15-Io la vita la prendo com'è

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“Preferisco vivere senza mai più chiedere.
preferisco stringere che lasciare perdere.
Vivo nel confronto di un secolo e un secondo, e non trovo così assurdo che il mondo sia un istinto. Ti va se ci lasciamo, che torna il desiderio? Poi vieni qui vicino e raccontami un segreto.”

Adriano si sentiva molto frustrato. Niccolò stava perdendo la pazienza, si era fatta mattina e di lei nessuna traccia. Era sicuro che sarebbe riuscito a vederla, lei sarebbe dovuta andare a lavoro. Ma invece nulla, quelle luci erano sempre spente. Si dannava se pensava di aver passato una notte in bianco sotto casa sua, come uno stupido.

«Se lei non scende entro dieci minuti giuro che parto oggi stesso col primo aereo.» Era stufo di aspettare e di non vederla tornare. Non aveva neanche mandato un misero messaggio per avere spiegazioni, e allora lui iniziava a pensare che a lei, probabilmente, non gli importava più di tanto.

«Anticipi la partenza per lei?» Rise Adriano, portandosi le mani sul viso. Aveva perso le speranze, non sapeva più come farlo ragionare. Ma sarebbe stato tutto inutile, quando il suo amico prendeva una decisione era impossibile fargli cambiare idea. «Se la pensi così, allora ti conviene andare via adesso. Non capisci che lei non verrà, Nic? Non sta andando neanche al lavoro probabilmente per non incontrare te.» Ed ecco che gli palesava la cruda verità in faccia, come tutte le volte. Niccolò annuì semplicemente, Adriano aveva ragione.

Perdona la freddezza, ma spero che mi salvi.

«Hai ragione.» Sbuffò. Al solo pensiero di andare via senza vederla un ultima volta, non respirava. «Vado a salutare i miei e vado oggi stesso. Sali.» Gli aprì la portiera della macchina, ma Adriano non salì. Lui doveva rimanere lì oramai, affrontarla e dirle tutto quello che Niccolò stava passando per colpa sua. Non avrebbe chiuso quel capitolo per nessuna ragione al mondo.

«Ho delle cose importanti da fare, non perdere tempo e vai dai tuoi. Verrò dopo.» Disse. Niccolò annuì e salì sull'auto andando via da lì. Si sentiva male al solo pensiero di non averla vista prima di andare via. Ma in fondo questo era ciò che lei voleva: non incontrarlo.

Ma lui non riusciva a rispettare quegli spazi che lei chiedeva. Poteva sembrare egoista, ma quel cuore batteva solo per lei.

Si accostò un attimo, il desiderio di tornare indietro era più grande di qualsiasi altra cosa. Ma l'orgoglio anche non scherzava. Così rinunciò. Provò a vedere un ultima volta se sul cellulare avesse dei suoi messaggi, ma non c'è ne era neppure uno.

E non essere mai affranto se un sogno non si svela, ho visto gente esclusa ridere a squarciagola

Aveva capito in quel preciso momento che era inutile correre dietro a chi, di lui, non aveva capito proprio niente. Aveva voglia di una storia d'amore sana, non una storia dove lui già da subito doveva mettere il novanta percento del cuore senza ricevere niente in cambio. Non aveva voglia di correre dietro a chi non si prendeva la briga di parlare e di risolvere la situazione.

Lui non aveva sbagliato in niente. Per quale motivo doveva starci così male? Perché a rimetterci doveva essere lui? Voleva solo andare via, dedicarsi al suo lavoro per un po' e non pensare più a niente.

E lei? Lei se teneva veramente a lui, lo avrebbe aspettato. Lo avrebbe cercato e avrebbe fatto qualche passo in avanti per non perderlo. Lui non si sarebbe mosso mai più.

Non prenderò quel treno che porta nel futuro, no. Io voglio godere anche un semplice minuto

*

«Vuoi nasconderti ancora, Vanessa?» Domandò Adriano che aveva notato la ragazza a pochi metri da lui, nascosta tra le macchine. «Sai cosa mi fa ridere? Il fatto che tu abbia visto Niccolò andare via e non hai fatto nulla per fermarlo.» Rise. Ci aveva visto lungo con quella ragazza, pensava. Non riusciva più a credere a quel faccino innocente che lei mostrava. Quegli occhi da ingenua che aveva, non erano altro che una pura illusione per lui. Perché per quegli occhi il suo migliore amico si stava perdendo, stava soffrendo.

«Non sbagliano quando dicono che sei troppo impiccione.» Sbuffò Vanessa, sedendosi sul marciapiede. Aveva il viso di chi non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Il viso di chi si dannava, ma non lottava mai per ciò che amava.

«Invece di metterti così comoda, perché non corri da lui? Sta andando via e non avverto neanche un minimo di tristezza in te.» Fece il finto disgustato, per poi girarsi a guardare altrove. Aveva tante di quelle cose da dirgli, ma preferiva tacere. L'avrebbe ferita troppo, così tanto che si sarebbe sentita in colpa per ogni singolo errore che aveva commesso nella sua vita. E per quanto la odiava in quel momento, non l'avrebbe mai calpestata a tal punto, manteneva sempre quel rispetto che in casa gli avevano insegnato.

«Correre da chi? Da lui? Non gli ho mica detto di anticipare la sua partenza, o sbaglio?» Rise, ma abbassò subito dopo lo sguardo. Le lacrime minacciavano nuovamente di uscire e lei non avrebbe permesso che ciò accadesse. Non davanti ad Adriano oltretutto. «Un giorno in più o un giorno in meno cosa cambia? Non farà bene a nessuno dei due.» Confidò, poi senza neanche salutare andò via.

«Sei veramente una pessima persona, Vanessa. Nei tuoi occhi vedevo qualcosa di diverso, ma mi sono sbagliato. Sei uguale a tutto il resto.» Le urlò contro. Lei si fermò un solo istante ma senza mai voltarsi a guardarlo. Chissà come mai quelle parole l'avevano ferita così tanto. Chiuse gli occhi e finse di non pensarci, proseguì lasciando tutto il resto alle sue spalle.

Adriano voleva tanto rincorrerla e cercare di farla ragionare. Urlarle contro a più non posso per farle capire il bene che Niccolò provava per lei. Ma sarebbe stato inutile, lei fingeva di non vedere ciò che accadeva intorno a lei e la gente a causa sua soffriva, soffriva per la sua indifferenza. Soffriva a causa del suo modo di essere, del suo modo orribile di alzare muri incredibilmente alti da non far passare nessuno. E lei lo sapeva che probabilmente, a causa del suo essere, un giorno sarebbe rimasta completamente sola.

Io la vita la prendo com'è
questo viaggio che parte da sé
che non chiede il permesso mai a me
io la vita la prendo com'è

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