Il mese successivo venne trascorso da Riddle in maniera del tutto autonoma e indipendente. Imparò ben presto a girare per Diagon Alley senza aver bisogno di chiedere informazioni a nessuno. Al mattino si faceva il letto per conto suo, puliva la camera per conto suo, attirando enormi complimenti da parte di Tom il barista e tutto il Paiolo Magico in generale.
“ E’ un mio dovere, signore. Voi siete stato così gentile ad ospitarmi e questo è il minimo che posso fare per voi”
Così ben presto seppe guadagnarsi sin da subito la simpatia del barista, tant’è che ogni volta che doveva cenare o comunque mangiare lì dentro – il pranzo se lo comprava per conto suo nella via magica- a Riddle veniva assegnata la doppia porzione. Lui, molte volte, rifiutava, anche perché non gli sembrava affatto educato approfittarne troppo.
Riguardo alla sua nuova bacchetta ne fu ogni giorno sempre più affascinato. Aveva già cominciato ad eseguire i primi incantesimi, agitandola. Poca roba a dire la verità, ma era certo che era stato uno dei primi della sua giovane età, a capirne il funzionamento.
E il primo settembre avrebbe cominciato la sua nuova vita. Non vedeva l’ora. Prese il foglietto consegnatogli da Silente, dove gli aveva scritto come raggiungere la scuola e fu sorpreso nel vedere una cosa strana, com’erano tutte a prima vista in quel fantastico mondo.
La cosa strana riguardava il binario su cui avrebbe dovuto prendere un treno che lo avrebbe portato alla scuola di magia: Hogwarts.
Il binario non era affatto un normale binario. Non era come quelli normali segnati da un numero ben preciso. No. Quello era diverso. Era un binario che non aveva mai sentito nominare prima di allora: il binario nove e tre quarti.
Che strana cosa un binario frazionato. Aveva imparato le frazioni all’orfanotrofio. Sapeva non erano numeri a diretto contatto con tutti, erano numeri speciali come speciale doveva essere quel binario e quindi quel treno. Numero speciale, per binario speciale, per treno speciale, per scuola speciale, per ragazzo speciale.
Che bella combinazione di vita aveva avuto nelle ultime settimane. Aveva sempre sognato avere così tante opportunità per differenziarsi dagli altri. Poco gli importava, al momento, di aver già conosciuto altre persone con i suoi stessi poteri, per ora gli bastava differenziarsi da quelli con cui aveva condiviso undici anni di vita. Per tutti gli altri suoi simili, avrebbe avuto poi tempo sufficiente per farlo anche da loro.
E poi lui in qualche modo, era già diverso dagli altri maghi. Lui parlava con i serpenti. Per quanto ne potesse dire e capire Silente, riguardo quel fatto insolito ma non unico nel suo genere, era certo che nessuno di quelle persone sapesse parlare ai serpenti, come lo faceva lui.
Quella sua capacità l’avrebbe sfruttata a suo favore una volta lì dentro, in quella scuola. Naturalmente nessuno lo avrebbe dovuto sapere, ma aveva già fatto una cosa del genere negli anni all’orfanotrofio. Nessun insegnante aveva mai saputo nulla per bocca dei bambini, lì dentro. E i sospetti della signora Cole e della signora Western nell’ultimo mese, non avevano significato nulla senza l’ausilio di prove.
Avrebbe agito esattamente così, anche lì ad Hogwarts. Avrebbe usato il suo strabiliante, quanto affascinante potere seduttivo nei confronti degli insegnanti per poi rivelare la sua vera natura, mentre loro non erano presenti.
E tutto questo, forse, avrebbe costretto gli altri a vedere in lui un idolo, una sorta di eroe, come lo era stato per quello sciocco di Zacharias. Ma anche per tutti gli altri, come era stato per Zacharias stesso, lui non avrebbe avuto il benchè minimo affetto. L’amicizia non era certo un obiettivo da raggiungere per lui. Non gliene sarebbe fregato nulla se avesse trascorso gli anni lì dentro senza neanche un amico. Gli amici sono per anime deboli, così aveva sempre pensato e così avrebbe continuato a pensarla.
E tra un complimento e l’altro, per il suo comportamento da ragazzo bene educato, da parte del barista, arrivò il giorno della sua partenza.
Tom, trascinando di nuovo il proprio baule, espresse il desiderio di essere accompagnato alla stazione di King’s Cross e subito il barista fece chiamare un taxi. Ma a differenza di quelli abituali, Riddle quando lo vide arrivare a folle velocità si sorprese che nessuno dei passanti lo avesse notato. Era il taxi più stravagante che avesse mai visto.
Aveva una sorta di motore da turbonave incorporato che gli avrebbe permesso di raggiungere una velocità tale da percorrere una metropoli come Londra nel giro di una ventina di minuti. Ma non solo, l’autista, un certo signor Mosby, gli rivelò che quell’auto aveva il potere di rendersi invisibile e addirittura di alzarsi in volo. E al posto del clacson aveva una sorta di bacchetta che spuntava dal cofano e che costringeva alle auto che la precedevano, di farsi da parte per lasciarla passare. Ovviamente senza che i loro autisti se ne accorgessero.
“ Allora caro ragazzo. Cosa vuoi fare? Arrivare in volo oppure provare la via terrena?” chiese il tassista con aria allegra.
