32- Forse è amore - Michele

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È passata una settimana e ancora continuo a rimuginare su quello che mi ha detto nei bagni della scuola.

Amore.

Sono seduto sugli spalti della piscina che lo seguo con lo sguardo. Tra pochi mesi gareggerà per le nazionali e si sta allenando duramente per poter portare a casa quel traguardo che si è messo in testa di raggiungere. Mi torna in mente quando, appena conosciuti, non faceva altro che riempirmi la testa con frasi sul fatto che un giorno avrebbe vinto una medaglia olimpica, peccato solo che sebbene continuasse ad allenarsi, non lo facesse mai sul serio, almeno fino all'anno scorso. Eravamo stesi sul suo letto, io che giocavo con uno di suoi ricci mentre cazzeggiavo col telefono e lui che se ne stava semplicemente lì accanto a me. All'improvviso si era alzato e mi aveva guardato e, serio come lo vedevo poche volte, mi aveva detto che mi avrebbe portato a casa la medaglia di cui mi parlava sempre. E ora, mentre lo guardo allenarsi, mi chiedo quanto la mia troppa vicinanza abbia influito sulle sue scelte dato che nuotare per quel titolo ci ha portato via gran parte del tempo che prima passavamo assieme.

I miei gesti, le coccole che ci scambiavamo solo perché io ne sentivo il bisogno, la mia presenza costante nella sua vita forse per lui erano diventati semplicemente troppo e per non allontanarmi con le parole ha trovato un escamotage per uscire da quella situazione che gli era diventata difficile plasmare a suo favore, dato che io non gli davo nessun segno che si potesse spingere oltre l'amicizia. Ma era davvero così? O nel mio profondo volevo una cosa che non ero in grado di portare a galla per lo stesso motivo che non voglio farlo ora? Solo stargli vicino mi faceva sentire bene come non lo era con nessun'altra, una sua attenzione era il miele che alleviava il mio male e poterlo abbracciare ogni volta ne avessi voglia era come prendere un respiro dopo una corsa a perdifiato. Eppure in tutti questi anni non mi è mai saltato in mente che quello che riusciva a farmi provare lui non era dovuto solo alla nostra amicizia, ma bensì allo stesso sentimento che alimentava il suo cuore.

O semplicemente ho sempre cercato di difendermi da tutto il dolore che mi avrebbe colpito non appena avessi scoperto le mie carte, esattamente come è successo a lui quando hanno iniziato a girare le voci della sua omosessualità. Ma la differenza tra me e lui è che io sono un vigliacco mentre lui è il miglior esempio di ragazzo fiero di lottare per il suo amore. Nessuno è mai riuscito a farlo arrendere, a farlo crollare e nonostante le lacrime che versava ogni volta che tornava a casa, la mattina dopo si alzava e a testa alta affrontava tutto nuovamente. Ed è stata la sua determinazione e il suo orgoglio a renderlo quello che è oggi.

E sapere che, dopo tutto quello per cui si è battuto, per la libertà d'amore, per sentirsi liberi e fieri di essere se stessi, gli sto negando ogni singola battaglia vinta, mi fa ammattire.

"Ehi!".

Alzo lo sguardo e incrocio quello di Zeno che si siede accanto a me. "Che ci fai qui?".

Mi fa cenno verso la vasca. "Devo parlargli".

"Ahia! Suona male detta così, soprattutto perché non mi aveva detto che vi sareste dovuti vedere". Ci siamo salutati prima che entrasse a cambiarsi e ci eravamo messi d'accordo che ci saremmo visti da me per cena dopo il mio allenamento e non aveva fatto nessuna parola per quanto riguarda il ragazzo seduto ora accanto a me.

"Wow! Quando siete passati da due ragazzi che ogni tanto fanno qualcosa a una coppia sposata?". Mi chiede col sorriso sulle labbra cercando di eludere la mia affermazione.

