14-C'è un'aria strana stasera

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“C'è un'aria strana nel cielo, esco da casa in silenzio. Non è ancora neanche l'alba, ma a dormire non ci penso.”

Le ore continuavano a passare, ma Niccolò da lì non voleva andare via. Sperava di vederla tornare indietro sui suoi passi. Ormai non gli rimaneva ancora molto tempo, aveva quasi paura di non riuscire nemmeno a salutarla prima di partire. E aveva paura al solo pensiero di cancellare ogni minimo ricordo che avevano insieme, seppur piccoli e forse insignificanti, per lui avevano un significato che a parole non era in grado di spiegare.

Guardò l'orario dal suo cellulare e vide che si era già fatta mezzanotte e mezza. Aveva perso la cognizione del tempo, non sapeva neanche lui da quanto stava lì seduto per terra senza neanche dire una parola. Oramai il freddo non lo sentiva neanche più, quello che provava lui era più gelido del vento stesso.

«Si è fatta notte» Finalmente prese parola, rompendo il silenzio che si era creato tra i due. «Che ragazza stupida, come ha potuto credere a quelle parole? Che ingenuità.» Si irritò subito dopo ritenendola stupida. Come poteva aver creduto ad una semplice sconosciuta? Non aveva neanche provato a fare chiarezza con lui, non lo aveva lasciato parlare. Si era comportata da vera egoista. Eppure, lui, era sempre lì per lei.

«Ho sempre detto che non è una ragazza a posto, tu perché non mi hai creduto?» Ironizzò Adriano, ma il suo migliore amico lo ignorò. «Ad ogni modo, Nic, credo che sia inutile aspettare qui. Anche se dovesse cambiare idea, dopo il suo atteggiamento, non ammetterà così facilmente il suo errore. Non ti aspettare che domattina correrà da te, perché non lo farà.» Lo riportò coi piedi per terra, ma lui sbuffò. C'era sempre quella piccola luce di speranza accesa nei suoi occhi. Voleva credere che Vanessa prima o poi sarebbe tornata da lui. Ma si era già fatta una certa ora e lei non si era mai più affacciata da quella finestra. Continuava a fissarla, ma di lei nessuna traccia. Probabilmente stava già dormendo ingara di tutto, senza sapere che fuori casa sua c'era chi probabilmente non avrebbe nemmeno rincasato.

«Su, smettila.» Continuò a lamentarsi. Non voleva dare ascolto ad Adriano. Perché semplicemente sapeva che aveva sempre ragione. Quelle parole facevano male e non le voleva ascoltare.

Io cerco solo di capirti, e la notte non ci dormo. Se soltanto avessi pace saprei essere come loro...

«Lo dico per non farti rimanere male quando tutto questo accadrà.» Sollevò le mani in segno di resa. Cercò di restare in silenzio qualche istante ma non riuscì. Non riusciva a non dire ciò che pensava sopratutto quando in gioco c'erano i sentimenti di Niccolò. «Nic, stai per andare via per un po'... E penso proprio che non riuscirai a salutarla. Stai coi piedi per terra, fidati. Andrà così.» Disse appoggiando una mano sulla sua spalla, ma quest'ultimo tolse la mano irritato e sollevò gli occhi al cielo. Anche i consigli quella sera facevano male.

«Posso sapere per quale motivo stai usando parole così dure nei miei confronti? Dovresti confortarmi.» Alzò il tono della voce infastidito. Voleva qualcuno che gli desse fiducia e coraggio, che gli dicesse di fregarsene e correre da lei, importunarla se proprio doveva. Ma doveva cercare un chiarimento. Ma Adriano non lo avrebbe mai fatto, non avrebbe mai consigliato tutto ciò e lui già lo sapeva.

«E invece no. Io non ti mentirò, non ti dirò frasi sciocche come qualsiasi altro. Non ti dirò mai che lei verrà da te e si scuserà come l'ultima volta... Ha dubitato di te per la seconda volta, non avrà la faccia di venirsi a scusarsi. Quindi no, Niccolò. Vanessa non verrà. Odiami pure, ma questa è la verità.» Si sollevò improvvisamente e accese una sigaretta. Voleva tanto evitare quei discorsi con lui, voleva davvero stare ancora una volta in silenzio come aveva fatto fino a poco prima. Ma non riusciva, le lacrime di Niccolò erano anche le sue. Sapeva di non potergliele asciugare quella sera, perché avrebbero continuato a bagnare il suo viso. E allora doveva andare avanti a forza di cruda verità.

E ti dedico il rumore di queste inutili parole.

«Lei verrà, non mi lascerà andare via così. Anche lei prova qualcosa per me.» Ribattè. Ma non era neanche lui sicuro di ciò che stava dicendo, finora quel sentimento Vanessa non lo aveva palesato. Eppure lui ci sperava sempre, ancora.

Io ti dedico il silenzio, tanto non comprendi le parole

«Quel qualcosa evidentemente non basta. Se un rapporto inizia in questo modo, senza fiducia... Dove andrete a parare?» Si infuriò ancora di più, perché Niccolò era così maledettamente testardo? «Poi so cazzi tuoi.» Sbuffò, e decise di non intromettersi più. Era una battaglia persa, lui non lo ascoltava nemmeno.

Nel frattempo Vanessa si era chiusa in camera per tutto quel tempo, aveva di tanto in tanto la tentazione di aprire la finestra per vedere se lui era ancora lì, ma non aveva il coraggio di controllare. Aveva paura di incontrare i suoi occhi... Cosa avrebbe dovuto dirgli? Che era codarda oramai lo aveva dimostrato, come poteva cambiare le cose? L'unica cosa che riusciva a fare era piangersi addosso.

Non sapeva cosa fare e nemmeno cosa dire. Non sapeva a chi e a cosa credere. Pensava tante volte quanto fosse strano che un personaggio famoso si sia avvicinato a lei con tanta naturalezza. Ed era questo probabilmente a renderla così confusa. D'altro canto voleva tanto correre da lui, fra le sue braccia e dirgli che lo avrebbe dovuto credere fin da subito. Ma voleva anche vedere fin dove lui sarebbe arrivato.

«Perché ho reagito così? Perché non ho chiesto una spiegazione?» Continuava a dannarsi e a rigirarsi nel letto. Pensava a quanto probabilmente lo avesse deluso. Ma non voleva uscirne ferita da tutta quella situazione, non voleva soffrire per amore, sopratutto non voleva soffrire per chi in così poco tempo le aveva rubato il cuore.

Ed io so quanto costa per te, ma cerco solo un motivo per sentirmi vivo e non è semplice.

So quanto pesano in te quelle paure lontane, meriti anche tu un posto da visitare.

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