4- Pomeriggio di Studio - Michele

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Normalità.

Lo guardo e niente per lui sembra essere cambiato dal nostro bacio dato che si comporta come il solito. Non si è negato nemmeno la battuta sui pompini per cui per quale motivo io dovrei iniziare a farmi dei film assurdi sul fatto che improvvisamente potrei essere diventato gay solo per un cazzo di bacio dato alla persona che infesta i miei sogni?

Fanculo tutto.

Forse ho solo bisogno di scopare come si deve.

"Mammaaaa!". Sento Aly urlare non appena mette piede in casa con me e Jo dietro di lei. "Abbiamo ospiti!".

"Ciao!". Saluto non appena vedo la donna che mi ha tenuto tra le sue braccia lasciandomi piangere tutte le lacrime che volevo quando è venuta a mancare mia madre.

"Tesoro". Dice lei raggiungendomi e stringendomi in un abbraccio.

È strano come mi sento sempre a casa quando entro tra queste quattro mura.

"Abbiamo vinto?". Mi chiede allentando la stretta per guardarmi negli occhi.

"Come sempre!". Le rispondo e il sorriso che si allarga sul suo viso mi riempie di orgoglio, come se facendo felice lei, facessi felice mia madre.

"Dai mamma! Lascialo in pace!". Sento Aly insinuarsi tra di noi e noto gli occhi della madre alzarsi al cielo.

Sorrido e quando mi sento afferrare la mano, per una frazione di secondo il mio cuore accelera la sua corsa per poi tornare al suo battito normale quando mi rendo conto che non è lui, ma lei.

"Mangiamo!". Mi dice, ma lo sguardo nei suoi occhi sembra suggerire qualche sottinteso che forse non vorrei e non dovrei cogliere. Per cui mi volto in cerca del mio amico e quando lo trovo noto uno strano sorriso sul suo viso, segno che sa qualcosa che io ancora non so.

Decido di lasciar perdere per il momento e mi siedo a quello che è il mio posto da quando frequento questa casa. Mangiamo come al solito parlando di tutto e scherzando sul nulla e anche se so che è sbagliato nei confronti di mio padre, ringrazio Aly per avermi invitato a pranzare con loro.

Io e Jo laviamo i piatti come sempre e una volta finito saliamo le scale verso la sua camera. Non appena vedo il letto ancora sfatto, mi ci butto sopra senza pensarci due volte, ma il secondo dopo mi alzo di scatto come se mi fossi scottato.

"Tutto bene?". Mi chiede lui non appena vede la velocità con la quale ho eseguito i miei gesti.

"Se mi butto dormo!". Mi arrampico sugli specchi, perché di certo non posso dirgli che gettandomi sul suo materasso ho alzato tutto attorno a me il suo odore inconfondibile che mi ha stordito in meno di un secondo.

Prendo il libro da sopra la scrivania e poi mi siedo per terra vicino alla porta finestra. Lo apro e faccio finta di leggere mentre da dietro i capelli lo sbircio mentre si cambia.

Quante volte ha fatto le stesse identiche cose davanti a me? Quanto spesso abbiamo diviso il letto di ritorno da una festa o solo perché ci andava di farlo? Quante volte sono stato alle sue gare?

Eppure mai mi ero soffermato sul suo corpo scolpito, sui suoi muscoli delineati, sulle sue spalle larghe e le sue braccia forti. Mai avevo notato la sua pelle dorata, mai mi aveva incuriosito più del dovuto il suo tatuaggio o i suoi piercing.

Mando giù la saliva che si era fermata in gola e poi appoggio il gomito sulle gambe incrociate, posando il mento sul palmo della mano.

Lo guardo.

"Da quanto fai nuoto?".

Lui si gira verso di me inarcando le sopracciglia.

I capelli ricci gli coprono parte del viso e mi sorprendo quando realizzo che io so esattamente quanto sono morbidi e soffici, perché più di una volta gli ho passato la mano in mezzo magari per una battuta o in un gesto affettuoso.

"Quando ti sei trasferito qui lo facevi, ma prima?". Non so perché gliel'ho chiesto o forse sì, ma non voglio soffermarmi troppo su quel pensiero ora.

