Rosso

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Il viaggio in calesse risultò molto più difficile e lungo del previsto: il cavallo era ancora stanco per la fatica della giornata precedente spesa nei campi e trottava a ritmo lento e fiacco.
I campi, essendo mattina presto, erano quasi deserti e l'unico rumore che spezzava il silenzio di tanto in tanto era la voce stonata e stridente di Jerry che canticchiava le sue canzoni francesi come una litania.

"Au clair de la lune, Mon ami Pierrot,
Prête-moi ta plume, Pour écrire un mot.
Ma chandelle est morte, Je n'ai plus de feu.
Ouvre-moi ta porte, Pour l'amour de Dieu."

Gilbert fu più volte sul punto di addormentarsi, sentendo le palpebre pesanti e lasciandosi cullare dalla melodia della voce del ragazzo seduto accanto a lui.
Al contrario, Anna aveva ormai da più di dieci minuti messo le mani sulle orecchie per proteggerle da quel motivetto irritante che tutto era fuorché melodioso.
"Jerry, ti prego, chiudi quella bocca e ascolta: se fai attenzione, puoi sentire il canto dei grilli in lontananza e ti assicuro che loro sono molto più intonati di te"
In tutta risposta, il ragazzo aumentò il tono della voce e iniziò a ridere, sgomitando sul petto di Gilbert affinché anche lui la prendesse in giro e ridesse insieme a lui.
"Per le due settimane che sei stata via ho cantato tutti i giorni senza che nessuno mi dicesse niente: una pace assoluta" disse Jerry subito dopo, strattonando le redini del cavallo affinché andasse più veloce.
"Smettila di tirare Belle in questo modo. Le starai facendo male"
"Mi dispiace, ma sta andando troppo lenta e di questo passo il tuo amico perderà il treno e odierà te e me per il resto della settimana"
"Anche se perdessi il treno, credo che non odierei né te né Anna, Jerry" rispose Gilbert a voce bassa, stirandosi le braccia indolenzite. "Odio di più il fatto che non mi senta più il braccio destro" continuò, mettendosi poi a ridere.
"Non è molto comodo viaggiare così, lo so bene: vado avanti e indietro tra Avonlea e Carmody praticamente tutti i giorni e arrivo la sera che mi sembra di non sentire più le gambe"
"Beh, scusaci se noi siamo così miserabili da dover viaggiare in calesse e non in carrozza come tuo solito, Blythe" affermò Anna, incrociando le braccia sul petto e mettendo il broncio.
"Io e mio padre non avevamo neanche il carro per trasportare le mele a momenti: non ho mai detto che vi considero dei miserabili" rispose Gilbert, infastidito dall'intervento infantile della ragazza.
"Sicuramente la famiglia ricca e abbiente della tua futura sposa riterrebbe Avonlea un villaggio di morti di fame e Green Gables una bettola da quattro soldi, ho ragione?" continuò lei, puntando gli occhi su di lui.
"Sono persone cortesi e gentili: penso che adorerebbero sia Green Gables che i suoi abitanti. Winifred inoltre impazzirebbe per i fiori che avete intorno a casa"
"Perché non vi trasferite qui allora? Una bella famiglia in un posto che la tua cara Wilma adora"
"Non si chiama... qual è il tuo problema?" chiese Gilbert, chiaramente arrabbiato e seccato da quell'esibizione ridicola di odio gratuito.
"Lascia stare" disse Anna, spostando lo sguardo sui campi di grano e patate che li circondavano.
"Non farci caso, ogni tanto Anna perde la ragione. Guardate, si vede la stazione!" esultò Jerry, indicando la piccola cabina della fermata di Bright River.
Raggiunsero il parcheggio delle carrozze in pochi minuti e Jerry borbottò alcuni versi, riuscendo così a fermare il cavallo. La stazione era affollata a causa del blocco dei treni del giorno dopo e molti uomini rischiarono per più di una volta di urtare sia Anna che Gilbert.
"Jerry, tu non scendi?" chiese la ragazza, notando che l'amico rimaneva seduto sul carro in mezzo alla folla.
"No, rimango qui a controllare il cavallo. Quando il treno parte, raggiungimi qui: ti aspetto" disse Jerry, offrendo poi la mano avvolta da un guanto sporco e mal conservato a Gilbert.
"È stato un piacere conoscerti: grazie per l'aiuto!"
"Grazie a te per il passaggio" rispose Gilbert, prendendogli la mano e stringendola.
"Allora ci vediamo tra poco" disse Anna, seguendo poi il ragazzo verso i binari del treno.
Non riuscirono ovviamente a trovare un posto dove sedersi per attendere, così iniziarono a camminare avanti e indietro per la fermata, prestando attenzione a non scontrarsi con nessuno e a non avvicinarsi groppo alle rotaie.
Il sole era alto nel cielo e un leggero vento soffiava da Nord, scompigliando i capelli di entrambi.
"Gilbert!" urlò improvvisamente Anna, immobilizzandosi e iniziando a fissare il vuoto.
