6-Prendere o lasciare

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"Prego anche se in fondo io non ci credo che qualcuno senta e apprenda le mie angosce. Io credo alla guerra di coscienze,
in contrasto dentro un'anima sola. Siamo mille universi dentro una sola persona"

Vanessa sembrava veramente dispiaciuta per l'accaduto, non avrebbe mai voluto accusare Niccolò e i suoi amici di tali cose. Ma le era venuto spontaneo, aveva paura dei giudizi della gente, non poteva farci nulla. Aveva avuto modo, tramite Stella, di leggere i commenti sotto a quelle foto. Ed erano alquanto sgradevoli, le facevano ribrezzo. Perché addirittura augurargli del male, solo per essere uscita con una persona conosciuta?

Lei non aveva doppi fini. Era troppo ingenua per averne. Non sapeva neanche niente di lui, non sapeva la sua storia, non conosceva la sua musica. Per lei era una persona come tante, nulla di più, tutto di meno. Aveva visto negli occhi di Niccolò una luce diversa, era piacevole stare in sua compagnia. Voleva soltanto non rovinare quei piccoli attimi che c'erano fra di loro.

«No, no.» La ammonì subito Niccolò. «Non voglio che ti scusi. Non c'è alcun bisogno. Lo so perché lo hai fatto, non sentirti in colpa. È tutta colpa mia che ti ho trascinato lì stasera, stai tranquilla, chiarirò tutto.» Disse, cercando di andarle incontro. La cosa che più gli interessava era vederla e saperla tranquilla con sé stessa. Se tutto questo le causava un gran imbarazzo, lui avrebbe cercato di aiutarla. Anche se allontanarla da lui significava perderla, non poteva permettere di averla con sé, nella sua gabbia. Dove lei non si sarebbe mai sentita a proprio agio.

«Ma io sono davvero dispiaciuta. Non voglio che pensi che io sia una cattiva persona, Niccolò. Semplicemente i giudizi mi spaventano.» Spiegò ancora. Perché ci teneva così tanto a scusarsi? Niccolò l'aveva già compresa. Non doveva avere più alcuna paura. Poteva stare tranquilla che lui non l'avrebbe mai giudicata, conosceva quelle sensazioni. Sapeva come si sentiva. Avrebbe avuto sempre una parole di conforto per lei.

«Non devi avere mai paura del giudizio della gente. Le persone non sono in grado di pensare, per questo giudicano.» Cercò di calmarla, regalandole un sorriso. La capiva. Anche lui in passato aveva sofferto per la stessa cosa, col tempo, aveva imparato a fregarsene. Solo lui poteva giudicarsi.

Prendere o lasciare,
o mi comprendi oppure è uguale. Tanto il mondo sa ingannare con le pubblicità al mare, dove tutti sono uguali nessuno si chiede niente. Ma il set ora è finito, tornate ad essere niente.

«Non stare lì, accomodati pure dentro.» La invitò ad entrare, ma Vanessa rimase ancora lì sulla soglia senza rispondere, era in imbarazzo. La presenza di Adriano non l'aiutava per niente, si era comportava da ragazza fin troppo piena di sé, e da lì aveva capito che non gli stava simpatica probabilmente.

«Puoi entrare, non ti mangio mica» Sbuffò Adriano, mostrando la sua indifferenza. Ma in realtà lui non era così. Sapeva che era una ragazza buona, piena di paure. Ma preferiva mostrarsi così, freddo e diretto. Doveva prima capire le sue intenzioni prima di fidarsi del tutto. Semplicemente la felicità di Niccolò gli importava di più.

«Scusami, forse non è una buona idea. Ti ho già messo nei casini facendoti uscire con noi, e ti sto chiedendo di entrare anche a casa mia, senza pensarci.» Balbettò Niccolò in evidente imbarazzo, non aveva ancora imparato a controllarsi dinanzi a lei. Non sapeva come comportarsi in sua presenza. «Come ho detto prima, chiarirò la situazione così starai meglio, e noi usciremo dalla tua vita. Non voglio crearti altri problemi.» Fece un sorriso di circostanza. Era la cosa migliore. Non poteva forzare le persone a rimanere facendo l'egoista e pensare solo a sé stesso.

«No. Ascolta, io...» Cercò di dire, e poi chiuse per pochi istanti gli occhi, come se si stesse forzando a dire qualcosa. Poi li riaprì, e si scontrò con quelli suoi, che quella sera, brillavano più di tutte le stelle nel cielo. «Non è questo che voglio. Non fraintendere, ma... Sei un bravo ragazzo, tu ed i tuoi amici siete delle splendide persone. Quindi, mi farebbe piacere rivederci, non voglio che questa cosa rovini l'inizio di una bella conoscenza.» Disse tutto d'un fiato, per poi diventare di colpo rossa. Non gli diede neanche il tempo di replicare, che corse per le scale ed andò via. Era imbarazzata, e l'unica cosa che riusciva a fare quando si intimidiva era correre via.