"Anche prima. Forse avevo quattro o cinque anni".

"Sei un pesce allora!". Sorrido e punto i miei occhi nei suoi. E mi ritrovo a pensare che hanno lo stesse sfumature delle alghe marine. Piccole pozze verdi che vengono sormontate da sottili fili azzurri quasi invisibili.

In risposta, con le labbra, fa il gesto del pesce e io muoio un po'.

Torno con gli occhi sulle pagine del libro e li alzo solo quando lo sento raggiungermi con gli appunti di Zeno.

Come sempre lo vedo mettere il silenzioso sul telefono e poi girarlo con lo schermo in giù accanto a lui. Da quando lo ha fatto la prima volta, l'ho sempre imitato e solo ora mi rendo conto che quando ripassiamo assieme, siamo veramente sempre solo io e lui.

Studiamo senza fermarci un momento e quando finalmente finiamo mi accorgo che siamo stesi uno accanto all'altro con le gambe a sfiorarsi.

Batto la testa sul tappeto e quando sento la sua mano sulla mia nuca che mi fa i grattini, sospiro.

"Andrà bene!". Mi dice con il sorriso nella voce.

Peccato che il suo incoraggiamento sia per il compito di domani e non per la mia sanità mentale che ha deciso di andare a farsi fottere.

"Lo spero". Rispondo con ancora la testa abbassata e vorrei crederci sul serio.

Resto a godermi le sue carezze fino a quando non sentiamo bussare alla porta e sono costretto ad alzare il capo.

"Ehi Miki". Mi chiama Alyssa. "Non è che ti va un cinema sta sera?".

La guardo, poi guardo suo fratello e poi riguardo lei senza capire cosa sta succedendo. È una presa per il culo? Che sta succedendo?

"Esce con Gin sta sera". Dice Jo e sto quasi per ribattere che non è vero quando mi sento pizzicare leggermente il braccio.

"Sì. Con Ginevra". Ripeto inebetito.

"Ah!". Esclama delusa. "Magari allora la prossima volta".

Faccio cenno di sì con la testa perché onestamente non so cosa dire. Da quando in qua Aly mi invita a uscire?

Quando si chiude la porta alle spalle ricevo una spallata non troppo leggera. "Vuoi farti anche lei?". Mi chiede.

Lo guardo allibito. "Ma sei scemo?".

"Beh. Se non dicevo che dovevi uscire con la tua ragazza avresti avuto un appuntamento con mia sorella".

"Appuntamento?". Chiedo sbalordito. "Ma ti sei fottuto il cervello?".

"Ancora no, ma tu sei troppo cieco per accorgerti di quello che ti succede attorno!".

Mi metto a sedere, prendo il cuscino dal letto e poi glielo tiro dietro.

"Vuoi la guerra?". Mi chiede.

"No. Vorrei solo sapere cosa sai che io non so".

"Aly ha una cotta per te da anni!". Butta fuori.

No. Non è possibile. Non può essere. "Non è vero!".

"E invece sì! Pensa se sapesse che ci siamo baciati!".

Lo guardo. Lo ha detto sul serio. Così, come se fosse un evento ordinario. E io vorrei fargli mille domande, ma come sempre mi zittisco subito. Ho bisogno di parlare con Gianluca. Assolutamente.

"Che fai sta sera?". Chiedo cambiando il discorso.

Lo vedo smanettare al telefono e quando trova quello che cercava, lo rivolge verso di me.

"Esco con questo ragazzo". Esclama sorridente e fiero.

Io rimango a osservare lo schermo mentre un piccolo spillo inizia a premere sul mio fianco. "Carino". Dico.

"Hai perso momentaneamente la vista per caso?". Poi mi toglie da sotto il naso il telefono per portarselo sotto gli occhi. "È tanta roba!".

Perfetto. Spera in una scopata e a me deve andare bene così. "Magari sento Gin sul serio".

"Se mi va bene magari la prossima volta facciamo un'uscita a quattro".

Sto cazzo. Spero ti vada malissimo.

"Sarebbe perfetto". Dico però alla fine.





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