunque altro studente… ma tu… mi aspetto sempre moltissimo da te, Tom. Questa fatta da te, è appena accettabile. Puoi fare molto meglio. Stavolta non sei riuscito a sorprendermi”.
Scuotendo la testa e guardando nella sua direzione, lievemente deluso, passò a quello di Bellatrix. La pozione della ragazza, a differenza di quella di Tom, che era bianca come la neve, aveva un qualcosa che la rendeva argentea.
“ Eccellente” tuonò Taylor. “ Venite qui, ragazzi. La signorina Black ha preparato la migliore tra tutti i campioni di questa pozione, che io abbia mai visto. E’ perfetta, signorina. I miei complimenti. Trenta punti a Serpeverde, grazie alla signorina Black”
Tutti vennero ammirati a osservare e a congratularsi, verso il bancone di Bellatrix, che compiaciuta gettava occhiate vendicative e provocatorie verso Tom. Il quale fu l’unico tra tutti a non muoversi da lì e a riflettere,  rabbiosamente, di come era stato possibile che quella sciocca lo avesse superato.
Capì che i motivi per cui doveva vendicarsi, su di lei, da uno erano passati a due.

(1286 parole~)

Tom Riddle: la storia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora