20- La festa - Joshua

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"Hai fatto tu il biglietto per quel cazzo di giro sulle montagne russe". Mi dice Zeno.

Ancora una volta siamo qui a parlarne. "Lo so cazzo". Rispondo in malo modo. Sono incazzato nero con me stesso perché sebbene sapessi com'era la situazione credevo che sarebbero bastati due gesti e qualche allusione per farlo capitolare ai miei piedi. E invece non è stato così perché proprio in questo momento è seduto sul divano con sulle sue gambe la sua ragazza. 

Avrei dovuto saperlo eppure mi ritrovo a sanguinare mentre stringo tra le dita un gambo di una rosa gialla. 

"E allora goditi sto viaggio e spera di arrivare intero a fine corsa". 

E mi ritrovo a contare mentalmente quanti giri della morte e quante discese ci sono in questa dannata giostra, giusto per sapere cosa ancora dovrò sopportare. 

"Lo sai vero che lui sa che lo stai fissando?". Mi dice Gian raggiungendo me e Zeno passandoci due birre. 

"Ha scelto di farsi del male!". Gli risponde colui che dovrebbe darmi sostegno e coraggio.

"Dov'è Marco quando serve?". Chiedo guardandomi in giro senza però trovarlo. 

"Perché al posto di mandare Marco non vai tu lì?". Mi chiede Gian. 

"A fare cosa?". 

"Quello che sai fare meglio!". Dice Zeno. 

"Tu. Proprio tu mi stai suggerendo di andare a sedermi accanto a lui a flirtare mentre tiene Gin in braccio?". 

Lo vedo alzare le spalle e subito dopo anche Gian fa lo stesso. "Ma voi volete del sangue sta sera?". Chiedo.

"E tu cosa vuoi?". Ribattono i miei amici assieme. 

A me sembra un bel modo per mandarmi al massacro. Perché okay che a Gin non frega un cazzo di chi si scopa Lele, ma sbattergli in faccia che vorrei farmi il suo ragazzo forse è troppo. O no? Ma sul serio voglio frenarmi solo per una specie di rispetto nei suoi confronti, quando potrei mettere la mano sul fuoco che sta sera se le gira torna a casa con un altro? 

Con un sorso solo finisco la birra appena iniziata, cercando in quell'oro liquido un po' di coraggio in più e poi mi tuffo. Lo raggiungo sul divano e con i suoi occhi puntati addosso che osservano ogni mio gesto, mi siedo accanto a lui. Sento il suo profumo accarezzarmi la pelle e farmi promesse che non può mantenere. Almeno per il momento. 

"Ti diverti?". Gli chiedo alludendo al gruppo di ragazze che lo circondano. 

"Chi non si divertirebbe circondato da così tante ragazze?".

"Io non saprei che farmene!". Ribatto. 

Sorride. Il suo primo sorriso della sera e lo so perché l'ho guardato per tutto il tempo.

"Quindi cosa ci fai qui?". Mi chiede alludendo al sesso femminile.

"Mi sembrava che nemmeno tu sapessi cosa fare!". 

Mi guarda stringendo gli occhi. "Non sono vergine".

E come potrei non saperlo visto che subito dopo averlo fatto la prima volta è corso da me per raccontarmi ogni cosa, senza accorgersi della mia sofferenza silenziosa? Peccato però che la verginità di cui parla lui, dipende dal punto di vista da dove la si guarda. 

Alzo le sopracciglia e resto a fissarlo. 

"Coglione!". Mi dice capendo dove voglio andare a tirare. 

Se c'è una cosa di cui sono sempre stato fiero è sempre stata quella di riuscire a capire sempre cosa passava per la testa del ragazzo che ho di fronte. Per anni sono rimasto a guardarlo, ad accettare i suoi gesti e a ridere e piangere assieme. Non c'è niente che mi sia sfuggito di lui, ma ora che sta andando in confusione, lo sto facendo anche io perché non sono lucido quando si parla di noi. Sono bravissimo a prenderlo da solo, ma da quando Lele ha iniziato a mischiarsi a me, ogni mio buon senso è andato a fanculo e l'andarci piano che continua a ripetermi Zeno, non so cosa farmene perché in questo momento l'unica cosa che vorrei è prendere la sua confusione e trasformarla in concretezza. 

Ehi na na naDove le storie prendono vita. Scoprilo ora