Prendo una boccata d'aria e poi mi ributto sott'acqua e bracciata dopo bracciata cerco di sfinirmi. Mi porto fino al limite e poi mi spingo oltre. Ho una gara tra due mesi e non posso permettermi di perderla.
Ed è solo quando sento i tre fischi del mio allenatore che rallento e poco a poco mi lascio andare facendomi solo trasportare dall'acqua. Esco dalla vasca che sono sfatto, ma quando vedo il sorriso smagliante di chi tiene in mano il cronometro so che ogni fatica verrà ripagata.
Mi tolgo gli occhialini e mi passo la mano sul viso, cercando di togliere quelle piccole gocce che mi scendevano lungo la pelle.
"Se mantieni questo ritmo portiamo a casa il primo posto!".
Io sorrido e alzo il pollice. Ho ancora il fiato corto e parlare ora richiederebbe troppo sforzo.
Mi siedo sul bordo della vasca tenendo però ancora le gambe in acqua, oscillandole stando attento a non battere sulle piastrelle. Sono da solo questo pomeriggio e so che allenarmi quando non c'è nessuno è più semplice rispetto a quando ci sono altre persone che muovono l'acqua, ma non ho nessuna intenzione di mollare. Mi alzo portandomi dietro una secchiata d'acqua e buttandomi l'asciugamano sulle spalle vado dritto alla spogliatoio.
Mi prendo tutto il tempo che voglio, rimanendo sotto il getto dell'acqua calda più del dovuto, giustificando la mia permanenza prolungata con il dover rilassare i muscoli indolenziti delle spalle. Questa sera esco e ho bisogno di ricaricarmi se non voglio crollare dopo i primi dieci minuti. E più volte, mentre mi sto prima lavando e poi vestendo, mi chiedo per quale motivo io abbia accettato di uscire se già sapevo che non ne avrei avuto molta voglia.
Passo per casa per lasciare giù il borsone. Saluto mia mamma che non manca di rimproverarmi perché esco ancora e poi raggiungo il ragazzo con cui mi sto vedendo da un paio di settimane al locale.
Crollo sulla sedia di fronte alla sua, le gambe stanche e gli occhi che chiedono riposo.
"Ehi!". Mi saluta Federico.
"Ciao! Scusa, sono in ritardo". Dico appoggiando il gomito sul tavolo per sorreggermi il mento.
"E anche stanco direi".
"Giusto un po'. Hai già ordinato?". Gli chiedo mentre inizio a sfogliare il menù che era sul tavolo.
Mangerei un bue intero, ma niente di quello che leggo mi soddisfa per cui alla fine ordino solo un hamburger e una coca.
Parliamo principalmente di lui e dei suoi studi che a quanto pare gli portano via molto tempo in questo periodo. Ha un anno in più di me e sta frequentando il primo anno di università. Non ricordo che indirizzo o forse non me l'ha detto. Io lo lascio parlare, contento di non dover sprecare altre energie.
Che cazzo ci faccio fuori se non mi interessa?
Sto giocando con un cubetto di ghiaccio, quando vedo entrare Marco dalla porta d'entrata con una ragazza che ricordo d'aver intravisto nei corridoi a scuola. Alzo la mano e lo saluto e non appena mi vede, dopo aver fatto sedere la ragazza al tavolo, mi raggiunge.
"Non dovevi stare a casa, coglione?". Mi saluta.
Noto la faccia inorridita del mio nuovo amico, ma scelgo di ignorarla. "E tu?".
Ma parlare con Marco non ha senso perché tanto parla solo di quello che vuole lui. "Se non vinci la medaglia poi non venire a piangere sulla mia spalla".
E ora l'occhiata che gli lancia Federico è incuriosita. Lui sa ben poco di me, tanto meno che nuoto per vincere.
"No tranquillo, andrò da Lele!".
"A proposito di Miki", inizia a dire e non faccio in tempo nemmeno a dire A che è già andato avanti. "Dopo quel bacio ci hai fatto altro?".
Arrossisco. E un po' mi sento in imbarazzo dato che sono seduto al tavolo con un possibile compagno. "Emmm no e se non te ne fossi accorto sono a un appuntamento". Poi mi volto verso il ragazzo e gli chiedo scusa mimandolo con le labbra.
"Vabbè, ma ero solo curioso perché Gianluca l'altro giorno ha chiesto a Miki come andavano le cose tra di voi e pensavo di essermi perso qualcosa come al solito". Poi alza le mani come a volersi difendere e come era arrivato se ne torna al tavolo dalla ragazza con cui era entrato.
Scuoto la testa abbassandola e quando la rialzo trovo Federico ad aspettarmi.
"Lui è così. Non ha filtri a quanto pare. Scusami".
"E questo ragazzo che hai baciato dov'è?". Mi chiede.
"A casa credo. Stavamo giocando a Truth or Dare e ci siamo baciati. Prima di conoscerci però". Mi affretto a dire prima che possa anche solo pensare che lo abbia fatto mentre uscivo con lui.
Mi guarda non ancora convinto. "E chi è?".
Lo guardo, cercando di capire dove voglia andare a parare. "Un amico".
Abbassa lo sguardo e poi beve un sorso della sua coca. Io ne approfitto e prendo un altro cubetto di ghiaccio prima che si sciolga del tutto nel bicchiere. Acqua e sempre acqua.
"E delle medaglie che mi dici?".
"Gare scolastiche". Gli dico, forse troppo in fretta e senza capire perché non riesco a raccontargli di me.
"Di cosa?".
Ma è un interrogatorio o un appuntamento cazzo? "Nuoto". Perché non posso inventarmi una seconda vita, soprattutto se mi chiederà il mio Instagram.
E prima che possa anche solo farmi un'altra domanda, gli chiedo nuovamente della sua facoltà. Perché se c'è una cosa che ho imparato grazie a Zeno è che se a una persona piace studiare è molto probabile che parlerebbe solo di quello anche per ore.
Lo ascolto parlare e quando sia il corpo che la testa iniziano a cedere, decido di salutarlo. Mi accompagna allo scooter, dopo avermi chiesto più volte se volevo un passaggio a casa in macchina che però ho sempre rifiutato. Mi siedo sulla sella e con il casco in mano pronto a partire, lui decide di darmi la buonanotte.
Il nostro primo bacio.
E quello che sento è la mia stanchezza, la presa ferrea sul casco, l'aria non troppo fredda della sera e il motore di alcune auto in lontananza.
In pratica ogni suono e nessuna emozione.
Quando si allontana mi sorride e io vorrei capire sul serio cosa è riuscito a provare lui in questo gesto meccanico e non spontaneo.
Sorrido e dopo averlo salutato ancora, infilo il casco prima che mi chieda il bis.
Guido tra strade che conosco, con la mente stanca e l'unico desiderio di raggiungere il letto il prima possibile.
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Ehi na na na
RomanceÈ bastato un bacio e qualche sogno a creare il caos dentro la testa di Michele o almeno è quello che crede lui. Al contrario suo, Joshua, ha sempre saputo quali sono i suoi veri sentimenti, solo che ha scelto di tenerli nascosti per preservare l'am...