5-Lì dove il mondo non si incontra

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"Ero anch'io un ragazzo senza vita, uscivo per trovarne un po' da lei. Ma lei è una ragazza con troppa vita e di certo non la indosserà con meʼʼ

Era appena ritornato a casa con l'animo a pezzi, ma il cuore sempre pieno di lei. Voleva tanto cacciarla via dalla sua testa, in maniera prepotente stava entrando sempre di più nella sua vita. Chi si credeva di essere per fare tutto questo? Adriano era rimasto lì con lui quella sera, non aveva voglia di lasciarlo da solo. Niccolò non era un tipo che si affezionava subito alle persone, perché ogni volta finiva sempre in maniera assurda. Ma con lei era successo, e doveva cercare di stargli lontano. Lei probabilmente non l'avrebbe mai considerato a causa del suo lavoro.

L'aria di quella sera si era fatta parecchio pesante, aveva così tanti pensieri a tormentarlo. Aveva visto negli occhi di quella ragazza la paura di viversi una storia al centro dell'attenzione. Non voleva giudicarla per questo, chi era lui per esprimere tali giudizi?

Stava camminando da svariati minuti, dal salotto alla cucina. Aveva perso il conto di quante volte aveva fatto quel tragitto. Voleva solo schiarirsi le idee, voleva capire cosa gli stava prendendo. Perché stare così tanto male per quella ragazza con cui non aveva condiviso nulla di importante? Eppure era così che si sentiva... Spento e solo. Solo a pensarla il respiro si faceva sempre più corto. Non poteva ormai fingere a sé stesso, quella ragazza camminava nei suoi pensieri da quando la vide per la prima volta a quel bar.

«Sì?» Rispose al cellulare che insistentemente quella sera non faceva altro che suonare. Probabilmente tutti avevano il pensiero a Niccolò. Sapevano che quando qualcosa non andava, si richiudeva in sé stesso.

«Niccolò sono Stella. Perdonami se ho chiesto il tuo numero. Volevo solo che mi dessi due minuti del tuo tempo per parlare.» Disse la bionda, sperando in un suo consenso. Aveva già capito la situazione, non le sfuggiva nulla. Si notava il modo in cui lui guardava Vanessa. I suoi occhi cambiavano quando si avvicinava lei.

«Non mi sento tanto bene» Disse in tutta risposta, cercando di evitare tutto ciò che gli ricordava di lei. «Spero che non ti offenda. Possiamo parlare magari domani, ti va?» Chiese. Non aveva alcuna voglia di vedere qualcuno, né tantomeno parlare con un'amica di Vanessa. Non voleva farsi altro male. Così riattaccò subito il telefono, senza neanche dare modo alla bionda di parlare. Ma ciò che non sapeva, e che Stella quella sera, voleva soltanto avvisarlo di una visita inaspettata. Ma a lui non importava, voleva solo volare via, in un mondo fatto a misura per lui. Perché questo, non gli stava dando molte soddisfazioni.

«Adriá, posa sto cazzo de telefono!» Urlò Niccolò, spazientito. Il suo umore quella sera non era dei migliori, e questo il suo migliore amico lo aveva capito. Così senza neanche ribattere, bloccò lo schermo del suo cellulare e lo ripose in tasca. Non voleva litigare con lui, non era una bella idea in quelle circostanze. Soprattutto dopo quello che era successo, non se la sentita di urlargli contro.

Certo, doveva ammettere che era parecchio preoccupato. Niccolò raramente si arrabbiava in quel modo, molto probabilmente era la frustazione di un uomo disturbato da quel sentimento che tutti chiamavano amore. Non voleva accettarlo, dentro sé voleva ignorare tutte quelle sensazioni che provava a causa di quella ragazza, ma come doveva fare?

«Vorrei proprio sapere chi è stato quel deficiente che ha scattato queste fotografie, per poi girarle sul web. Vi hanno fotografati mentre stavate ordinando. Adesso il web è impazzito, perché credono che tu abbia la ragazza.» Sbuffò Adriano, battendo il pugno sul tavolo, facendo sobbalzare Niccolò riprendendolo dai suoi pensieri. Sapeva che tutto ciò era normale per una persona famosa. Ma vedeva quanto il suo amico ci stava soffrendo in quel momento per la situazione, di conseguenza non gli importava se era una cosa normale, non gli stava più bene. «Stanno riempiendo Vanessa di insulti e minacce di morte. È una cosa assurda ed ingiusta, ad oggi essere famosi significa non avere più una vita?» Si alzò di scatto dalla sua sedia, e si diresse in cucina con l'intenzione di prepararsi un caffè. Sarebbe stata una notte abbastanza lunga, soprattutto perché sapeva che Niccolò ultimamente soffriva di insonnia, e quindi non sarebbe andato via.

«Questa situazione mi sta facendo dare di matto. Perché mettere in croce una ragazzina per tutto ciò? Oltretutto Lei odia queste cose, questa situazione sta facendo in modo che lei si allontani del tutto da me.» Finalmente disse la sua, mentre continuava a passeggiare tra le due stanze, non si era ancora fermato, non c'era modo di stare tranquillo. Così decise di rilassarsi, prese una bottiglia di birra dal frigorifero e iniziò a sorseggiarla. «Tra un po' andrò in tour e la perderò completamente di vista. Perché quando tornerò, lei non saprà più neppure il mio nome!» Battè prepotentemente la bottiglia sul tavolo, tenendo la presa saldamente. Poi guardò di fronte a se, e cercò di mantenere un respiro regolare. Era inutile dannarsi per una cosa ormai persa.

E vedi quanto costa poi parlarne?
E dirti che ti voglio veramente.

All'improvviso il suono del campanello lo fece rinvenire. Adriano si recò subito alla porta, e Niccolò fece altrettanto. Chi poteva essere? Ma quando aprirono la porta, si palesò davanti a loro la minuta figura di Vanessa, che li lasciò senza parole. Chi le aveva dato l'indirizzo di casa? Perché aveva deciso di presentarsi a casa sua a quel modo?

«Niccolò» Pronunciò debolmente la mora. Lui rimase inerme, perso nei suoi occhi. Aveva perso anche la capacità di parlare. Non sapeva cosa dire, non sapeva se urlare e buttarla fuori, o restare lì ad osservarla e perdersi dentro di lei. Si stava domandando per quale motivo lei aveva deciso di presentarsi davanti la sua porta, era anche notte. Probabilmente nemmeno gli importava di avere una spiegazione, gli interessava soltanto averla lì vicino. «Io mi sono accorta di non essermi comportata in maniera corretta con te. Mi rendo conto che gestire tutta questa situazione è difficile, se non impossibile. E non è nemmeno colpa tua.
Mi rendo anche conto di aver esagerato e di aver messo in dubbio la tua bontà. E se sono qui adesso, è soltanto per chiederti scusa.» Chinò il capo davanti a lui, in attesa di essere perdonata. Soltanto le sue scuse avrebbero potuto farla sentire meglio. D'altro canto Niccolò non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, ma aveva capito dalle sue parole, quanto dispiaciuta fosse.

E abbiamo camminato tanto, tanto che neanche mi ricordo quante frasi che ho strozzato per non sembrare sempre il solito bambino con la faccia da perdente...

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