"Cosa? Che succede?"
"La giacca. Quella che mi hai dato ieri sera. L'ho portata in camera e mi sono dimenticata di ridartela" ammise lei, girandosi verso di lui.
"Forse, se vado solo con il cavallo e senza carro, riesco a tornare indietro e a portartela prima che il treno parta"
"Non c'è bisogno, questa che ho addosso è più che sufficiente"
"Ma in treno fa sempre freddo e tu ti ammalerai per colpa mia. Come ho fatto a non accorgermene? Non potrai frequentare le lezioni in tempo come avevi previsto, rimanendo indietro con gli studi e rischiando di non trovare lavoro come i tuoi colleghi. Non potrei mai perdon-"
"Anna, calmati. Ho una giacca di pail addosso e una sciarpa nella mia borsa. Non patirò il freddo e non salterò le lezioni per colpa tua, te lo assicuro" disse lui, guardandola e rilassando la mascella, fino a poco prima tesa per la loro discussione sul calesse.
"Sicuro?"
"Sicuro. Vivo in Canada da sempre e non ho mai preso un raffreddore perché non mi ero coperto abbastanza, stanne certa" concluse lui, sorridendole e ricevendo un sorriso anche da lei.
"E con la giacca come facciamo? Non posso tenermela per sempre, è tua"
"Tornerò prima o poi ad Avonlea: vorrà dire che avrai l'occasione di venirmi a fare visita"
"Non sono così sicura di voler rivedere la tua faccia"
"Come no? Hai ancora troppe domande da farmi per non volermi più vedere e io ancora troppe cose che voglio capire sul tuo conto"
"Ma se sono un libro aperto!" rispose Anna, iniziando a ridere.
"Di cui mi hai fatto leggere solo l'inizio. Dovrai dirmi se hai scelto di fare l'insegnante o la scrittrice, e aggiornarmi sulle condizioni della mia giacca. Dubito fortemente del suo futuro nelle tue mani" disse lui, prendendola in giro.
Le loro risate vennero interrotte dallo sbuffo del treno in arrivo e dal rumore delle ruote contro i binari della stazione. Gilbert si mise le mani nelle tasche, avvicinandosi alla porta d'ingresso e osservando il fumo venire su dalle rotaie.
"Potresti scrivermi una lettera. M-Mi piace leggere e potresti dirmi se avevo ragione sul freddo dentro al treno o meno" esclamò Anna all'improvviso, tanto che Gilbert ne rimase piacevolmente sorpreso.
"Scriverti?"
"Sì, tu sai dove vivo adesso e conosci anche l'indirizzo del Queen's: io non ho idea di quale sia il tuo. Sarebbe bello restare in contatto con qualcuno che non abita a Charlottetown e avere notizie dal mondo... esterno" aggiunse lei, rendendosi poi conto del guaio in cui si stava nuovamente cacciando e iniziando a gesticolare velocemente.
"Non importa, è un'idea stupida. Jerry ha ragione a dire che a volte dico cose senza senso. Non starmi a sentire"
"Va bene, ti scriverò. Saresti comunque più affidabile nel rispondermi sia di Roy che di Moody" disse lui, osservando poi la porta aprirsi e il capotreno iniziare a controllare i biglietti per il viaggio.
"Allora aspetto la lettera"
"E io la tua" rispose lui, corrugando piano la fronte e sospirando.
"Dovresti andare, non vorrai perdere il treno proprio ora che siamo qui" disse Anna, guardandolo negli occhi.
"Infatti, sarebbe assurdo" rispose lui, ignaro di quello che stava effettivamente dicendo e perso nello sguardo della ragazza di fronte a sé.
"Buon viaggio allora. Cerca di prenderti cura di te"
"S-Sì. Anche tu. E salutami i ragazzi e scusati per me se non sono riuscito a salutarli"
"Certo" mormorò Anna, prima di essere interrotta dall'urlo del capostazione che informava della partenza del treno.
I ragazzi rimasero a guardarsi per qualche altro secondo, dopodiché Gilbert mostrò il biglietto ed entrò nel treno, prendendo posto il più vicino possibile a dove poteva osservare Anna dal finestrino.
Non appena la ragazza lo notò, dietro al vetro spesso della carrozza dove si trovava, prese a salutarlo con un cenno delicato della mano e portando l'altra al cappello leggero che aveva in testa, per evitare di farlo volare via.
Un grosso sorriso le comparve sulle labbra nel vedere il treno iniziare a muoversi, mentre i capelli le volavano disordinatamente sul viso.
In quel preciso istante, stordito dai fischi del treno e dalla serenità che il sorriso di Anna Shirley-Cuthbert trasmetteva, Gilbert fu certo di vedere i capelli della ragazza colorarsi sulle punte sottili al di sopra del volto.
E il ragazzo rimase a bocca aperta quando li vide tingersi di un colore tanto acceso quanto raro.
"Rosso" sospirò lui in un sorriso, osservando la sagoma della ragazza farsi sempre più piccola e invisibile.

𝓒𝓸𝓵𝓸𝓾𝓻 𝓜𝓮 𝓘𝓷 // A Shirbert FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora