Soppraffatto dalle emozioni

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"Non c'è"
"Come sarebbe a dire?"
"Non c'è più, Gilbert"
"Controlla bene, Cole. Forse non stiamo guardando con attenzione"
"Diana è la quinta volta che controllo questa fattoria da cima a fondo e ti assicuro che non c'è traccia di quel maledetto sigaro"
"Non è possibile"
"Anna mi ha assicurato che ci fosse. Non può essere scomparso"
"Forse lo hai scambiato per un sigaro ma in realtà era un pezzo di legno o del fieno bruciato"
"Devono averlo preso. Chi ha bruciato Green Gables deve essersi ricordato di averlo lasciato e deve essere tornato a prenderlo"
"Ma non può aver-"
"È così, ne sono sicuro. Deve essere così"
Gilbert Blythe non faceva che passarsi nervosamente le mani tra i capelli ricci, stringendo con forza i denti tra di loro. Non avevano avuto il tempo di tornare a casa di Anna che la loro unica prova era sparita, lasciandoli con le mani vuote e con i nervi a fior di pelle. Diana era l'unica che sembrava riuscire a mantenere un certo controllo della propria mente e delle proprie azioni, mentre i due ragazzi sembravano punzecchiarsi a vicenda, cercando di dare all'altro la colpa di quella perdita.
Cole, che di solito aveva un sorriso per tutti, sembrava in preda a un attacco di collera, mentre Gilbert non era mai stato più nervoso di quel preciso momento.
Sapevano bene entrambi che probabilmente la persona che aveva appiccato il fuoco era anche la medesima che ora era tornata a prendersi l'oggetto che avrebbe potuto incastrarla, e aveva saggiamente deciso di portarlo con sè e di non lasciarlo a mani indiscrete.
"Dovevamo lasciare qualcuno qui a controllare la fattoria e non seguire tutti Robinson Crusoe nella sua idea geniale"
"Non ti ho obbligato a venire con me, Cole" rispose Gilbert a denti stretti, cercando di inspirare con calma.
"Smettila Cole, non è colpa di nessuno. Siamo stati ingenui e basta" disse Diana, annientando l'amico con uno sguardo e bloccando la sua risposta sul nascere con un sonoro e cadenzato "Tutti e tre".
Cole, arrabbiato e deluso, calciò un pezzetto di legno bruciato e si sedette subito dopo ai piedi di Diana, iniziando a giocare con del fieno abbrustolito e lanciando di tanto in tanto qualche occhiata alla finestra della sua amica dai capelli rossi.
"Scusami, Gilbert. Ho esagerato, mi dispiace" sussurrò dopo qualche secondo, lasciando che la testa gli ricadesse su una spalla e puntando gli occhi in quelli del ragazzo davanti a sé.
"Dispiace più a me" rispose lui, guardandolo e sorridendogli. "In un certo senso hai ragione, però, ad essere arrabbiato con me. Se non fossi stato così avventato, se avessi pensato di più a come organizzare la situazione forse..."
"...avremmo comunque perso tempo e le cose non sarebbero cambiate. Non darti colpe che non hai"
"Mi sono sentito in dovere di scoprire chi c'era dietro a questa storia e mi sono dimenticato di pensare prima di agire"
"Se Anna fosse stata con noi, in questo momento avremmo già catturato questo farabutto e ora staremmo tutti meglio. Maledetto Gardner"
"Hai ragione: nessuno è più intelligente di lei" mormorò Gilbert, togliendosi la sciarpa dal collo.
"Non so se odio più lui o quei suoi capelli sempre ordinati" continuò Cole, mormorando tra sé e sé, facendo volteggiare le mani per aria.
"C'è una cosa che non capisco" disse Diana, con il viso imbronciato, interrompendo il flusso di pensieri dei due amici. "Come poteva, questa persona, sapere che proprio oggi saremmo andati a trovare Rachel Lynde? E in questo esatto momento, per giunta"
"In effetti, ora che mi ci fai pensare, è una coincidenza un po' troppo esatta per essere casuale"
"Probabilmente ci stava seguendo da un po' e spiava i nostri movimenti"
"O è qualcuno con cui abbiamo parlato" disse Cole, incrociando le braccia al petto. "Non tralasciamo il fatto che potrebbe trattarsi anche solo di una coincidenza: molto strana, lo ammetto, ma pur sempre una coincidenza. Semplicemente magari ha visto che la fattoria era vuota e ha deciso di cogliere la palla al balzo"
"Hai ragione, Cole. Non è questo il problema principale, comunque" disse Gilbert, avanzando verso i due amici. "Non abbiamo uno straccio di prova e non sappiamo neanche come quel dannato sigaro fosse fatto. Non c'è modo di fare una cernita tra i fumatori di Avonlea in questa maniera"
"Giusto" mormorò Diana sconsolata, accarezzandosi una ciocca di capelli.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, non ascoltando altro che il forte vento che si stava alzando al di fuori della fattoria. Gilbert fissava il pavimento e ripensava alle sue parole e a quello che aveva detto ad Anna: voleva aiutarla, voleva salvarla, ma come poteva senza neanche un indizio da cui partire?
"Sarei proprio un pessimo compagno per lei" pensò il ragazzo tra sé e sé, mordendosi l'interno della guancia. La sua Anna era così sveglia e attenta ai dettagli che non avrebbe fatto altro che vergognarsi di una persona così avventata come lui: le emozioni riuscivano a controllarlo e lui se ne faceva sopraffare, sprofondando in un abisso in cui ogni sua azione era dettata dal caso e dalla fortuna che, come aveva avuto ben modo di vedere, ultimamente non era dalla sua parte.
