17-Fateme cantà

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“Sto a impazzì appresso a troppe esigenze. C'ho bisogno all'appello de di' che so' assente”

Adriano andò via dopo aver dato ascolto alle parole di Stella. Lei aveva ragione. Non sarebbe servito a nulla portare ancora rancore, tanto non avrebbe potuto mai cambiare la situazione. E d'altro canto, forse era meglio che si mettesse un po' da parte anche lui. Era inutile insistere per quella storia, non era destinata a nascere. Ma la rabbia di sapere Niccolò triste lo accecava.

Prese il cellulare e compose il suo numero. L'unica cosa che poteva farli stare vicini adesso era quello. Sapeva che era inevitabile che Niccolò andasse via, era il suo lavoro. Non andava via per sempre, e lo sapeva, ma non riusciva a sopportarlo comunque. Perché anche se era circondato di amici, quando mancava lui, tutto era insignificante. Erano più che amici, loro si sentivano come fratelli di sangue.

fateme cantà... Pe' l'amici che ho lasciato ar parcheggio. Io che quasi me ce sento 'n colpa pe ave' avuto 'sto sporco successo.
Che è amico sul palco e t'ammazza nel resto.

«Sei il solito deficiente, t'ho chiuso tre volte e tu continui a richiamare. Come te butta?» Chiese Niccolò, e dalla sua voce non sembrava stare poi così male. Probabilmente il lavoro gli portava via così tanto tempo, che non ne aveva poi a sufficienza per pensare. E questo forse, era un aspetto positivo.

«Diciamo che so' 'mpallato» Rise, era felice di saperlo sereno. Non aveva voglia di accennargli di Vanessa finché lui non avesse chiesto sue notizie. Non voleva rovinargli i piani, magari stava cercando di andare avanti e non avrebbe interrotto quel tentativo.

«Sei popo er peggio.» Lasciò scappare una risata e poi riprese parola. «Comunque c'ho una novità. Mercoledì aprirò il tour e sarà in diretta TV. Mi hanno dato questa possibilità e abbiamo preso subito la palla al balzo.» Annunciò, sembrava molto felice. E Adriano non poteva non esserlo per lui.

«Questa è una bella cosa, frà. Sarò il primo spettatore, lo sai.» Disse semplicemente. Ma non c'era alcun bisogno di specificarlo, Niccolò sapeva già quanto Adriano facesse il tifo per lui. Era uno dei pochi che aveva creduto in lui da subito, e gliene era grato.

«Adesso devo andare che sto' 'mpallato anch'io. Ti chiedo solo un favore. Vorrei che lo dicessi a Vanessa. Non voglio che si annoi guardando tutto il live, ma voglio che ascolti il pezzo finale.» Chiese. Adriano si sentì mancare un attimo. Provava tanta tenerezza se pensava a quanto ancora lui gli corresse dietro. E invece lei non faceva alcun passo verso di lui.

«Sarà fatto.» Rispose semplicemente e poi chiuse la chiamata. Rimase per un po' a osservare quel cellulare, ma la sua testa era altrove. Non aveva mai smesso di pensare a lei neanche per un secondo probabilmente, e ciò stava a significare che anche se non lo dava a vedere lui ci stava ancora male.

*

Era arrivato il mercoledì, fra poche ore Ultimo avrebbe aperto il suo tour. Adriano non aveva ancora detto nulla a Vanessa, semplicemente perché sapeva che lei le avrebbe dato le solite risposte infantili e insopportabili. Non voleva perdere il lume della ragione e aveva esitato fino a quel momento.

Ma doveva adesso andare da lei. Era un favore che gli aveva chiesto Niccolò e non poteva non farlo. In ogni suo gesto c'era un suo perché, e non andava mai ignorato.

Così Adriano si fermò all'uscita del bar, Stavano per chiudere e avrebbe aspettato lì la ragazza. In realtà aveva ancora voglia di sgridarla per il suo comportamento, ma forse stava solo esagerando. Era meglio non peggiorare le cose ulteriormente.

«Cosa vuoi?» La voce di Vanessa lo fece rinvenire. Si voltò verso di lei, e la vide spazientita e con le braccia incrociate sotto al seno. Si notava lontano un Miglio quanto la sua presenza la urtava. «Se vuoi il caffè è troppo tardi, ti conviene prepararlo a casa con le tue manine.» Ironizzò. Ma vide che lui non si mosse neanche di una virgola, anzi, continuava a scrutarla da cima a fondo. Era ancora troppa la rabbia che gli scaturiva ad averla vicino.

«Hei, non vantarti troppo. Il tuo caffè è pessimo.» Prese in giro, e poi fece qualche passo verso di lei, e questo fece in modo che lei indietreggiasse. «Ho parlato con Niccolò qualche giorno fa. E mi ha chiesto di dirti una cosa. Se vuoi saperla dimmelo senza fare la bambina capricciosa.» Avvisò, e poi scoppiò istintivamente in una risata. La faccia di Vanessa era così buffa in quel momento, lo guardava come se avesse vicino l'insetto più brutto mai visto. Stella si fece coinvolgere da quella risata, sperava che prima o poi si sarebbero calmati un po' gli animi e che sarebbe tornato tutto a posto.

Nun so' bono a inventamme i discorsi
Sbaglio i modi, i toni, anche i tempi
Parlo piano, manco me sentiresti

«Se aveva qualcosa da dirmi, perché non chiamava me?» Rispose tutto d'un tratto lei. Adriano chiuse un attimo gli occhi, voleva davvero urlarle contro, ma doveva badare quegli istinti.

«Forse perché non gliene hai dato modo? Forse perché lo hai allontanato senza alcuna ragione, come tuo solito fare?» Chiese, cercando di lasciar andare un po' di ironia. Urlarle contro non sarebbe servito a nulla e non avrebbe cambiato la situazione. Ma non riusciva comunque a tenere a bada la lingua, ciò che pensava doveva dirlo. «Forse perché prima di andare via ha passato l'intera notte sotto la pioggia e sotto casa tua ad aspettarti per parlare. Ma tu hai fatto la bambina capricciosa ed egoista come sempre e...» Stella lo ammonì subito con lo sguardo, e Adriano annuì rimanendo in silenzio. Aveva ragione lei, stava di nuovo uscendo fuori la sua parte piena di rancore.

«Cosa devi dirmi?» Chiese Vanessa, mantenendo lo sguardo fisso su di lui. I suoi occhi adesso brillavano. Sentiva che Adriano aveva ragione, e pian piano se ne stava rendendo conto. Ma non lo avrebbe mai ammesso.

«Stasera alle ventuno Niccolò sarà in diretta tv. Non ti chiede di seguirlo, ma almeno di ascoltare l'ultimo brano.» Riportò le parole di Niccolò, poi si allontanò di qualche passo e accese una sigaretta. Vanessa invece non rispose, rimase in silenzio. Aveva l'ansia e la paura di sapere cosa lui quella sera, le voleva dire.

Pe' i ricordi che me spezzano er sonno
E a letto me fanno girà come un matto

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