Il vagone del treno dove Anna aveva preso posto era particolarmente freddo, nonostante fossero ormai le nove di mattina passate di una giornata di metà Settembre.
Il cielo era di un bianco terso, quasi latteo, spaccato da qualche macchia azzurrina di cielo qua e là.
Tirava un leggero vento freddo e gli spifferi soffiavano sul collo scoperto di Anna, facendola stringere nelle spalle.
Marilla le aveva ripetuto almeno cinque volte di prendere lo scialle quella mattina, ma nonostante questo lei lo aveva dimenticato.
Si era svegliata di cattivo umore, senza alcuna voglia di prendere il treno per Charlottetown e tantomeno di rivedere Roy dopo le vacanze estive.
Si erano scritti un paio di volte durante la stagione calda, ma senza mai sbilanciarsi in pensieri romantici o profondi. Il ragazzo raccontava del suo lavoro nella banca del padre a Londra e delle numerose feste di beneficienza a cui partecipava, circondato da fanciulle vestite di bianco e da uomini in abito e con la pipa tra le labbra.
Dall'altra parte, Anna rispondeva svogliata e a intervalli irregolari, lasciando passare a volte anche settimane prima di prendere in mano la penna e scrivere due righe.
Non si riconosceva più: amava scrivere, ancora di più lettere d'amore, eppure non riusciva a concentrarsi o a tirare fuori anche solo un pensiero idillico su Roy Gardner.
Gli aveva scritto delle sere d'estate ad Avonlea, trascorse con Diana e Ruby a raccontarsi storie, dei libri che stava leggendo e della sua nuova passione per Jane Austen. Niente di quegli argomenti però sembravano interessare il ragazzo che si limitava a lodare l'intelligenza della sua futura moglie per poi ricominciare a tessere le lodi di suo padre e dell'ambiente londinese di inizio Novecento.
Seguendo il filo dei suoi pensieri, Anna non aveva pensato di portarsi dietro uno scialle o almeno un coprispalle, dovendo quindi resistere ora al freddo del suo vagone.
Decise di provare a distrarsi da quel clima rigido leggendo qualche pagina de "I dolori del giovane Werther" di Goëthe: estrasse il libro dalla sua borsa e lo ripose sulle sue gambe, immergendosi completamente nella lettura.
Com'era vivifico per lei immedesimarsi nella vita di tutti i protagonisti di ogni opera e immaginarsi prima principessa di un castello sfarzoso, poi cavaliere e infine capitano di una nave pirata dell'Oceano Atlantico.
Leggere e fantasticare la rendevano felice, facendole dimenticare il tedio di giornate come quella.
Completamente assorta e presa dalle tragedie romantiche del povero protagonista, quasi non si rese conto della voce maschile e calda che la chiamava, picchettandola sulla spalla.
Anna scrollò velocemente la testa, spostando lo sguardo su un ragazzo alto e dall'aria scaltra che le si parava di fronte. Rimase a guardarlo, cercando di capire quale fosse il suo problema e perché l'avesse disturbata dalla sua lettura.
"Ti serve qualcosa?"
"Scusi signorina, non volevo disturbarla. Sono finito per sbaglio nel vagone fumatori e mi sono spostato in questo. Volevo sapere se fosse libero questo posto" chiese educatamente il giovane, indicando il posto dinanzi a quello di Anna.
"Sono da sola, è libero" rispose lei frettolosamente, per tornare poi subito con la testa fra le pagine del romanzo.
"Beh, grazie. Scusi ancora per il disturbo" aggiunse lui, sedendosi di fronte a lei e togliendosi cappello e sciarpa. Poco dopo, anche lui estrasse dalla propria borsa a tracolla un libro, più malconcio e rovinato di quello di Anna, ma della medesima dimensione.
Si portò il testo davanti al viso, nascondendolo completamente alla vista e lasciando scoperto solo qualche ciuffo di capelli.
Quasi a volersi proteggere anche lei da sguardi indiscreti, Anna posizionò il romanzo nello stesso modo, mostrando il titolo dell'opera e provocando nel ragazzo un leggero risolino.
"Ti sta piacendo?" chiese all'improvviso lui, alzando gli occhi dal libro e puntandoli in quelli di lei.
"Prego?"
"Il libro. Anche io sto leggendo "I dolori del giovane Werther". Ti sta piacendo?"
Anna rimase sbalordita nell'accorgersi che davvero il testo era lo stesso e, incoraggiata anche dal suo amore infinito per il mondo della letteratura, non riuscì a rimanere in silenzio, per quanto sapesse che parlare con uno sconosciuto non era degno di una giovane donna fidanzata come lei.
"È semplicemente meraviglioso. È la seconda volta che lo leggo da capo" annuì.
"A me mancano poche pagine, ma lo trovo un po' forzato in alcune parti. Nonostante il rispetto doveroso per un classico come questo sto facendo fatica ad arrivare alla fine" disse lui, appoggiandosi il romanzo sulle gambe.
"Cosa? Forzato? Vuoi scherzare?" chiese Anna quasi urlando, chiudendo il libro all'improvviso e provocando un rumore sordo che fece sobbalzare una donna dietro di lei. "Werther è un giovane profondo, romantico, appassionato. Si innamora di Lotte, bellissima ma già promessa ad Albert e nonostante questo non nasconde i suoi sentimenti e il suo travaglio interiore andando incontro ad un destino tragico. Come puoi trovarlo forzato? Io lo trovo incredibile" rispose lei tutto d'un fiato, causando l'insorgere di un sorriso sulle labbra del ragazzo.
"Qualcosa mi dice che non sarà una storia a lieto fine allora" disse lui, alzando un sopracciglio.
Anna si rese conto solo in quel momento di aver praticamente svelato la conclusione del romanzo e di averlo fatto in maniera alquanto teatrale.
Nonostante questo, il suo imbarazzo durò ben poco.
"Beh, non credi che aspettarsi un lieto fine da un libro che si chiama "I dolori del giovane Werther" sia un po' ingenuo da parte tua?"
Il ragazzo la guardò stupefatto per il suo temperamento bizzarro e sorrise.
"Touchè".
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𝓒𝓸𝓵𝓸𝓾𝓻 𝓜𝓮 𝓘𝓷 // A Shirbert Fanfiction
Fanfiction"Mi mancano i colori più strani. Sono quelli che non ho mai visto, quelli che forse non potrò mai vedere. Restano chiusi in un loro segreto alfabeto in qualche parte nascosta dei miei sogni. Per un attimo li scorgo nel sonno, poi arriva l'alba e li...