Il suo flusso di coscienza venne interrotto bruscamente da dei passi pesanti e traballanti, provenienti dall'entrata della fattoria.
"Ragazzi?" mormorò la voce dolce e roca di Matthew Cuthbert, che li guardava con aria stranita.
"Signor Cuthbert!" esultò Gilbert, scuotendo velocemente la testa.
"Che ci fate qua fuori al freddo?"
"Ci scusi, stavamo parlando e non ci siamo accorti di essere rimasti qui un po' troppo a lungo"
"Non c'è problema Diana, non c'è problema. Spero che non abbiate preso troppo freddo, potevate entrare senza problemi" disse, guardando il pavimento. "M-Marilla sta facendo del tè, ne volete una tazza?"
"Oh, no. Non possiamo entrare in casa vostra per nessuna ragione al mondo: così è scritto nell'editto Roy Gardner" rispose Cole scherzosamente.
"Oh, sì, lui. Non è in casa adesso, per fortuna. Potete entrare, per quanto mi riguarda"
"No, è meglio evitare Signor Cuthbert. Non voglio mettere ulteriormente nei pasticci Anna. L'unico modo che avevamo per darle una mano è stranamente sparito e non me la sento di vederla e dirglielo di persona. Se voi due volete andare-" disse Gilbert, spostando poi lo sguardo su Diana e Cole, "-fatelo pure. Io credo che tornerò a casa: chissà che Winifred non abbia già fatto partire le squadre di ricerca per venirmi a cercare"
"L'unico modo per dare una mano alla mia Anna? Di che si tratta?"
"Penso che potrebbe prendermi per un pazzo, Signore, se le dicessi la mia idea"
"Ho una figlia che fino a qualche tempo fa diceva di volere essere una margherita o una lontra. Ormai, credo di non poter credere pazzo più nessuno" disse lui, prendendo scherzosamente in giro la sua Anna e facendo nascere un piccolo sorriso sulle sue labbra.
"Beh, vede, io credo... anzi, sono convinto, che l'incendio che è avvenuto qui a Green Gables non sia stato accidentale. Non so se voi aveste dei nemici o dei debiti con qualcuno, ma un incendio di quel genere, ad Avonlea, non può nascere di sua sponte"
"Noi crediamo che qualcuno abbia appiccato il fuoco, Matthew" disse Diana, avvicinandosi all'uomo.
"Lo credo anche io" rispose lui, annuendo con la testa.
"Cosa? D-Davvero?"
"Sì. Vi assicuro che tutte le lampade ad olio e le candele erano state spente da Marilla in persona, per cui non c'è possibilità che siano state loro la causa del fuoco. Inoltre, non ho mai fumato un sigaro in tutta la mia vita" iniziò a dire Matthew, venendo interrotto da un rumoroso "Sigaro?!" urlato in coro da tutti e tre gli amici.
"Lei ha davvero visto un sigaro qua dentro?"
"Quanto è vero che amo Anna più di me stesso. L'ho visto qualche sera fa, poco prima di cenare: ho pensato di parlarne con Marilla ma mi sono ritrovato quel ragazzo a cena e non c'è stato modo di parlarne. Averlo tutti i giorni intorno è parecchio impegnativo"
"Matthew, non sa quanto sono felice di sentirglielo dire" disse Diana, incrociando le mani tra di loro.
"Allora Anna aveva ragione, lei ha davvero visto un sigaro. Non era un pezzo di legno o altro, proprio un sigaro" mormorò Gilbert, sorridendo.
"Ne sono certo. Non ho avuto il tempo di toccarlo o di guardarlo con chiarezza, ma sono sicuro che fosse un sigaro"
"Signor Cuthbert, si ricorda anche la sua forma?"
"Beh, era di media lunghezza e non troppo spesso. Era quasi completamente bruciato, ma sono abbastanza convinto che avesse un'etichetta tonda. azzurra e gialla, su un lato. Purtroppo il nome della marca era illeggibile" disse l'uomo, facendo sventolare le mani per aria. "Sembrava molto costoso"
"Sono convinta che la maggior parte dei sigari che circolano qua ad Avonlea abbiano l'etichetta rossa o nera. Non ne ho mai viste di azzurre"
"Credo sia normale: quelli con l'etichetta azzurra di solito provengono da altre parti del Canada. Il signor Berry, così come i Signori Gillis e Pye, li comprano in grandi quantità allo spaccio e poi li rivendono a prezzi più alti, per cui quasi la totalità degli abitanti dell'Isola del Principe Edoardo non ne conosce neanche la forma e il colore"
"Questo vuol dire che deve appartenere a qualcuno di esterno o che possa avere contatti con esterni"
"Forse tuo padre potrebbe saperne qualcosa di più, Diana" disse Cole, ma il suo sguardo cadde subito dopo sul ragazzo moro davanti a lui. Aveva il volto pallido e sudato e gli occhi arrossati: sembrava che avesse appena visto un fantasma.
"Io... non credo che sia necessario: ho già visto sigari di quel genere, prima d'ora"
"Vuoi scherzare?" urlò Cole, aprendo le braccia e socchiudendo le labbra.
"Ti ricordi anche dove li hai visti, Gilbert?"
"Distintamente" rispose lui, prima di alzare lo sguardo su Matthew Cuthbert e sentire la testa iniziare a girargli forte. "Li ho visti una sera a cena, a Toronto, tra le mani del Signor Nigel Rose".

𝓒𝓸𝓵𝓸𝓾𝓻 𝓜𝓮 𝓘𝓷 // A Shirbert FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora