È passata una settimana da quel fine pomeriggio seduti in spiaggia e le cose non sono cambiate di una virgola. A scuola continuano a prenderlo di mira e ogni volta che lo vedo in difficoltà vorrei correre per andare a difenderlo, se non fosse che più volte mi ha intimato di restarne fuori.
"Non ce l'hanno con te". Lo sento dirmi mentre lo sto aiutando a raccogliere i fogli sparsi sul pavimento nel bel mezzo del corridoio. "Devi starne fuori".
"È colpa mia se ti trovi in questa situazione".
"No, non è vero. E poi non sei tu che vogliono". Me ne sono accorto pure io e forse è anche questo a farmi incazzare.
"Ma sei il mio ragazzo, come posso lasciarti da solo?". Gli chiedo mentre siamo ancora piegati per terra.
"Non sei tu che mi lasci da solo, ma io che ti chiedo di starne fuori".
Quel giorno litigammo forse per la prima volta sul serio. Io continuavo a non capire le sue ragioni e più parlava, più lo trovavo testardo e troppo orgoglioso per accettare il mio aiuto. E solo col passare dei giorni avevo iniziato a comprendere che lui non stava battagliando solo con quegli stronzi dei nostri compagni, ma bensì principalmente con se stesso. Perché finalmente aveva deciso di accettare chi era veramente e se io gli avessi reso le cose più semplici, non avrebbe potuto darsi nessuna pacca sulla spalla.
"Hai parlato a tua sorella?". Mi chiede mentre siamo ancora nel giardino in attesa d'entrare. Le giornate si sono fatte più calde e il sole tiepido inizia già a scaldare i nostri corpi. Sbuffo. Non è la prima volta che me lo domanda e la risposta è sempre la stessa.
"Lo sai che non voglio farlo".
"Dovrei essere io quello che non le parla, non tu". Mi fa notare. Ma come posso perdonarla dopo tutto il polverone che è riuscita a tirare su. La odio ancora e solo vederla mi fa prudere ovunque.
"Infatti non capisco perché le parli".
"Perché è la nostra sciocca e infantile Alyssa. Non è stata colpa sua se la sua amica in quel momento si trovava con Gin al suo fianco".
Incrocio le braccia davanti al petto e sto per ribattere ancora che la odio quando vedo avanzare verso di noi qualcun altro che odio ancora di più.
"Michi". Lo chiama e solo sentire la sua voce mi fa rizzare tutti i peli delle braccia.
"Vattene". Gli risponde lui senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
"Sono venuta in pace". Sbatte le ciglia come se fosse un dolce cerbiatto, peccato che sia solo il suo travestimento per nascondere la serpe che dimora in lei.
Lele si gira e lo sguardo che vedo, sì, quello è odio puro.
"Fatico a crederci".
"Sono venuta a proporti un modo per far smettere tutta questa lotta".
Alzo gli occhi al cielo e nell'abbassarli noto i pugni chiusi del mio ragazzo farsi sempre più stretti e sono quasi sicuro che in questo momento potrebbe anche fregarsene del fatto che a parlargli è una ragazza.
"Mi stai dicendo che è un'idea tua il loro perseguitarmi?".
"Niente affatto. Ma se tornassi a stare assieme a me come una volta, sono sicura che tutto cesserebbe".
"Gin". La ammonisce. "Dopo quello che hai fatto come credi che possa anche solo sfiorarti senza che il desiderio di strozzarti mi invada?".
"Potresti avere la tua vita indietro e invece hai deciso di farti scopare da questo".
E non appena sento questa frase afferro la mano di Lele che stava per alzarsi, bloccando ogni suo folle gesto prima di finire in qualche casino.
"Questo", ripete lui "è la persona che amo e tu invece puoi benissimo andartene a fanculo".
E dopo averle detto questo, per la prima volta da sempre, intreccia la mano alla mia e davanti a tutta la scuola sfiliamo come i due fidanzati innamorati che siamo.
"Te la farà pagare". Dico a Lele una volta entrati in classe e aver raggiunto il suo banco in fondo alla classe.
"Cosa può fare di peggio di quello che già mi stanno facendo? Avrei dovuto assecondarla?". Mi chiede arrabbiato.
Vorrei abbracciarlo, stringerlo forte al mio petto e dirgli che da domani il ballo che sta danzando non sarà più fuori ritmo e che ogni nota tornerà a farlo muovere al giusto tempo, senza più nessun ritardo, senza più nessun inciampo, senza più nessuna imperfezione. Ma la verità, quella che fa male, è che per quanto vogliamo credere che tutto tornerà al suo posto, niente sarà come prima perché nel frattempo saremo noi a essere cambiati. E quella piccola ferita che si è aperta nel suo cuore continuerà a bruciare ancora per molto tempo ricordandogli a ogni piccolo intoppo che la sua, la nostra diversità, è qualcosa che non tutti impareranno o saranno in grado di accettare. E fino a quando non si sarà rimarginata del tutto, lasciando solo una semplice cicatrice a testimoniare quello che ha dovuto passare, a ogni piccolo ostacolo continuerà a sanguinare, riversando in lui stilettate di dolore e rabbia.
"Lo sai che te la farà pagare". Dico amareggiato. Sento la sua mano posarsi sulla mia, come se le parti si fossero invertite e ora sia lui a dover consolare me.
"So badare a me stesso".
"Lo so. È solo che vorrei che questo ultimo mese passasse con uno schiocco di dita così da permetterci di fare gli esami e poi eclissarci da questa situazione di merda".
Lo vedo sorridermi e prima che possa aggiungere qualcos'altro, sento un braccio posarsi sulle mie spalle con irruenza.
"Avete finito di tubare come dei piccioni in calore?". La voce di Gian si intromette tra di noi spezzando con una sola battuta sentita e risentita quella malinconia che si era venuta a creare tra di noi.
"Sei invidioso? Vuoi unirti a noi?". Gli chiedo.
"Anche io mi unisco!". Dice euforico Marco senza sapere nemmeno cosa ha appena accettato.
"Oh oh!". Lo prende in giro Gian. "Non sapevo che fossi poliedrico!".
"Cosa c'entrano i cubi e i prismi adesso?". Domanda confuso Marco che come al suo solito non capisce niente, facendo finalmente scoppiare noi tre in una sonora risata, di quelle di pancia, di quelle sincere. Di quelle che sono in grado di farti dimenticare tutto anche se solo per pochi istanti.
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Ehi na na na
RomanceÈ bastato un bacio e qualche sogno a creare il caos dentro la testa di Michele o almeno è quello che crede lui. Al contrario suo, Joshua, ha sempre saputo quali sono i suoi veri sentimenti, solo che ha scelto di tenerli nascosti per preservare l'am...