"Come se Jo non ti raccontasse tutto!".

Ride. "Forse!". Ammette, ma tanto già lo sapevo che ogni mio gesto poi veniva analizzato da loro due sotto una lente d'ingrandimento. "So che avete litigato". Dice, facendo il virgolettato sull'ultima parola.

Sbuffo. "Io voglio scopare e lui vuole fare l'amore". Ma so che sa anche questo. "La verità è che se gli chiedessi quello che vuole lui poi potrebbe pensare che sono pronto a farlo sapere a tutti e invece non è così".

"Ma questo lui non lo sa".

"Non ne abbiamo mai parlato". Confermo quello che ha appena detto.

"Ma se glielo dicessi magari scopriresti che continuerebbe a proteggerti come ha sempre fatto finora".

Fisso lo sguardo sulla vasca, restando a guardare il suo corpo muoversi alzando gocce d'acqua. "Sarebbe come chiedergli di rinnegare se stesso, non trovi?".

Lo sento sospirare accanto a me, ma non volto lo sguardo per vedere la sua espressione timoroso di trovare la conferma delle mie paure.

"Quello che so è che per te farebbe di tutto, per cui continuare in sordina la vostra relazione fino a quando non sarai pronto forse non lo turberebbe così tanto".

Potrebbe sul serio essere così facile? Potrei sul serio ammettere una volta per tutte i miei sentimenti senza il timore che una tempesta mi porti via tutto? Potrei trovare in lui oltre che un compagno anche un complice in grado di aspettare e rispettare i miei tempi?

E per quanto continui a pormi queste domande l'unica risposta che esce dal mio cuore è un fottuto sì.

"Penso d'essermi innamorato". Ammetto a voce alta.

"E te ne sei accorto solo ora?". Mi sento chiedere. Mi volto a guardarlo e lo vedo intento a osservare Jo proprio come lo stavo facendo io pochi secondi fa.

"Sì". Gli dico sorridendo.

Lui si volta verso di me. "E se ti dicessi che vi amate entrambi da anni?".

Resto in silenzio, senza sapere cosa dire.

"Non siete mai stati solo amici o forse all'inizio sì. Ma poi... poi non c'era un momento che non riuscivate a stare divisi".

"Joshua c'è sempre stato". Rifletto.

"Anche tu per lui, solo che non lo volevi vedere".

E mi ritrovo a dargli ragione. Restiamo a guardare il nostro amico allenarsi e solo poco dopo mi torna in mente che non so perché si trovi qua. "Quindi di cosa gli devi parlare?". E questa volta è lui a sbuffare perché sa che se anche non me lo dice, lo verrò a sapere dal diretto interessato.

"Di Alyssa. Mi piace e volevo provarci sul serio".

"Te la vuoi portare a letto quindi!". Scoppio a ridere. "Non dirmi che sei venuto a chiedergli il permesso!". E non appena noto la sua espressione mi rendo conto che è proprio quello che è venuto a chiedergli.

E rido ancora di più cercando però di bloccarne il suono tappandomi la bocca.

"Hai finito di sfottere?".

"Scusa. È che sembra un romanzo della Austen".

"Hai letto i suoi libri?". Mi chiede

"Non lo saprai mai!".

Guardo l'orologio digitale della piscina e quando vedo che è arrivato il momento per me d'andare mi alzo e lancio un saluto a Jo anche se so non mi sentirà.

"Vado".

"Parlaci". Mi ricorda Zeno, come se potessi evitare ancora per molto l'argomento con colui che amo.

"Lo farò, ma tu non dirgli niente".

"E tu non sfottermi con gli altri!". Ribatte.

Gli faccio il gesto di cucirmi le labbra e salutandolo con un cenno della mano scendo le gradinate prendendo il borsone che come sempre lascio accanto l'entrata, per poi uscire.

Ehi na na naDove le storie prendono vita. Scoprilo ora