7- Specchio Riflesso - Michele

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Grandissimo pezzo di merda. Non può tirare fuori una canna, ammettere che c'è qualcosa che non va e poi lasciarmi così. Facendo ricadere su di me tutta la responsabilità.

"Ma perché te la prendi con lui?". Mi dice Gian mentre facciamo l'ennesimo giro di pista durante educazione fisica. Joshua è in fondo alla fila che tiene compagnia a Zeno che come sempre arranca.

"E con chi sennò?". Deve essersi bevuto il cervello sto fine settimana per farmi sta domanda.

"Con te stesso magari!".

Mi volto a guardarlo e la voglia di prenderlo a testate è fortissima. Per sua fortuna si mette in mezzo tra di noi Marco che frena ogni mio desiderio.

"Ho sentito che Joshua si vede col tipo della festa sta sera!". Ecco appunto.

Ma cos'hanno tutti contro di me? E perché dovrebbe vedersi ancora con quello? Sbuffo.

"Lo vedi?". Mi rimbecca Gian. "Sei tu che hai problemi con lui".

"Io non ho un cazzo di problema con nessuno". Dico forse con un po' troppa foga per essere creduto.

"E allora lascialo in pace e scopati Gin".

"Ma di chi state parlando?". Si intromette Marco che come sempre capisce solo mezzi discorsi.

"Di Miki e Joshua!". Spiattella Gianluca.

"Ma non avete ancora scopato?".

Alzo gli occhi al cielo e poi aumento il passo lasciandoli indietro. Ne ho le palle piene di loro due e delle loro idiozie. Non sono gay e tutta questa attrazione che provo in questo momento per quell'idiota del mio amico è solo una cosa passeggera. Nulla di reale. E anche se nell'ultimo periodo si è intensificata passando a un livello superiore, non significa che io e lui non possiamo stare assieme come siamo abituati. Magari se lascio perdere, se mi concentro su altro, come è arrivata se ne andrà e tutto tornerà a essere come un tempo.

Per cui non mi devo preoccupare di nulla, nemmeno adesso, perché anche se sto osservando i suoi muscoli messi in risalto da una canotta e un paio di pantaloncini, non significa che lo desideri.

O almeno provo a convincermi di questo.

Seguo il resto della lezione in disparte e non appena finisce corro a cambiarmi prima che lo faccia anche lui, giusto per non sbagliare. E sfidando tutto quello che mi hanno detto i miei due amici, per dimostrargli che posso stare con lui senza combinare casini, decido di invitarli fuori.

"Ehi!". Dico per farli fermare prima di correre a casa. "Ho sentito che esci", dico rivolto a Jo, "possiamo unirci anche noi? Porto Gin e le dico di portare altre tre sue amiche".

Vedo Zeno dargli un piccolo calcio sul piede che in altre occasioni forse non avrei notato, ma che sicuramente in questa sembra come a voler farlo desistere dal mio invito. Cosa che non fa perché se c'è una qualità che apprezzo di Joshua è che pensa sempre con la sua testa.

"Se per voi è okay a me va bene".

Gli altri due annuiscono e infine anche Zeno sebbene non la ritenga una buona idea.

E odio non sapere cosa sa che io non conosco, perché ormai è chiaro che gli parli di me.


Quando arriva sera sono un fascio di nervi e vorrei sul serio che succedesse qualcosa da impedirmi di andare all'uscita che io stesso ho organizzato per tutti. Ma non posso tirarmi indietro, non dopo aver ammesso che non ho nessun problema.

"Stai bene?". Mi sento chiedere mentre il piccolo mi stringe le gambe per la solita buonanotte.

Alzo lo sguardo verso la donna di mio padre. La conosco da anni ormai, ma mai sul serio le avevo prestato attenzione prima di quella sera che abbiamo cenato assieme. E ora nel suo sguardo vedo sentimenti ed emozioni che forse ci sono sempre state, ma che io non mi ero mai preso la briga di notare. E quante volte il mio amico mi ha detto di darle una possibilità? E perché quella sera ho deciso di ascoltarlo? Se non lo avessi fatto ora non mi troverei indeciso se rispondere o meno, perché l'avrei liquidata con un cenno del capo, prestando tutta l'attenzione a suo figlio.

Ehi na na naDove le storie prendono vita. Scoprilo ora