13- Rottura - Michele

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Sono passati tre giorni da quando ci siamo baciati a scuola e sebbene mi abbia chiesto se avrebbe potuto rifarlo, non l'ha più fatto. Non so cosa lo abbia frenato, ma spero sia solamente perché ormai manca proprio poco alla sua gara e se si comporta come sempre, so che l'unico suo pensiero è il traguardo finale e niente lo può distogliere da quello.

"Sei assente in questi ultimi giorni". Mi volto verso Gin, siamo seduti in gelateria stranamente da soli.

La osservo e mi ritrovo a riflettere su quando mai sono stato presente in questa relazione se non mentre facevamo sesso. Non siamo mai stati confidenti, non abbiamo mai condiviso gioie e traguardi festeggiandoli noi due soli. Quello che so di lei lo so perché la gente parla e onestamente mi è sempre andato bene così. Ci frequentiamo da tre anni ormai e questa è la prima volta che mi fa un'osservazione del genere.

"Non credo". Le rispondo non sapendo veramente cosa dirle.

"Sì che lo sei".

Alzo le spalle e poi prendo una cucchiaiata di gelato per poi offrirne una a lei più per farla tacere che per gentilezza. Ma a quanto pare questa tecnica non funziona perché non appena torna con la bocca libera, ritorna a parlare.

"Forse dovrei darti di più". Mi dice e il mio cervello improvvisamente si mette in allerta. "Avevi ragione tu", continua.

La guardo inarcando le sopracciglia. "Quando avevo ragione?". Le chiedo preoccupato.

"All'inizio, quando avresti preferito una relazione chiusa, mentre io insistevo per una aperta".

Rimango a guardarla sbigottito. Cosa cazzo mi sta dicendo?

"Sul serio Gin, non ho nulla". Le dico, cercando di infonderle quante più rassicurazioni riesca. Ma il panico si sta facendo avanti.

"No, no. Ti sta passando per la testa qualcosa e sono sicura che c'entro io e dato che anche ieri sera ho rifletto su questa cosa, sono giunta alla conclusione che ora mi sento pronta".

Silenzio. Tutto attorno a me continua a vivere e respirare mentre il mio cervello e il mio corpo si solo improvvisamente spenti, increduli anche loro della piega che ha preso questa giornata.

Fino a cinque minuti fa mi stavo chiedendo per quale motivo Joshua fosse sparito e ora mi ritrovo con Gin che vuole spero non quello da me.

"Pronta per cosa?". Ho paura.

"Per una relazione seria".

Boom.

La guardo. Sul serio la guardo e mi chiedo per quale cazzo di motivo le sia venuta in mente questa cosa quando giusto ieri sera si è rifatta un mio compagno di calcio.

In quale frangente dell'orgasmo ha capito che voleva stare solo con me? Ma poi, perché?

"Gin". La chiamo, perché ho bisogno di tutta l'attenzione che la sua mente riesca a darmi, "noi non siamo fatti per stare assieme. Funzioniamo bene così, ma come coppia facciamo schifo". Le dico sincero, perché anche un cieco capirebbe che tra noi non c'è chimica.

"Non è vero. Assieme facciamo del sesso pazzesco".

E quindi? vorrei chiederle. Prendo un altro po' di gelato cercando le parole giuste e per finire al più presto questo drama.

"A parte che, come lo hai chiamato tu, è sesso e non amore", vedo le sue orecchie fumare per cui le risparmio la parte in cui avrei voluto dirle che di pazzesco non c'è niente, "io non me la sento di cambiare le cose tra di noi". Provo ad appoggiarla piano.

Lei raddrizza la schiena ed ecco spuntare fuori la vipera che c'è in lei e che speravo di non svegliare.

"Dimmi chi ti stai scopando".

Non è una domanda, ma un cazzo di ordine di merda. Ma che cosa vuole? Lei può tutto e io non posso nemmeno respirare? D'un tratto mi vengono in mente tutte le battute che mi hanno sempre fatto i miei amici. Sei la sua marionetta. Ti comanda a bacchetta. Fai tutto quello che vuole. La segui come un cagnolino. Raccogli la merda che caga. Più ti frusta e più ti prostri. E quanta ragione avevano, ma che non ho mai voluto vedere perché mi andava bene così?

Mi tremano le mani e la voglia di lanciarle addosso il gelato ormai sciolto nella coppa è molto forte, per cui stringo le dita attorno alle cosce e le rispondo.

"Nessuno, ma anche se fosse non è una cosa che ti riguarda data la relazione che avevamo".

Sono una furia e vorrei stringerle le mani attorno al collo e anche se dentro la mia testa continuo a ripetermi che non ne conosco il motivo, il mio cuore scalpita e urla il contrario. Senza sapere ha toccato l'unico tasto che non so bene come, mi fa scattare. E sono parole che se mi avesse urlato in faccia solo poche settimane prima non ci avrei fatto nemmeno caso.

"Avevamo?". Ripete.

"Avevamo". Rimarco. "Chiudo tutto Gin, sei libera di fare quello che vuoi, anche se già prima lo facevi".

"Ti tiri indietro solo perché ti ho chiesto di rendere esclusiva la nostra storia? Non era quello che volevi?".

"Volevo tre anni fa. Non ieri e non oggi".

"Sarà lo stesso". Mi dice e la voglia di ridere è tantissima.

"Sul serio, avremmo dovuto farlo già tempo fa". Le dico tornando a calmarmi.

Mi guarda seria e poi eccola che torna a sputare veleno. "Vorrei proprio sapere chi ti sei scopato per essere diventato così".

Mi alzo dalla sedia, incapace di stare fermo e cercando di mantenere un tono basso per non attirare ancora di più l'attenzione di chi ci sta attorno, le rispondo. "È per questo? Mi chiedi una relazione chiusa perché ti sei accorta che ho spostato la mia attenzione su un'altra persona?". E non so nemmeno io dove trovo la forza di prendere questa decisione così su due piedi, di lasciarla senza un vero motivo. Ma forse nemmeno mi serve dato che non sono mai stato realmente interessato se non ai primi tempi.

Semplicemente alcune cose trovano la loro fine da sole.

"Tu" dice alzandosi e indicandomi col dito, "sono io a lasciare te".

Scuoto la testa. Anche adesso deve avere l'ultima parola e fanculo, se la vuole che se la tenga. L'importante è che il finale sia quello che avevo scritto io.

"Fai come vuoi Gin. Se vuoi uscirne a testa alta fai pure, puoi dire a tutti che sei stata tu a chiudere, non mi interessa". Dico rassegnato e senza più voglia di darle contro.

"Te ne pentirai". Mi dice prima di lasciarmi da solo al tavolo. E sì, forse lo farò o magari no. Ma chi se ne frega.

Abbasso le spalle tornando a sedermi sulla sedia, chiedendomi come sia stato possibile che tutto questo sia successo sul serio. Mescolo col cucchiaio il gelato ormai sciolto e mentre osservo i vari gusti fondersi e mescolarsi assieme come se fosse la cosa più naturale e normale del mondo, mi chiedo se lo stesso possa valere per me.

Ho sempre frequentato ragazze, ma la voglia e il desiderio che provo nei confronti di Joshua sono qualcosa di proibito che nascono dalla parte più profonda e nascosta di me. Ho sempre saputo che in me c'era qualcos'altro. Ho sempre cercato di sopprimere quelle piccole faville che volevano bruciarmi, ma ora la miccia che accidentalmente ho acceso so che mi brucerà vivo senza darmi nemmeno il tempo di capire e reagire.

Mi prendo la testa tra le mani e sospiro.

E in preda al caos totale, lo chiamo.

Ehi na na naDove le storie prendono vita. Scoprilo ora