Non ci misero molto ad arrivare nel luogo che Tom aveva posto come sua destinazione. Il mare nero, nell’oscurità della notte, era lì davanti a lui. Respirò a lungo l’aria salmastra e si voltò ad aspettare Zacharias che avanzava con qualche difficoltà, dovuta alla mancanza totale di luce. Il paese si stendeva a qualche centinaio di metri, dietro di loro. I lampioni illuminavano le vie interne, fino all’orfanotrofio che era l’ultimo edificio prima della spiaggia, cosicchè questa, era completamente buia. Non si vedeva quasi nulla, e non si sentiva quasi nulla. Il mare era completamente piatto.
“ Sei arrivato, finalmente” disse Tom, leggermente sprezzante, appena Zacharias lo raggiunse, fermandosi davanti a lui.
“ Perché mi hai portato qui, Tom? Non dovevamo prendere la strada opposta per Cardiff?” chiese dubbioso
“ Cardiff? Chi ha mai parlato di Cardiff? Nono Zacharias. La nostra destinazione sta aldilà del mare. Vedi laggiù? Ci sono delle luci? Ecco, quello è il porticciolo del paese. Prederemo una barca e attraverseremo il mare” disse Tom, indicandogli effettivamente le luci del porticciolo a qualche decina di metri sul mare.
“ A me questa cosa, non piace Tom. Non era preventivata come cosa. Io dico di tornare indietro… non me la sento” cominciò a lamentarsi Zacharias.
“ O sì che te la senti” lo contraddisse l’altro. “ Hai fatto un patto, Zacharias. Non puoi tornare indietro. Adesso io e te insieme raggiungeremo quel porto. E non tollererò ripensamenti da parte tua, d’accordo?”
“ Io torno indietro. Non era questo il nostro patto Tom. Tu mi hai preso in giro. Pensavo che saremmo andati per strada. Io non so nuotare” disse quasi sull’orlo della lacrime
“ Beh imparerai…” Tom lo prese per un braccio e lo scaraventò con tutti i vestiti dentro l’acqua.
Zacharias riemerse sulla riva bagnato fradicio, con i vestiti tutti inzuppati.
“A-A-AIUTO!!” strillò Zacharias tremando di freddo.
“ Aspetta che adesso arrivo io”
Come aveva progettato, Tom, nell’oscurità ebbe la possibilità di fingere di spogliarsi. Poi dopo un tempo ragionevole, durante la quale Zacharias muoveva le braccia a caso, cercando di restare a galla, si avvicinò a con un calcio fece sollevare degli spruzzi, che bagnarono Zacharias.
“ Ecco, sono qui” disse rassicurante
“ Dove?” domandò Zacharias sempre agitatissimo per paura di affogare
“ Qui a pochi metri da te. Adesso, voltiamoci e nuotiamo verso il porto. Vai avanti tu, così se hai difficoltà posso darti una mano”
La voce rassicurante di Tom, diede un po’ di coraggio a Zacharias che cominciò così a muoversi, sebbene con qualche difficoltà. Tom, dalla riva, lo vide man mano allontanarsi.
Ad un tratto, quando ormai era già abbastanza lontano, Zacharias notò un’ombra, in lontananza, dalla parte opposta del porto.
Fece per avvicinarsi, ma inavvertitamente, urtò contro qualcosa di estremamente duro e scivoloso. Uno scoglio.
“ AHI”
La botta era stata più forte di quanto avesse desiderato, ma era impossibile evitarla o prevederla, dal momento che l’oscurità era pressochè totale e non aveva il minimo senso dell’ orientamento. Non sapeva neanche dove fossero diretti. Ma la curiosità di vedere cosa nascondeva quella parte di mare, superava ogni sua paura al momento.
Era talmente curioso, che non si accorse neanche che Tom era rimasto sulla spiaggia, prendendosi così gioco di lui.
Ad uno scoglio, se ne aggiunse un secondo, poi un terzo. Zacharias notò che mano a mano che avanzava gli scogli si facevano sempre più frequenti. Fino a quando arrivò di fronte a un’entrata, in quella che pareva essere, non era sicuro, una caverna. La grande sagoma che aveva in precedenza visto in lontananza, pareva fosse una grande arcata, alta una ventina di metri. O forse anche più.
Si fermò.
“ Tom, credi che possiamo visitare qui dentro? Secondo te che cos’è? A me dalla forma, sembrerebbe una caverna…”
Ma non ottenne nessuna risposta.
“ Tom, perché non rispondi?”
Si mosse tutto intorno a sé, tese le mani in avanti come per cercare qualcuno, ma nulla. Le sue mani, toccarono solo l’aria, peraltro assente, in quella notte straordinariamente tranquilla.
“ Tom?” cominciò ad agitarsi.
“ Tom, dove sei? TOM?”
Esattamente come quando era appena entrato, la paura tornò in lui. Cominciò ad agitarsi, non vedendo nulla davanti a sé. Il mare si estendeva alla sua sinistra, alla sua destra e dietro di lui. Si era perso. Aveva solo due opportunità: o entrare dentro la caverna e attendere così il mattino seguente, oppure cercare a naso il punto esatto in cui si trovava Tom Riddle.
Di entrare dentro la caverna, non avrebbe certamente avuto il coraggio, men che meno da solo. Chissà cosa avrebbe trovato lì dentro. Cominciò allora a muoversi a caso, cercando di ricordare la strada appena percorsa a nuoto. Ma ad un tratto urtò nuovamente contro uno scoglio. Fece per tornare indietro, ma un altro scoglio gli bloccò la strada. Anche alla sua sinistra e alla sua destra, dopo un po’, avvenne lo stesso.
