8-Ti urlavo e tu non mi capivi

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"E vivi tu per me la vita che io rifiuto,
ti aspetto dove ti parlo restando
per sempre muto."

Si erano fatte le dieci in punto, Niccolò e Adriano si stavano preparando, pronti ad iniziare una nuova giornata. Dopo quello che era successo prima con Giulia, Niccolò voleva soltanto fare due passi fuori per rinfrescare le idee. Ogni volta il suo ritorno gli scombussolava le giornate, non sopportava quando qualcuno non rispettava le sue scelte. Lui l'aveva mollata, era finita, perché non rassegnarsi?

Così prese la macchina ed insieme al suo amico si diressero in un bar per fare colazione. E quale bar poteva scegliere Niccolò, se non quello dove lavorava Vanessa? Entrò dentro, guardandosi intorno, aveva necessità di incontrare ancora una volta i suoi occhi. Erano diventati il suo vizio preferito.

Quella cosa di cui non riusciva più a farne a meno. Ci aveva provato svariate volte a non pensarla, a cancellare l'immagine sua dalla sua testa. Ma non c'era nulla da fare, ormai era stracotto, il suo cuore aveva deciso così, di battere per quella ragazza col viso da bambina.

Io ti aspetto, giuro che lo faccio dentro un bar... Dove da dentro ti vedrò arrivare.

«Buongiorno.» Dissero Adriano e Niccolò contemporaneamente. Vanessa, che non si era minimamente resa conto della loro presenza, alzò il capo e se lo ritrovò davanti, con un sorriso stampato sul viso. Ma non sapeva che lei era la ragione di quest'ultimo. Lui cercava di farglielo capire così, cercava di comunicargli la voglia che aveva di stringerla, con gli occhi. Ma erano messaggi poco chiari per lei, impossibili da decifrare.

«Caffè?» Domandò, sapendo già che la risposta sarebbe stato un sì. «Hai il faccino addormentato. Te lo preparo subito.» Rise. Ma si sentiva stranamente a disagio ad averlo così vicino, non si sapeva spiegare nemmeno lei il perché quel giorno, il suo cuore stava battendo così forte. Forse era troppo ingenua da capire che tutte quelle sensazioni erano soltanto l'inizio di qualcosa di magico.

«Grazie.» Ringraziò lui, beandosi ancora della sua presenza e dei suoi occhi che amava leggere. «Posso avere anche dell'acqua?» Chiese dolcemente. Era quello che le aveva chiesto lei al loro primo incontro, stava soltanto alludendo a quello. Gli sembrava come rivivere il primo giorno, e non era passato nemmeno troppo tempo. Ma ogni attimo passato senza di lei sembrava un eternità.

«Certo. Arriva subito.» Disse, mentre iniziò a preparare i caffè ai due ragazzi. Ma stava iniziando a tremare senza alcuna ragione, così invitò uno dei suoi colleghi a servirli, e corse via in direzione del bagno. Stella si accorse subito del comportamento strano dell'amica, e le corse dietro. Scontrò i suoi occhi con quelli di Niccolò, che preoccupato, stava cercando di capire cosa le era preso.

«Ma perché scappa sempre?» Chiese Niccolò, guardandosi negli occhi con Adriano. Non riusciva a comprendere quello strano atteggiamento. «Le ho detto qualcosa di male?» Domandò ancora, nonostante sapesse già di non aver sbagliato nulla.

«È pazza questa ragazza, Niccolò.» Sbottò il suo amico, guardando il collega di Vanessa. E quest'ultimo fece spallucce, nessuna l'aveva mai vista così nervosa. «È chiaro che si sente in imbarazzo. Altrimenti non c'è altra spiegazione.» Si rivolse al suo amico, che aveva ancora gli occhi puntati a quella porta che aveva sbattuto con prepotenza poco prima.

«Imbarazzo di che? Non ho neanche parlato, Adrià. Le ho chiesto solo dell'acqua.» Così nervosamente prese posto ad un tavolino, con lo sguardo sempre rivolto alla porta del bagno dove lei era scappata qualche istante prima. Era preoccupato e le sue gambe iniziarono a tremare, ma Adriano fermò quei movimenti posandogli una mano sul ginocchio, cercando di farlo tranquillazzare.

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