42- Verità che si svelano - Michele

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Ancora non posso crederci che quella troia della mia ex abbia avuto il coraggio di farmi quella proposta di merda, dopo tutto quello che sto passando. Ma soprattutto non riesco a credere come abbia fatto a stare per così tanto tempo con lei. Sapevo com'era, cosa si nascondeva dietro quel viso angelico eppure ho sempre fatto finta di non vedere. E ora mi maledico per il gran coglione che sono stato. È appena iniziato un altro giorno e sono fermo davanti all'armadio a guardare quella pila ordinata di magliette ben piegate e stirate. Non hanno nemmeno una grinza e tutta quella perfezione va nettamente in contrasto con la piega fin troppo stropicciata che è diventata la mia vita.

"Non succede niente se continui a guardarle, né tanto meno si aprirà una porta per Narnia o qualsiasi altro posto fantastico!".

Mi volto verso Rebecca e le sorrido. "Nemmeno per le Maldive?".

"Mio caro, non credi che se il fondo si aprisse su quegli atolli paradisiaci io non mi sarei già tuffata dentro?". Sorride e poi avanza verso di me fino ad abbracciarmi. "Manca poco". Mi sussurra all'orecchio e quanto vorrei che il tempo scorresse più velocemente.

"E se mollassi? Se rifiutassi quello che sono?". Le chiedo. Ho paura e dopo un mese di continue persecuzioni senza che nessuno possa fare niente in merito mi sento mentalmente arrivato al capolinea. Come se la mia locomotiva avesse esaurito il carbone per poter proseguire il suo viaggio.

"Vuoi dargli la soddisfazione di averti battuto?".

"Ma loro mi hanno battuto. Ho lasciato il calcio, non vado più alle feste, ogni giorno torno ricoperto di qualcosa o con qualche problema che tu corri a nascondere prima che lo scopra mio padre. L'unica cosa che mi è rimasta è Joshua".

"E ti sembra poco?".

Sospiro. No non è poco. È fin troppo. "Non so nemmeno perché sia ancora al mio fianco".

La sento emettere un aww sonoro, marcato, come a volermi dire quanto sono scemo e forse lo sono. "È innamorato di te. Per questo è ancora qua! Lo credi impossibile?".

"Mi chiedo cos'ho fatto per meritare una persona come lui".

Mi passa la mano tra i capelli, spettinandomeli e dopo avermi lasciato un bacio lieve sulla testa lascia andare il suo abbraccio. "Quella bianca!". Mi dice indicando la maglietta che riporta una piccola scritta lungo il colletto: fighter. E poi col sorriso sulle labbra esce dalla mia stanza.

La mattina scorre identica come ogni giorno ormai. Jo che passa a prendermi, noi che arriviamo a scuola sotto gli occhi di tutti e che ancora continuano a guardarci perché purtroppo non è successo niente che è riuscito a superare il nostro scandalo, due parole coi ragazzi, qualche spinta lungo il corridoio e poi l'inizio delle lezioni. Manca ormai poco, questione di settimane e poi tutto sarà finalmente finito. Non avrei mai pensato di finire l'anno così di merda, non dopo essere stato quello super invidiato da tutti per il mio status. E invece ora tutto si trasformerà in un ricordo amaro che porterà via con sé anche la maschera che ho indossato per questi anni delle superiori.

Alzo la mano. Non ho voglia di seguire storia per cui chiedo il permesso per andare al bagno. Non lo faccio mai, solitamente me ne frego e resto a fissare il vuoto fuori dalla finestra, ma oggi troppi pensieri mi tormentano, troppa ansia che si stringe attorno al mio petto. Cammino lungo il corridoio deserto, passo le dita sul muro come se in mano tenessi una chiave e potessi lasciare un segno al mio passaggio, delle frecce che indicano la direzione che ho preso. Come se il mio subconscio mi stesse lanciando indizi che non riesco a cogliere. Non so se sia stata una buona idea rompere lo schema che mi ero cucito addosso, ma non ho voglia di tornare dentro per cui continuo a muovere un piede davanti l'altro fino a raggiungere la porta del bagno.

Ehi na na naDove le storie prendono vita. Scoprilo ora