«Oooh.» Rise Adriano, notando l'amico ancora fermo sulla soglia della porta. L'aveva vista correre via, ma il suo cuore era sempre pieno di lei. Era rilassato all'idea di poterla rivedere ancora. «Qui cupido ha fatto un ottimo lavoro.» Si prese ancora gioco di lui, mentre si sollevò per dargli una pacca sulla spalla. Poi lo invitò ad uscire dal suo stato di trance, e chiuse quella porta che Niccolò non smetteva di fissare.

«Damme 'na birra, Adrià.» Disse, per poi subito dopo tornare a sorridere. Era come essersi tolto un grande peso dal cuore. Come tornare a respirare dopo svariati secondi sott'acqua. Come vedere il mondo da una prospettiva diversa. A lui quel poco che lei gli dava, gli bastava. Se lo faceva bastare. Ci sarebbe andato piano, avrebbe rispettato le sue idee e i suoi tempi, se tutto ciò serviva a portarla da lui.

«Perché è corsa via?» Si domandò Adriano, lo reputava un comportamento infantile. Ma in fondo, chi era anche lui, per giudicare? «Secondo me è andata via perché si è pentita di quello che ha detto.» Fece un ghigno, aveva l'intenzione quella sera di infastidire il suo migliore amico. Adorava quando quest'ultimo andava in paranoia per qualcosa. E si sa, ipocondriaco per come era, non ci sarebbe stato niente.

«Vuoi litigare?» Provocò Niccolò. Ma subito dopo scoppiarono in una fragorosa risata. Si volevano un gran bene. E per Adriano le vittorie di Niccolò, erano un po' anche le sue. «Non c'ho voglia stasera. Quindi alza il tuo culo da questa sedia e vai a dormire. Non infastidirmi ancora, ho dei testi da scrivere.» Disse, e Adriano alzò le mani in segno di resa. Ma subito dopo riprese parola, voleva soltanto sapere perché quegli occhi pieni di vita, diventavano cupi di colpo.

«Niccolò stare da solo non ti aiuterà mica. Parla con lei, dille quello che provi. Ti toglierai questo peso e ti sentirai meglio.» Consigliò. Per lui la cosa migliore era liberarsi, ammettere i suoi sentimenti, comunque sarebbero andate le cose. Lo avrebbero aiutato a stare meglio, rinchiudere tutto dentro se stesso non era la cosa migliore. «Di cosa hai paura? Parlarmene, Nic.» Continuò. Voleva solo essergli d'aiuto, sapeva quanto quella situazione lo stesse logorando dentro.

«Non mi va di parlare, Adrià» Sbuffò, portandosi le mani sulla fronte. Si sentiva stanco, stanco di tutti quei pensieri che gli passavano nella testa. Aveva paura a riaprire il cuore ad un altra donna, aveva l'ansia di essere rifiutato. Questa probabilmente era la sua paura più grande, al momento. Sapeva che era infantile averne, ma trovava ancora più assurdo essersi legato così tanto a quella ragazza senza un apparente motivo.

Non aveva nulla in comune con lei. Non avevano mai fatto un discorso da amici. Non erano mai usciti da soli, forse non si erano neanche presentati mai. E allora, perché gli sembrava di conoscerla da una vita? Perché quegli occhi gli infuocavano l'anima ogni volta che si scontravano coi suoi? Si sentiva così tanto legato a lei, non conosceva nemmeno le ragioni, ma sapeva soltanto che voleva averla con sé. E probabilmente, infatuato come era, sarebbe impazzito all'idea di vederla tra le braccia di un altro. Ma se lui non faceva neanche un passo verso di lei, come poteva pretendere che qualcun'altro doveva farsi da parte?

«Allora sogni d'oro, principessa» Fece un occhiolino, e poi andò verso la porta della stanza del suo amico, e si lasciò andare fra le braccia di morfeo. In fondo era questo che lui voleva, voleva stare da solo. E Adriano lo accontentava sempre quando lo chiedeva, sapeva come erano fatti i tipi come lui. Facilmente irritabile, l'unica cosa che riusciva a farlo tranquillizzare era scrivere dei testi. Che da quando l'aveva conosciuta, riusciva a fare con più naturalezza.

Così Niccolò rimase ancora lì, a fissare quei fogli, che da giorni finalmente avevano iniziato a prendere colore. E tutto questo, lo doveva solo a lei. Perché da quando l'aveva vista, qualcosa dentro di lui si era risvegliato e finalmente riusciva a trasformare i suoi sentimenti in musica. E chissà prima o dopo magari l'avrebbe anche ringraziata per ciò che stava facendo, senza neanche accorgersene. Ma come poteva farglielo sapere?

Come pensi che stia? Non so cosa mi prende. Non so cosa mi uccide, qui chi pensa poi perde.


#SpazioAutrice

Come avrete ben notato, l'aggiornamento è previsto per sabato/domenica, ma quando riesco, e sono un po' avanti coi capitoli, cerco di aggiornare prima. Quindi, eccovi il capitolo in anticipo. ☺️

Vanessa si è andata a scusare con Niccolò, il quale la perdona immediatamente e cerca di farla sentire meglio e rassicurarla. Ma quanto è tenero? È proprio preso tanto da lei.

Ma di lei invece, che ne pensate?

Fatemi sapere nei commenti, vi leggo e vi rispondo a tutte/tutti ❤️ Un bacio, al prossimo aggiornamento!

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