“ Direi in volo, faremo prima” rispose Riddle
“ Allora allaccia le cinture che si parteee”
Riddle ebbe appena il tempo di farlo, che fu spinto all’indietro dalla forza dell’accelerazione.
“ Questi sono i primi prototipi di auto volanti. I babbani ancora sono alla benzina, ma noi diciamo siamo avanti di almeno un secolo rispetto a loro. Nel giro di qualche anno, il futuro delle auto magiche sarà tutto volante. Ovviamente poi esiste la Materializzazione libera o con Metropolvere e le annesse Passaporte che sono ancora più rapide. Ma se ad uno piace spostarsi in maniera, tra virgolette, più semplice e meno traumatica, questa insieme alle scope saranno il nostro futuro. E come mezzi pubblici notturni i Nottetempi si stanno sviluppando parallelamente. Anche quelli nel giro di un paio d’anni saranno liberi di circolare”.
Era talmente veloce il mezzo, che dopo circa dieci minuti erano già arrivati a destinazione.
“ Bene, la ringrazio” disse Riddle scendendo, con un leggero voltastomaco. Il viaggio, sebbene corto, gli era sembrato fin troppo estenuante. Il vento aveva creato non poche turbolenze in quota, e lo stesso autista alla fine aveva ammesso che forse la via terrena sarebbe stata preferibile.
“ Va bene, hai preso tutto? Bene ti auguro un felice anno, giovanotto. Si parteee” e Riddle ebbe appena il tempo per alzare il manico del baule per poterlo trascinare a mo’ di trolley, che l’altro era già sparito.
Riddle entrò dentro la stazione di King’s Cross, da dove era uscito un mese prima, e cominciò a cercare il binario.
Stavolta non avrebbe avuto alcun senso chiedere informazioni sul binario nove e tre quarti. Era evidente che nessuno avrebbe saputo rispondergli. Sarebbe stato da sciocchi chiedere loro, qualcosa di cui ignoravano l’esistenza.
Guardò l’ora. Le dieci e mezza. Mancava ancora mezz’ora alla partenza.
Si avviò verso il binario nove e dieci. Doveva per forza essere da qualche parte lì vicino, ne era certo. Vide gente che passava di lì senza però accorgersi di nulla che potesse dargli quella impressione. Era come se loro non fossero per nulla impressionati dall’esistenza di un binario diverso, o semplicemente come aveva fin da subito pensato, ne ignoravano l’esistenza. Oppure ancor più semplicemente… Ma no. Non doveva neanche passargli per l‘anticamera del cervello quella conclusione. Aveva prove sufficienti per poter affermare che tutto quello che stava vivendo da un mese a quella parte, non fosse frutto della sua immaginazione. Semplicemente avrebbe dovuto cercare in ogni singolo lato di quella stazione.
Ad un tratto però intravide di nuovo la strana famiglia che lo aveva visto da solo quel giorno a fare compere a Diagon Alley.
“ Avanti. Il binario nove e tre quarti è di qua” disse la madre convinta, guidando le bambine lungo la passerella. Riddle fu costretto a seguirla, di nascosto senza farsi vedere. Non gli andava che lo vedessero nuovamente in difficoltà. Avrebbe poi dovuto sorbirsi domande scomode
“ Eccola qui” disse la signora Black fermandosi e osservando orgogliosa una barriera uguale a tutte le altre.
“ Come fa a sapere che è quella?” si chiese Riddle senza capire, fermandosi a debita distanza.
Non fece in tempo a pensare a cosa avesse di così diverso quella barriera da tutte le altre che la famiglia, madre e due figlie, scomparvero come per incanto come risucchiate da quella barriera.
Riddle allora fece una prova. Si diresse verso una barriera diversa da quella e tentò di far risucchiare il suo baule. Ma quando lo fece, vide che questo rimbalzò indietro dopo aver urtato il muro di mattoni.
Evidentemente la signora aveva ragione ad aver detto che era quella la barriera misteriosa.
Fece per dirigersi anche lui verso quella direzione, quella barriera e ci camminò incontro. Si fece vicina… sempre più vicina…
Finchè capì che era successo.
Si trovava su una nuova passerella. Centinaia di persone vestite come le aveva notate a Diagon Alley e nella stessa stazione, il giorno del suo arrivo a Londra, camminavano lungo essa.
Girò attorno alla barriera e lo vide.
Era un bel treno dalla locomotiva, scarlatta, a vapore. Un cartello sopra essa recitava: Espresso per Hogwarts, ore 11.
Si sentì soddisfatto. Ce l’aveva fatta e per giunta senza chiedere a nessuno. Credette che il suo fosse un caso unico, certamente nessuno sarebbe stato in grado di trovarlo da solo, come era stato in grado lui.
Le prime due carrozze erano gremite di bambini. Si diresse quindi alla terza e salì a bordo treno. Di lì a dieci minuti, sarebbe partito e avrebbe finalmente cambiato vita.(1575 parole~)
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Tom Riddle: la storia
Fanfic" Sai Tom? Credo di non avere mai conosciuto uno studente più brillante di te" ammise Lumacorno. " Me lo sento dire ogni volta, signore. Ma la mia è solo semplice curiosità" rispose Tom, anche se compiaciuto Ma Lumacorno non sembrò molto d'accordo...