22- È come se vivessi coi piedi nel fuoco

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"Oggi mi sento sparire perché non so dentro più quello che ho.
É come se vivessi nei mesi passati, perché adesso non ho nulla che racconterò."


Continuava a urlare il suo nome, ma lui si stava fingendo sordo. Non aveva voglia di tornare indietro sui suoi passi, la rabbia non passava e nemmeno il dolore che provava. Si rannicchiò per terra, portò le mani sul viso e iniziò a piangere, ad urlare tutto ciò che le faceva male.

Non avrebbe mai immaginato che rivedere Niccolò le avrebbe rovinato nuovamente i piani. Era ancora innamorata di lui, dei suoi occhi così buoni. 

Adriano fece per voltarsi e andarsene, chiuse gli occhi e finse di non vedere nulla. Ma ad un tratto, la piccola mano di Vanessa lo costrinse a ritornare indietro. Lo aveva afferrato per i pantaloni, per fargli capire di non andare via, che aveva bisogno di lui.

«Per favore.» Disse semplicemente lei. Stella si avvicinò all'amica e la guardò con un grande interrogativo. Perché mai chiedere aiuto ad Adriano? Si erano lasciati in maniera poco carina. Eppure, lei sentiva ancora di potersi fidare di lui. 

«Vanessa, so già cosa stai per chiedermi.» Sbuffò Adriano, mentre la guardò negli occhi. Stava ancora versando lacrime per quell'amore distrutto. Bello quanto doloroso. «Anche se ti porto da lui, cosa pensi di fare?» Domandò adesso con un tono più gentile. Nonostante tutto, continuava a stare male se qualcuno versava lacrime. Oltre tutto quello che c'era stato, voleva bene a Vanessa. E anche se forse sbagliava i modi, i toni, l'avrebbe aiutata.

«Non c'è nulla che io possa fare? Ti prego, dimmelo.» Continuò a supplicare, mentre afferrò la mano di Adriano e si tirò su. «Non pensavo di potermi sentire nuovamente così.» Confessò. 

All'improvviso il cellulare di Adriano iniziò a suonare con insistenza, era Niccolò. Così fece cenno a Vanessa di aspettare, e si allontanò.

«Adrià, dov'è lei?» Chiese semplicemente Nic. Aveva comunque il pensiero a lei. A come stava, se stava ancora annegando fra le lacrime. Questo era lui. Semplicemente troppo buono. Pensava di aver esagerato e già i sensi di colpa lo stavano divorando. Seduto su quel divano, stava assaporando anche lui le lacrime quella sera. Il dolore mischiato all'alcool di poco prima, lo aiutava solo ad essere più vulnerabile. E anche se aveva cercato di viaggiare altrove con la testa, il suo chiodo fisso era sempre e solo lei. Il silenzio assordante di quella casa, lo aveva riportato a sentirsi per l'ennesima volta così solo.  

Oggi non voglio nessuno.
Abbasso le serrande, la luce non c'è. Sto sul divano e passa una pubblicità
di un tizio che sorride e vende una macchina. Spengo e rimane il silenzio, mi trascino in camera come una barca quando il mare è mosso.

«E' ancora dove l'hai lasciata.» Rispose semplicemente. Si vedeva quanto segretamente si amavano, e quanto silenziosamente si cercavano. Se dopo tutto quel tempo quel sentimento non era ancora morto, allora era semplicemente destinato a vivere. «Nic, cosa vuoi fare? Inutile girarci attorno, state soffrendo entrambi. Non pensi che così vi farete solo più male?» Disse. Ed era vero. Era arrivato il momento di gettare tutte le paure infami, tutti gli errori. Era ora di colmare tutti i vuoti, di riabbracciarsi e mettere a posto i pezzi. 

«Rivederla ha fatto uscire fuori il peggio di me, la parte mia che odio.» Confessò. «Ma non mi è mai passata, Adrià. Dal primo giorno che l'ho vista ho imparato ad amarla. Sapevo che con lei sarebbe stato diverso, non mi sbagliavo.» Disse ancora, mentre continuava a strofinarsi la fronte. Si sentiva confuso, perso dentro se stesso. 

«Torna qua, Nic. Ti sta aspettando.» Consigliò l'amico, poi riattaccò. Pensava che non ci fosse altro da dirsi, adesso c'era solo da agire. L'orgoglio non sarebbe servito a nulla. 

Poi tornò dalle ragazze e fece finta di nulla. Le invitò a rientrare al bar. Si sedettero, ma Adriano notò subito qualcosa che non andava in Stella. Non parlava e non lo aveva guardato neanche una volta negli occhi. Probabilmente aveva paura di rovinare nuovamente tutto, e quindi si stava tenendo alla larga. Non voleva perderli quel giorno, ma anche lei come lui, teneva troppo alla sua migliore amica. Metteva il suo benessere prima del resto, quindi involontariamente entrambi, commettevano gli stessi errori senza rendersene conto.

«Che succede, qualcuno ti ha tagliato la lingua?» Prese parola Adriano, invogliandola a rompere quel muro di ghiaccio che si era creato attorno a loro. Voleva porre fine a quelle guerre inutili. «Puoi guardarmi, per favore?» Domandò gentilmente, poi si trovò costretto a metterle una mano sul mento, forzandola adesso a guardarlo dritto negli occhi.

Stella si sentì mancare. Aveva interrotto quel sentimento sul nascere, con la convinzione di non aver mai provato nulla per lui. Ma non era così, in realtà aveva imparato ad apprezzare quell'uomo che davanti agli altri si mostrava duro, ma che in realtà aveva un grande cuore. Lo stava negando a se stessa anche lei.

«Quindi ti piaccio, è così? E' per questo che non riesci a guardarmi negli occhi.» Provò ad indovinare, sicuro di sè. Ma in realtà sapeva di aver fatto centro. Non sbagliava mai, sapeva leggere gli occhi, gli unici che mai avrebbero mentito, che mai sarebbero scappati via da quel sentimento che tutti chiamavano amore. 

Non ci riesco, sono solo.
No, non sorridere, non gioco.
Però ti guardo e siamo simili, entrambi col sorriso e i lividi.






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