18-Passami la vita fra le mani

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Era arrivato quel tanto e atteso momento. L'angoscia le pervase tutto il corpo, l'ansia la stava divorando. Aveva paura di ascoltare, di sapere, di recepire quel messaggio.

Era distesa su quel divano ma la sua testa era altrove. O forse, voleva essere altrove. Lì dove il mondo non poteva toccarla, come le aveva risposto Niccolò alla sua richiesta di andare via.

E finalmente lo vide, sopra quel palco e le luci riflesse su di lui. Erano passati pochi giorni, ma era come se non lo vedeva da una vita. Pensare che lo aveva avuto vicino, lo aveva toccato e baciato le sue labbra. Adesso doveva accontentarsi di vederlo tramite uno schermo. E probabilmente una volta che sarebbe tornato si sarebbe accontata di osservarlo da lontano. In fondo, quella brutta situazione era stata lei a crearla, e non poteva dare a lui nessuna colpa.

Stella fece il suo ingresso a casa di Vanessa avendo la copia delle sue chiavi. Immaginava già che non sarebbe stata una bella serata per lei, i sensi di colpa e la tristezza l'avrebbero sopraffatta. E non voleva lasciarla tutta sola, ci sarebbe stata lei ad alleggerire quel momento tanto triste. Ma la sorpresa era quella di vedere entrare anche Adriano dentro casa sua, e sicuramente lei non se lo sarebbe mai aspettato. Così di soprassalto si alzò dal divano pronta a fronteggiarlo.

Oramai era così che faceva in sua presenza, per autodifesa iniziava ad attaccare per prima, anche senza alcuna ragione.

«Hei, ma è sempre così?» Domandò Adriano, nascondendosi dietro le spalle di Stella, che iniziò a ridere. «Che brutta! Sembra un bulldog.» Iniziò ad offenderla soltanto per il gusto di vedere una sua reazione. Ma al contrario, Vanessa tornò a sedersi su quel divano, mantenendo lo sguardo fisso sul suo Niccolò.

«È venuto a guardarsi il concerto con noi, ho pensato che sarebbe stato carino esserci tutte insieme per sostenere Ultimo!» Spiegò Stella entusiasta. Subito si accomodò anche lei sul divano seguita da Adriano. Ultimo era comunque il suo idolo, amava ogni singola canzone di quel ragazzo. Per lei seguirlo non era solo un modo per sostenere un amico, ma era un piacere.

Era trascorsa già mezz'ora, e Vanessa non aveva abbandonato quello schermo neanche per un attimo. Qualche lacrima rigava di tanto in tanto il suo volto. Si rese conto quanto Niccolò le mancava quella sera, quanto male faceva osservarlo da lontano, pensava a quello che ingenuamente aveva perso e non si dava pace.

«Guarda che sta cantando canzone stupida, non c'è niente di commovente in quel brano.» Stuzzicò Adriano giusto per rompere il ghiaccio, ma non era servito a far tornare la serenità dentro lei. Si sentiva molto turbata, e la voglia di prendere un aereo e volare da lui era troppa. Voleva andare via in quel preciso momento e andarselo a riprendere nuovamente, cercando di scanzare tutti gli ostacoli che le si sarebbero presentati.

«Io sto male» Affermò, facendo sobbalzare i due, che subito si votarono a guardarla con preoccupazione. «Quanto sono stata stupida? Mi manca così tanto, io non pensavo che mi sarei mai potuta sentire così.» Iniziò a piangere. Quelle lacrime a contatto con le sue guance, quella sera, bruciavano. Stella la abbracciò, voleva farle sapere che le era comunque vicina, nonostante i suoi errori. In fondo, era da quelli che stava imparando la lezione.

«Giuro, sembra di assistere ad un suo tributo! Piangi dall'inizio.» Rimproverò. Non era facile per lui consolare qualcuno, stringerlo fra le sue braccia. Era una cosa che lo imbarazzava parecchio.

«Hei. Ti chiedo un briciolo di compassione. Se così stronzo da sempre?» Chiese Stella, irritata da quelle parole. Ma oramai aveva avuto modo di conoscere Adriano, aveva capito il suo carattere. Era inevitabile per lui. Non riusciva ad essere serio neanche nelle peggiori situazioni probabilmente. L'ironia faceva parte di lui. Era un modo come un altro per alleggerire i problemi.

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