L’aveva fatto. Non sapeva neanche lui perché lo aveva fatto. Non sapeva darsi una spiegazione.
Sapeva soltanto che l’aveva fatto e basta. Aveva provato pietà. L’aveva vista indifesa e senza alcuna protezione e per questa volta capì di essere andato oltre. Voleva punirla, non ucciderla. Anche perché c’era un altro inconveniente a cui sarebbe andato incontro se non avesse impedito ciò che stava per succedere: avrebbero capito che mancava un’allieva al corso del primo anno. E molti avrebbero potuto fare il collegamento a lui, a cominciare da coloro che l’avevano visto litigare con lei, quella mattina a colazione.
E poi c’era Silente. Quel vecchio gli pareva che ogni giorno che passava, lo controllasse sempre di più. Stava diventando una vera seccatura tutto ciò. E non poteva assolutamente permettere che quel vecchio mago avesse motivo per metterlo in castigo. Anche perché temeva che avrebbe potuto rivelare i suoi crimini all’orfanotrofio anche agli altri professori. E questo non doveva accadere.
Ecco perché aveva avuto pietà di Bellatrix. Qualcuno avrebbe potuto pensare che ci fosse dell’altro. Nessuna cosa era più sbagliata di quella. Provava ribrezzo al solo pensiero. Lui non era quel genere di ragazzo sul quale folli e stupidi sentimenti si accavallavano nel petto e nel cervello. Lui era tutto razionalità, fredda razionalità e poco istinto, soprattutto legato a quel sentimento. Per di più era certo che non avrebbe mai provato quel sentimento disgustoso, nei confronti di nessuno. Figuriamoci nei confronti di una ragazzina viziata come lei.
La scusa che si era inventato era ovviamente falsa. Non poteva certamente dirle che Silente lo teneva d’occhio per via dei crimini commessi nell’altra vita da lui vissuta.
Era stato un grave errore raccontarle dell’orfanotrofio sul treno. E lei aveva rivelato tutto agli altri. Chi glielo assicurava che non avrebbe fatto lo stesso anche stavolta? Non si doveva fidare di nessuno. Doveva andare avanti per la sua strada, da solo. Come aveva sempre fatto.
Allo stesso tempo, però, non potè resistere dal pensare che quella ragazza che aveva affrontato poco prima, avesse davvero del talento. E in più l’aveva colpito il coraggio che aveva avuto nel reagire in quel modo così violento e istintivo, dopo che lui l’aveva buttata in acqua. L’aveva colto di sorpresa. Nessuno c‘era mai riuscito prima di allora. E nessuno era stato in grado di metterlo così in difficoltà in un duello, sia a mano libera che con la magia. Anche se nel secondo caso, non aveva la controprova, dal momento che era appena il primo vero duello magico che avesse svolto.
Ovvio, rimaneva pur sempre odiosa e spocchiosa, oltre che piuttosto provocante, ma aveva talento. E le persone che avevano talento, a lui piacevano. Perché erano simili a lui e lei lo era in tutto e per tutto. Sia come abilità, sia come istinto rabbioso e coraggio.
Rientrò al castello, con lei che lo seguiva a debita distanza, come se temesse che da un momento all’altro, lui potesse sorprenderla di nuovo.
Ma al momento quella era l’ultima cosa che voleva fare. Si sentiva stanco ed era certo che quei pensieri l’indomani, da sveglio e riposato, non l’avrebbero neanche sfiorato l’anticamera del cervello. Erano pensieri di deboli e lui non era debole. Era il futuro numero uno dei maghi. Lui era lì al castello, a Hogwarts, con quell’obiettivo: superare tutti e diventare il migliore.
Non era lì per avere amici e non gliene importava nulla neanche di quel sentimento che superava l’amicizia e di cui non provava altro che enorme disgusto. Non aveva neanche il coraggio di pronunciarne l’esatta terminologia, tanto che lo disgustava. Aveva da sempre creduto che la Morte fosse superiore a ogni cosa, persino a quell’odioso sentimento che gli si contrapponeva. Non esisteva nulla di peggio della morte per una persona. E la Morte era l’unica cosa di cui aveva davvero timore…
“ Tom” sentì chiamare una voce fastidiosamente famigliare.
Silente avanzava verso di lui, sembrava un po’ seccato dal fatto che Tom Riddle fosse ancora sveglio. Doveva pensarlo anche di Bellatrix, poiché quando ella raggiunse i due, anche a lei Silente riservò uno sguardo terribile.
“ Cosa ci fate qui a quest’ora?” domandò osservandoli entrambi.
Bellatrix aprì bocca, ma Riddle la precedette: “ Solo un giretto, signore. Avevamo voglia di farci un giretto” si giustificò, senza abbassare lo sguardo, ma guardando da pari a pari quello dell’insegnante. Vi era persino un briciolo di sfida in quello sguardo.
Con Silente era diverso. Aveva da subito compreso, fin dal primo giorno al castello, che quell’atteggiamento così efficace nei confronti degli altri professori, e di Dippet stesso, con Silente non sarebbe stato sufficiente. Perciò con l’insegnante a lui più odioso, decise di mostrarsi subito per quello che era, senza la maschera.
Dallo sguardo che Silente rivolse a lui, Riddle capì subito che non gli credeva. Ma non gliene importava. Se Bellatrix avesse mantenuto la parola, questa volta, Silente non aveva alcuna prova per accusarlo. Era semplicemente in una botte di ferro.
Dopo un lungo colloquio fatto di sguardi così intensi che avrebbero di fatto costretto uno qualunque dei due, tranne loro per l’appunto, e interromperne il contatto ad un certo punto, Silente sospirò a fondo e sempre con un tono duro ordinò ai due di tornarsene a letto, immediatamente.
“ Va bene, signore” rispose lui a sua volta e si avviò verso il dormitorio seguito da Bellatrix, ormai convinta che Riddle non le avrebbe fatto nulla, almeno per quella sera.
Dentro la sala comune, ovviamente deserta e silenziosa, tutti erano ormai ai propri letti, tuttavia Riddle si rivolse a Bellatrix e con tono beffardo le disse : “ Vedi di raccontare ancora agli altri ciò che è successo stanotte tra noi, Bellatrix”
Lei parve non capire l’ironia poiché chiese: “ Perché dovrei raccontarlo?”
Riddle sbuffò.
“ Infatti non devi farlo, sciocca”
Bellatrix si costrinse a tenere la bocca chiusa, riguardo quel fatto. Ma non riuscì a resistere nel fare l’altra domanda che si portava dentro con sé, da quando avevano smesso di duellare circa mezzora prima.
“ Perché mi hai salvata dal serpente?”
Riddle si voltò a guardarla.
“ Perché io l’abbia fatto, a te non deve interessare. Ora se vuoi scusarmi voglio stare da solo”
Con sua grande sorpresa Bellatrix accettò la sua richiesta senza fiatare. Era la prima volta in assoluto che obbediva a ciò che Riddle le aveva chiesto, senza obiezioni.
Lui rimasto solo, come al solito prima di andare a letto, si era seduto nella poltrona accanto al fuoco. Si sedeva lì per riflettere ogni volta. Il fuoco nel camino lo aiutava nella concentrazione.
Era certo che quel fatto improvviso, quel moto di pietà avuto verso di lei, quella notte, con gli anni lo avrebbe pagato a caro prezzo, poiché era certo che lei, Bellatrix, non lo avrebbe dimenticato. E forse, negli anni, quello fu uno dei tanti motivi, sicuramente quello scatenante, per cui Bellatrix Black, molto presto, sarebbe stata destinata a diventare la sua strega più vicina.(1142 parole~)
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Tom Riddle: la storia
Fanfiction" Sai Tom? Credo di non avere mai conosciuto uno studente più brillante di te" ammise Lumacorno. " Me lo sento dire ogni volta, signore. Ma la mia è solo semplice curiosità" rispose Tom, anche se compiaciuto Ma Lumacorno non sembrò molto d'accordo...