Era in trappola.
“ TOM AIUTAMI!!” urlò disperato.
Ma ancora una volta non gli rispose nessuno. Né lo aiutò nessuno.
Sperò con tutto sé stesso che fosse un incubo. L’indomani si sarebbe risvegliato sotto le coperte del suo caldo lettino dentro l’orfanotrofio.
Ma non fu come aveva voluto che fosse. L’incubo era vero. Si trovava in mezzo agli scogli, in un luogo in cui non sarebbe mai voluto andare, ma vi era stato costretto da Tom Riddle.
Un suo amico… ma, ripensandoci, forse, non lo era veramente.
Un vero amico, non lo avrebbe abbandonato quando lui avrebbe avuto bisogno di aiuto. Non lo avrebbe costretto a fare quello che voleva lui. Finalmente aprì gli occhi e si accorse di essere stato usato. Era stata tutta una bugia. Una bugia di Tom Riddle. La sua amicizia, la sua disponibilità, la sua sincerità…. Tutta un’enorme balla.
Ripensò anche al suo vecchio amico Billy, che forse aveva capito tutto, prima di lui. Quanto era stato stupido ad abbandonarlo, per compiacere quel delinquente di Riddle.
Rivide la sua faccia, proprio di quella mattina, in lacrime. Come le sue. Anche Zacharias pianse quando ripensò al suo migliore amico. Come lo aveva trattato male in quell’ultimo mese… Era stata colpa sua. Tutta colpa sua…
La voce di Billy risuonò nella sua mente: “Hai tradito la nostra amicizia, Zack. Vergognati!!”
“Scusami, amico mio…scusami tanto” pensò Zack tra le lacrime.
Si sentiva sempre più debole. Le forze lo stavano abbandonando. Forse erano ormai passate alcune ore da quando era entrato in acqua, o per meglio dire era stato scaraventato da Tom Riddle. I muscoli gli facevano male e sentiva sempre più freddo.
“ A-A-AIUTO!! Q-QUALCUNO MI A-AIUTI!”
Ma come aveva previsto, anche questa volta non rispose nessuno. Dal momento che non vedeva altre alternative, e cercare di tornare a riva alla cieca avrebbe potuto peggiorare la situazione, decise di tornare nella caverna. Almeno avrebbe aspettato la mattina successiva. Era ormai sicuro che Tom lo avesse preso in giro e l’indomani avrebbe raccontato a tutti quello che aveva dovuto subire quella notte. Non gli importava che Tom Riddle se la prendesse con lui, nel caso lo avesse fatto. Era giusto che gli altri, compresi gli insegnanti, venissero a conoscenza della sua vera natura, in modo tale da non rimanerne fregati, così come era rimasto lui.
Tornò di nuovo indietro e scoprì che lo scoglio, che in precedenza gli aveva bloccato la strada, era facilmente circumnavigabile alla sua sinistra. Pensò che quando era entrato in quella via della morte, fosse passato, senza accorgersene, proprio alla sinistra dello scoglio. Con un sospiro di sollievo, dopo qualche minuto, finalmente raggiunse l’ingresso della caverna.
Si guardò indietro come a trovarsi di nuovo di fronte le due alternative che aveva, ma poi decise che avrebbe tentato quella della caverna, sebbene gli mettesse i brividi. Ma avrebbe dovuto resistere poche ore. Di lì a poco avrebbe cominciato ad albeggiare.
Sospirò a fondo, tremante di freddo e poi, con un brivido, entrò. Sperò che ci fosse un punto in cui sarebbe potuto uscire dall’acqua. Non avrebbe resistito un minuto di più.
Tom nel frattempo, non vedendo più quello scocciatore, sorridendo tra sé, decise di tornarsene indietro.
Quanto era stato stupido a cadere nella sua trappola. Era certo che non lo avrebbe più rivisto. Ormai si era definitivamente perso. Aveva già architettato tutta la sua parte, nella mente, qualora qualcuno avesse avuto dei sospetti su di lui. Sapeva benissimo come distoglierglieli.
Raggiunse nuovamente l’ingresso dell’orfanotrofio. La porta era rimasta socchiusa, senza che nessuno, lì dentro, se ne accorgesse. La spinse appena, dalla maniglia ed entrò, richiudendosela alle spalle.
Fu sorpreso di vedere, come prima cosa, una sagoma scura a terra, che lo fissava attraverso due enormi occhi marroni.
Riconobbe subito il coniglio di Billy.
Quell’altro ragazzino si fidava a mandare in giro il suo animaletto, indisturbato. Bene, avrebbe avuto anche lui la sua lezione. Avrebbe imparato ad avere più cura dei suoi animali; inoltre si sarebbe vendicato per ciò che gli aveva fatto quel mattino. Quella sarebbe stata la sua vendetta: la morte del suo amichetto.
“ Ti ho tolto di mezzo il tuo migliore amico, quello sciocco di Zacharias, Billy. Preparati a salutarne un altro”(1501 parole~)
STAI LEGGENDO
Tom Riddle: la storia
Fanfiction" Sai Tom? Credo di non avere mai conosciuto uno studente più brillante di te" ammise Lumacorno. " Me lo sento dire ogni volta, signore. Ma la mia è solo semplice curiosità" rispose Tom, anche se compiaciuto Ma Lumacorno non sembrò molto d'accordo...