Lo scompartimento C

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Lumacorno lo stava aspettando lungo il corridoio del vagone. Nel frattempo un signore di mezza età, biondo e dagli occhi azzurri stava passando con un carrello carico di roba da mangiare. Riddle prese la prima cosa che vide: Gelatine Tutti i Gusti + 1 e ne trovo una all’amarene. Chiese informazioni su cosa fossero al signore e lui gli spiegò tutta la storiella. Ma Riddle fu costretto a interrompergli l’esposizione, peraltro assai noiosa, poiché Lumacorno gli faceva ampi cenni di muoversi.
Non aveva intenzione di farlo insospettire.
Fu guidato fino ad uno scompartimento un po’ più grande degli altri, una scritta annunciava: “ scompartimento C”. Lumacorno entrò annunciando tutto allegro, il nuovo arrivato.
Riddle notò tre persone che già aveva conosciuto. Uno era il ragazzo che aveva visto sul treno per Londra il giorno del suo addio all’orfanotrofio: Avery. Sedeva con l’aria di chi fosse lì per puro caso. Dall’altra parte c’era l’altro che aveva conosciuto a Diagon Alley: Rodolphus Lestrange. Al contrario del primo, era sorridente e aveva l’aria del signor perfettino: colletto ben alto, ben pettinato e dritto, rigido, sul sedile; e la terza persona era l’unica donna presente: Bellatrix Black.
Poi c’erano altre tre persone che non conosceva e non aveva mai visto. Uno era grosso come un orso e aveva capelli color topo; il secondo era magro e alto con una faccia lunga e storta e il terzo era tarchiato con la mascella sporgente.
“ Bene” disse felice Lumacorno sedendosi di peso su uno dei sedili liberi dello scompartimento. Riddle noto uno dei bottoni della sua giacca, tirati fin quasi al limite. In effetti, non era proprio a suo agio con quella giacchetta, gli parve evidente.
“ Prima di tutto le presentazioni”
Si schiarì la gola e esordì: “ Io mi chiamo professor Horace Lumacorno. Sono il vostro nuovo insegnante di Pozioni. Dippet, il vostro preside, mi ha offerto la cattedra per insegnare alla scuola di Hogwarts. Immagino che saprete tutto di Hogwarts”
Non ci fu nessuno che accennò affermativo, per cui Lumacorno fu costretto a iniziare una lunga storia talmente noiosa che Riddle a metà già non ne poteva più.
Quando il professore finì il suo monologo, propose: “ Adesso facciamo un gioco. Ognuno di voi si presenterà con il proprio nome e mi racconterà un po’ di sé. Così giusto per fare una conversazione da vecchi amici. Va bene?”
Il suo sguardo fu intercettato da quello di Riddle e restò fisso per un istante più a lungo rispetto agli altri.
“ Bene…cominciamo. Vuoi iniziare tu?” domandò fissando sempre il ragazzo pallido seduto di fronte a lui.
Riddle chiuse gli occhi, controvoglia, respirò a fondo e cominciò: “ Mi chiamo Tom Orvoloson Riddle, sono orfano. Nel senso che non ho mai conosciuto i miei genitori. Sono morti o perlomeno non si sono mai fatti vedere in questi miei undici anni di vita. Sono stato allevato in un orfanotrofio, vicino Londra. Ma quello non era il posto adatto a me. C’erano persone che non mi comprendevano, che non mi volevano bene. Alla fine sono arrivati a considerarmi davvero malato, pazzo oserei dire. Avevano chiamato un dottore, per farmi visitare. Fino a quando…” e qui fece una pausa. Guardò tutti i quali sembrano interessatissimi alla sua storia, compreso il professor Lumacorno. Ma non ne capiva realmente il motivo. Era una vita noiosa, fin troppo noiosa, quella che aveva condotto in quegli undici anni.
Poi riprese: “ Fino a quando ho scoperto di essere un mago. A dire la verità, vi erano stati alcuni episodi in precedenza che mi avevano fatto sospettare qualcosa di diverso in me”.
“ Quali?” domandò Lumacorno, per tutti, sempre più interessato. Prese un biscotto, dalla scatola, ne offrì a tutti e poi cominciò a mangiarlo. Esattamente come se fosse seduto al cinema, guardando un film. Ma quel film era la vita precedente che Tom era arrivato a odiare. Non certo per colpa sua, ma per colpa di altri che non lo avevano compreso.
“ Oh” fece Riddle. Non aveva certamente intenzione di raccontare loro degli incidenti all’orfanotrofio. Ripensò all’unico vero litigio, in cui poteva esserne vittima,  con Billy Stubbs e decise di amplificarlo sproporzionalmente.
“ Beh… mi ricordo di un fatto in particolare” Riddle ci riflettè su.
“ Una volta, in spiaggia. Alcuni bambini hanno cominciato a picchiarmi e a tirarmi calci, senza un apparente motivo. Ma era sempre così. Gli altri bambini si comportavano da bulli con me. Facevano i sapientoni. Mi prendevano in giro perché ero più piccolo e più magro di loro. Una volta comunque, hanno esagerato. Proprio quel giorno in spiaggia. Hanno cominciato a picchiarmi con più violenza rispetto alle altre volte e poi, quando si erano avvicinati per darmi il colpo finale, il loro tentativo è andato a vuoto. Sono come sparito e riapparso dietro di loro. Non hanno saputo spiegarselo, ma sono rimasti sbalorditi. E si sono arrabbiati ancora di più. Hanno tentato e ritentato, più volte di colpirmi, ma non ce l’hanno fatta”
“ Interessante” ammise il professore annuendo.
“ Davvero, Tom. Sono rimasto molto colpito dalla tua storia. Molto triste, davvero. Ma vedrai che a Hogwarts non ti accadranno queste cose. Perché il preside Dippet non lo permetterà. Qui si rischia l’espulsione se uno si dovesse comportare male”
Poi si rivolse agli altri presenti con sguardo severo.
“ Avete capito voi tutti? Se comincerete a comportarvi male, con questo ragazzo, dovrete risponderne al corpo docenti. Quindi siete avvertiti”
Riddle fingendosi innocente gettò un’occhiata agli altri, i quali ricambiarono lo sguardo, comprensivi e molto dispiaciuti da ciò che il povero Tom Riddle aveva subito a causa di quelle persone malvagie.
“ Molto bene. Tom, comunque qualunque cosa succeda a Hogwarts sei assolutamente autorizzato a farne parola con noi. E prenderemo noi i provvedimenti verso il colpevole. Ti chiedo solo un favore: non agire di persona. Perché poi passeresti dalla parte del torto. D’accordo?”
Riddle annuì e fece un lieve sorriso.
“ Sarà fatto, signore”.
“ Ora, chi vuole essere il prossimo?”
Fu il turno di Rodolphus.
“ Io mi chiamo Rodolphus Lestrange signore” cominciò questi leggermente altezzoso
“ Sono nato da genitori maghi e la mia famiglia è originaria francese. Hanno frequentato insieme la scuola di Beauxbatons, mio padre e mia madre, ma poi hanno deciso di trasferirsi qui in Inghilterra. Io, insieme a mio fratello Rabastan, siamo nati in Inghilterra. Mio fratello non viene a Hogwarts quest’anno, è due anni più piccolo di me.  Però vi dico che già non vede l’ora” fece un sorriso e tutti, tranne Riddle, lo ricambiarono.
“ La mia famiglia, comunque, è sempre stata molto orgogliosa di me. Siamo gente molto nobile, molto ricca”
“ Come hai scoperto di essere un mago?” domandò Lumacorno, mentre mangiava un altro biscotto
“ A dire la verità, l’ho sempre saputo. I miei genitori hanno deciso di dirmelo già quando avevo sei anni e la stessa cosa hanno fatto con Rabastan. Si… lo so… sono molto ansiosi e amano anticipare i tempi. Ma voglio loro molto bene. Non so cosa farei se non li avessi”
Quell’atteggiamento stile ragazzino viziato, non piacque per nulla a Riddle. Ma non potè esprimere, ovviamente, il suo pensiero perché altrimenti avrebbe rischiato di compromettere tutto.
Evidentemente anche Bellatrix la pensava allo stesso modo.
Poi toccò alla strega presentarsi.
“ Anch’io sono di famiglia magica, signore”.
