Un prestito fatto alla mia felicità

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Prima di partire per Carmody, sia Anna che Diana si accertarono di avere ben in mente entrambe il piano che le avrebbe portate da Henry e dalla sua famiglia: avrebbero dovuto sopportare la gita in banca e le discussioni sul cambio di moneta più vantaggioso per i canadesi, ma ne sarebbe valsa la pena.
Diana non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte: l'idea di rivedere Henry l'agitava come nient'altro, rendendola nervosa e parecchio intrattabile. Non era riuscita a stare ferma nel letto per nemmeno dieci minuti, rigirandosi in continuazione, e di conseguenza svegliando anche Anna e soprattutto Ruby, che il giorno dopo avrebbe dovuto studiare senza freni per un esame importante. Si era alzata non appena il sole aveva iniziato ad affacciarsi alla loro finestra, togliendole definitivamente quell'unico briciolo di sonno che poteva avere: si era posizionata davanti all'armadio, cambiandosi almeno tre abiti e arrivando alla conclusione che niente poteva starle bene quel giorno, nemmeno un abito fresco di sartoria.
"Sei bellissima Diana: anche uscissi con un sacco addosso attireresti comunque tutte le attenzioni su di te" sussurrò Anna, guardandola, con la bocca ancora impastata dal sonno.
Decisero di fare una colazione veloce, spingendo Roy a ingozzarsi di cibo pur di partire il prima possibile per Carmody: prima fossero arrivate in città, prima avrebbero trovato la casa di Henry.
Diana non riuscì a buttare giù che un pezzetto di toast, mentre Anna decise di addentare anche una mela e di portarsene una dietro in caso l'amica avesse avuto un attacco di fame improvviso, come sapeva sarebbe accaduto. Roy cercò di placare la loro smania di partire, dicendo che comunque suo padre non sarebbe stato libero prima delle dieci di quella mattina e che se fossero arrivati prima avrebbero dovuto girare a vuoto per la città, senza meta.
"Se ci presentassimo prima magari potremmo offrirgli un caffè o un tè, che ne dici?" chiese Anna, sperando fermamente in una risposta positiva.
"Mio padre non fa colazione la mattina e non beve neanche caffè: non credo che accetterebbe. E, in ogni caso, ha un incontro fino alle nove e mezza, per cui è inutile che insisti" rispose il ragazzo, provando a non strozzarsi.
Anna alzò gli occhi al cielo, cercando di reprimere l'istinto di piantare lui e la visita da suo padre per partire con Diana verso Carmody.
Roy si accorse dello sguardo annoiato della ragazza e cercò una soluzione per accontentarla il più possibile.
"Se riesci ad aspettare, potrei lasciare a te e Diana un paio d'ore di libertà dopo la visita da mio padre. Ci sono molte boutiques di abiti e qualche sala da tè davvero graziosa. Ti va?"
Il volto di Anna si accese immediatamente, aprendosi in un sorriso dolce: schioccò un bacio sulla guancia di Roy, dicendogli che la sua idea era meravigliosa e che non poteva essere più felice di così. Gli disse di terminare con calma la colazione e che lo avrebbe aspettato con Diana in cortile per la partenza.
Tornò in camera e, vedendo l'amica ancora sul letto in preda all'ansia, decise di portarla fuori, per farla respirare e per evitare che iniziasse a tormentarsi i capelli o le unghie.
Il clima, per essere ormai dicembre, era quasi piacevole anche se freddo: non c'era umidità e un leggero vento secco soffiava, inondandole i polmoni di aria pulita. Il cielo era limpido e incorniciato dai rami secchi e spogli degli alberi del Queen's.
"Che meravigliosa giornata per partire e iniziare un'avventura, cara Diana"
"Fortunatamente non piove, altrimenti ci saremmo inzuppate gli abiti nel cammino verso il treno"
"Avrei comunque avuto l'ombrello, ma sono sicura che oggi il sole splenderà e ci guiderà nella nostra ricerca".
Dopo una decina di minuti, una voce familiare e ansimante raggiunse le ragazze dal fondo del giardino.
"Signorina Anna!" urlò il ragazzo della consegna delle lettere, con il suo accento ormai inconfondibile.
Il giovane raggiunse Anna, porgendole una lettera scritta su una carta spessa e ruvida e una foglia dall'aspetto meraviglioso e unico.
"Sono per me?" chiese lei, senza togliere lo sguardo dalle mani del ragazzo.
"Sì. Mi perdoni: la foglia era dentro la lettera ma mi è caduta e avevo paura di romperla per inserirla dentro di nuovo. Ho preferito portargliela così"
"Va bene, non ti preoccupare. Grazie mille" rispose Anna, sorridendo e mostrando le sue tenere fossette ai lati della bocca.
Osservò prima la foglia e poi la lettera e, non appena lesse il nome di Gilbert, il suo cuore fece un salto per la felicità.
"Gli ho risposto appena tre giorni fa all'ultima lettera: credevo ci volesse ancora almeno una settimana perché rispondesse"
"Non mi sembri dispiaciuta di averla ricevuta in anticipo però"
"Mi piacciono le lettere. In generale, non solo quelle di Gilbert, sia chiaro"
"Sicuro"
"Dico davvero, Diana. Però mi chiedo che cosa mi abbia scritto così all'improvviso"
"Forse ha qualcosa di importante da dirti. E quella foglia?"
"Non so cosa voglia dire o di quale albero sia, ma è splendida" disse lei, rigirandosela tra le mani.
"Non la apri?"
"Preferisco farlo in camera, stasera. In mezzo agli altri mi sembra troppo poco intimo"
"Ma non eri tu a dirmi qualche giorno fa che non c'è assolutamente nulla di intimo tra voi due?" chiese Diana, alzando un sopracciglio e sorridendo maliziosamente.
"Intimo nel senso di... privato. Non mi piace leggere in mezzo a tutti, preferisco farlo quando sono sola" disse lei, inserendo con delicatezza la foglia all'interno del foglio e passando le dita sull'inchiostro scuro.
"Chi ti scrive?" le chiese una voce dietro di lei, osservando la busta tra le mani della ragazza.
"Roy! Com'era la colazione?" chiese Diana, sorpresa di trovarselo dietro le spalle e di non essersene accorta prima.
"Decente, ma nulla di eccezionale. Mangio meglio a casa mia. Allora, di chi è la lettera?"
"Nessuno!" urlò Anna, momentaneamente presa dal panico e attirando l'attenzione di tutti gli studenti. "Volevo dire, nessuno di importante. È solo Cole che mi aggiorna sulla situazione di Green Gables e su alcuni dipinti che sta facendo per una mostra d'arte"
"Capisco" disse Roy, vagamente dubbioso sulla veridicità di quelle parole. "Non la vuoi aprire?"
"Non ora. Magari più tardi, ora sono troppo emozionata all'idea di conoscere tuo padre" mentì lei, inserendo la lettera nella borsa capiente che si era premurata di portare con sé.
"Tesoro, rimarrai colpita dalla sua intelligenza e dal fiuto per gli affari. Ci divertiremo"
"Non ne dubito" rispose lei, lanciando uno sguardo veloce a Diana e incamminandosi poi verso l'uscita del college.



𝓒𝓸𝓵𝓸𝓾𝓻 𝓜𝓮 𝓘𝓷 // A Shirbert FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora