Il tempo, con Jo al mio fianco, sembrava non volersi fermare mai, continuava a correre senza mai volersi prendere una pausa e così i nostri giorni assieme sembravano durare sempre troppo poco.
A mettersi in mezzo poi c'era che avevamo la maturità e tra il calcio, il nuoto e lo studio ultimamente riuscivamo a vederci di meno. Prima di lui non avevo mai provato cosa volesse dire sentire la mancanza di qualcuno al mio fianco e ora che la sto sperimentando tutto mi sembrava insensato. A cosa serviva studiare se lui non lo faceva con me? Perché continuavo a giocare a calcio se lui nell'ultimo periodo non c'era mai alle mie partite? Oppure ancora non riuscivo a trovare un perché a mio padre nell'ultimo periodo fosse partito l'embolo del non farmi passare più le serate fuori a casa di Jo, quando fino a poche settimane prima non gliene fregava niente.
Ero nervoso e vedere che invece il mio migliore amico ci rideva su senza problemi, mi irritava ancora di più.
"É successo qualcosa?". Mi chiede Rebecca. Non mi ero nemmeno accorto di essere sceso in cucina. La trovo indaffarata a organizzare la cena prima di andare a prendere il piccolo. Sta affettando delle melanzane da fare alla griglia, così decido di darle una mano. Prendo la bistecchiera, accendo il fuoco e aspetto che diventi bollente, il tutto in silenzio.
"Ti sei bruciato". Mi dice poi.
Mi guardo immediatamente le mani, ridestandomi dai miei pensieri che mi stavano rincoglionendo. "No". Dico, guardando anche la maglia anche se inutilmente dato che c'è la protezione per Riccardo.
"Il cuore intendo!". Sorride abbassando lo sguardo.
Rimango a guardarla e ancora una volta mi chiedo se sia così facile leggere i miei stati d'animo o se per caso abbia qualche potere magico.
Sbuffo e poi metto la verdura nella pentola. "É che non capisco".
"Che cosa?". Chiede, passando poi a tagliare dei pomodorini.
"L'amore". Ammetto. "Dovrebbe essere semplice eppure in testa ho un caos assurdo e a lui sembra non importare".
Giro le prime fette e poi resto a guardarla mentre riempie una terrina di quei piccoli pezzi rossi.
"Solo perché a te sembra, non significa che lui ti ignori".
"Lo so". Dico alzando di poco la voce arrabbiato con me stesso.
"Qual è il vero motivo della tua frustrazione?". Appoggia il coltello sul tagliere e come se stessimo parlando di patatine continua a preparare quella che presumo diventerà una rivisitazione della parmigiana.
Continuo a osservare la donna al mio fianco e mi chiedo quando è successo che in lei io abbia trovato la miglior confidente per quanto riguarda il mio casino con Joshua, quando fino a poco tempo fa facevo di tutto per evitarla. Eppure anche oggi sono sceso inconsapevolmente in cerca di lei.
"Non vuole scopare!". Ammetto e non appeno vedo affiorare sul suo viso un sorriso, sorrido anche io.
"Uno dei due è vergine?". Mi chiede.
Inclino la testa inarcando le sopracciglia. "Sono sicuro al novanta per cento che sei tu e non mio padre che in tutti questi anni mi ha sempre fatto trovare i preservativi nel cassetto del comodino!".
E per la prima volta la vedo scoppiare a ridere. E vederla così felice, non so perché, mi fa sentire meglio. Come se improvvisamente avessimo finalmente trovato il punto in cui incontrarci per poter convivere assieme accettandoci.
Quando ritrova il controllo delle sue risa, dopo essersi asciugata una lacrima corsa fuori per l'ilarità, torna ad affondare il coltello su di me. "Ma che io sappia Joshua è il tuo primo ragazzo!".
Credo che il rossore sia piuttosto visibile sul mio volto, per cui abbasso lo sguardo sulla pentola accesa e cerco di dare la colpa al calore che proviene dal fuoco acceso. "Sì, beh". Ma non so veramente cosa dire.
"Aspetta, aspetta". Dice per poi voltarsi verso di me e sono costretta guardarla, anche se controvoglia. Assottiglia lo sguardo ed è come se cercasse sul mio viso una qualche risposta. "Non credo sia un problema di posizione, ma di sentimenti!". Esclama schioccando le dita.
Io la guardo arricciando le labbra. "Come fai a sapere tutto?".
"Ma me lo hai detto tu che era una questione d'amore!". E poi riprende a cucinare, lasciandomi a mettere sul fuoco altre melanzane. "Quello che non capisco", continua "è perché non ammetti quello che senti".
"È difficile".
"Non puoi controllare l'amore, ma puoi scegliere chi amare e se lo ami, dovresti farglielo sapere prima che qualcun altro scelga d'amarlo, così che anche lui possa scegliere te".
Con l'aiuto di Rebecca finalmente riesco a liberarmi dal segugio di mio padre e finalmente riesco ad avere il permesso per dormire da Jo. Quando arrivo e suono il campanello è Alyssa ad aprirmi.
"Ehi straniero!". Mi saluta lei sorridendo. "Hai eluso la sorveglianza domiciliare?".
Rido e poi entro. "Più o meno! Come stai?".
"Alla grande come sempre! E poi sta notte dormo fuori!". E in quelle parole riesco a leggere tutta la sua felicità.
"Fai la brava allora!". La prendo in giro e poi assieme saliamo le scale, lei diretta nella sua stanza e io in quella del ragazzo a cui finalmente ho deciso di dichiarare il mio amore.
Non busso nemmeno, la porta è solo socchiusa per cui la spingo e lo trovo con la testa china su un manga. "Li leggi ancora?". Gli chiedo prendendolo in giro, ma rimirando con interesse come alcuni ciuffi ricci gli ricadono disordinati sulla fronte
"Non smetterò mai!". Alza gli occhi e si apre in uno dei suoi sorrisi migliori. "Vieni qui". E poi lo vedo aprire le gambe indicandomi il posto in mezzo.
Lo assecondo e mi siedo appoggiando la schiena sul suo petto ed esattamente come faceva una volta, riprende a leggere alzando il libro davanti ai miei occhi e appoggiando il mento sulla mia spalla mentre io mi abbandono su di lui rilassandomi. E finché lui continua a leggere io mi chiedo quanto possa essere stato stupido da ignorare quanto sia intima questa posizione per due che si dichiaravano solo amici.
Mi volto e non riuscendo a resistere inizio a lasciargli piccoli baci lungo la guancia. Noto le sue labbra incurvarsi senza però mollare la presa da quello che sta facendo. Ed è allora che lo faccio perché non c'è nessun momento più perfetto di questo, che riesce a racchiudere il nostro passato, il nostro presente e che spero racchiuderà anche il nostro futuro.
"Ti amo". Gli dico guardandolo mentre legge. E quando si volta con gli occhi esterrefatti, lo dico ancora. "Ti amo così tanto".
E nei suoi occhi vedo lo stesso mio sentimento affiorare come se fosse stato interpellato. "Credevo non lo avresti mai detto".
"Sono uno stupido, ho paura e ..".
"Ti amo". Mi ferma lui senza lasciarmi continuare. "Ti amo da anni e non credevo che avrei mai avuto la possibilità di dirtelo". Sorride dolce. "E di tutto il resto non m'importa. Sei qui e mi ami e a me basta questo".
Lo abbraccio come meglio riesco e poi lo bacio. E niente è più giusto di questo momento. Di noi.
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Ehi na na na
RomanceÈ bastato un bacio e qualche sogno a creare il caos dentro la testa di Michele o almeno è quello che crede lui. Al contrario suo, Joshua, ha sempre saputo quali sono i suoi veri sentimenti, solo che ha scelto di tenerli nascosti per preservare l'am...