Riddle notò una punta di noia nella sua voce. Evidentemente anche lei si stava pentendo di aver accettato la proposta, aspettandosi inizialmente, forse, qualcosa di più divertente. Anzi, Tom lo intuì,  era stata lei a dare quella stupida idea al professore. Era tutta colpa sua…
“ Mi chiamo Bellatrix Black. Sono nata e vivo solo con mia madre. Mio padre è morto anni fa in un incidente durante uno dei suoi esperimenti con la magia. Era un mago molto potente e straordinariamente dotato. Ma non sapeva vivere senza i suoi esperimenti. Ho una sorella più piccola, ha quattro anni, di nome Narcissa e sono in attesa di un’altra che nascerà tra qualche mese, anche se ancora non abbiamo deciso il nome. Quasi ogni giorno, io e Narcissa, litighiamo perché non obbedisce a quello che le dico. A me piace molto dare ordini, all’interno della mia famiglia. Dopo mia madre, a casa nostra comando io e lei è molto contenta di questo. A volte, riesco persino a farmi obbedire da mia madre”
“ Una ragazza dal carattere forte, insomma … “ commentò Lumacorno sorridendo.
“ Beh, sì… hai proprio le caratteristiche per finire nella mia Casa. Serpeverde. In tal caso, saresti la benvenuta, Bellatrix”
Lei in risposta sorrise e gettò uno sguardo a Riddle, che però la ignorò.
“ E il tuo turno, adesso” disse Lumacorno rivolto ad Avery.
E così, mentre i restanti raccontavano un po’ di loro -i tre ragazzi sconosciuti dissero di chiamarsi uno Olive Hornby , l’altro Evan Rosier e l’ultimo, quello con la faccia storta, Antonin Dolohov- calò la sera. Il treno continuava sfrecciare anche se ormai, a causa dell’oscurità, non vedevano più il paesaggio attorno a loro.
Lumacorno guardò l’ora e disse: “ Tra poco arriveremo. Beh… dopo questo, direi che la prima riunione si può dire conclusa”
Riddle sorpreso, domandò: “ Prima riunione?”
Lumacorno sorrise: “ Si, Tom. Prima riunione. Ce ne saranno altre. Rimane solo da capire come possiamo chiamare i nostri incontri, o se preferite questo gruppetto di ragazzi che vi partecipano”
E così ciascuno si sbizzarrì con il nome da dare. Alcuni proposero “club degli studenti modello”, ma Lumacorno non fu d’accordo perché prima voleva provarli un po’… Bellatrix suggerì “ club di Pozioni” . Questo piacque parzialmente al capo, Lumacorno, ma disse che era un po’ troppo generico, finchè fu il turno di Riddle darne il nome.
“ Signore, io avrei questo: Lumaclub. Che ne dice?” disse, convinto già della risposta.
“ Sai, Tom? Era proprio quello a cui stavo pensando. Come hai fatto a scoprirlo?” domandò strabiliato.
Lui sorrise appena.
“ Intuizione” fu la risposta.
Lumacorno battè le mani e affermò: “ Allora, io proporrei di chiamarlo così. Tom ha vinto. Un applauso per Tom Riddle”
E tutti cominciarono a applaudirne l’idea. Bellatrix compresa.
Lui si sentì soddisfatto a essere al centro dell’attenzione. Quello significava farsi amici? Non era poi così malvagia come cosa, se lo avessero trattato come un leader. Ma al momento, comunque la sua priorità non doveva essere quella, avrebbe dovuto prima di tutto imparare molte cose. Poi, forse, ne avrebbe trovati. Quei ragazzi non sembravano così stolti e idioti come aveva inizialmente supposto. Pensò che tutti, compresa la ragazza, avrebbero in futuro potuto far parte del suo club. Non di quel vecchio tricheco da strapazzo.
Una voce d’altoparlante, interruppe i suoi pensieri e i suoi piani: “ Tra cinque minuti, arriveremo ad Hogwarts. Siete pregati di lasciare tutti i bauli sul treno. Verranno spediti direttamente nelle vostre stanze”
“ Coraggio, andate a cambiarvi” intimò il professore facendo cenno di uscire dallo scompartimento
E tutti uscirono. Riddle però indugiò un attimo prima di uscire.
“ Tom non vai, tu?” domandò Lumacorno, vedendolo ancora lì, fermo.
“ Stavo riflettendo su una cosa tra me, mentre pensavo al nome da dare al club signore. Lei sa che stavo cominciando a studiare le materie, già stamattina. Ecco… tra tutte le materie che ho visto, Pozioni è stata quella che mi è piaciuta maggiormente”
“ Davvero, Tom?” fece Lumacorno compiaciuto.
“ Naturalmente, signore” rispose Riddle con un breve inchino.
“ Sai, Tom… quando ti ho visto stamattina ho subito pensato: questo sarà uno studente modello. Hai quell’aria da giovane molto ambizioso e sono certo che non mi sbaglierò”
E gli fece cenno di uscire.

(1883 parole~)

Tom Riddle: la storia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora