Quando ho visto il tabellone con i risultati e per primo il mio nome, anche se ci speravo, non ci credevo. E vedere i miei amici esultare mi ha fatto sentire importante.
Vincere prima le provinciali e ora le regionali, mi ha portato a poter gareggiare nelle nazionali, esattamente quello a cui puntavo.
Non è stato facile mantenere il controllo della situazione per tutto il tempo, cercare di mantenere la costanza senza mai andare oltre all'allenamento che avevo provato e riprovato, per poi magari bruciarmi il finale. Vedere che mi superavano, sapere che ero dietro ad alcuni di loro senza sapere in realtà quanti, mi ha dato la forza per gareggiare in quegli ultimi metri. Spodestando dal piedistallo chi davano per vinto e lasciandoli a bocca aperta per la mia rimonta.
Soprattutto quando nello spogliatoio le voci che mi erano arrivate non erano affatto piacevoli. Essere chiamati mezza donna sminuendomi solo per le mie preferenze sessuali, non li rendeva migliori di me, motivo in più per batterli e fargli vedere quanto valevo io e quanto poco loro, prima di tutto come persona.
Dopo le premiazioni e dopo essermi cambiato in fretta per non stare troppo con quei trogloditi, sono uscito di corsa ritrovandomi all'entrata principale con chi contava di più nella mia vita.
Sono stato sommerso dagli abbracci e dai complimenti. Mia mamma, mia sorella. Gian, Marco e Zeno che avranno ripetuto per ben dieci volte come è andata la gara enfatizzando sul finale. Il papà di Lele e la sua compagna che anche loro non si perdono mai una mia gara, il piccolo di casa che mi è corso incontro per ricevere un mega abbraccio e poi lui. Che mi guardava in disparte indeciso su come reagire. E quando dopo aver messo giù Riccardo ho aperto le braccia nella sua direzione è corso da me abbracciandomi come se non ci vedessimo da mesi.
"Lo sapevo!". Mi ha sussurrato all'orecchio.
"Sono felice che ci credevi più di me".
"Lo sapevi anche tu idiota!".
Mi ha abbracciato ancora più forte e avrei voluto non staccarmi mai, ma so che lui non si stava rendendo conto che il nostro stringerci stava durando forse un po' troppo, per cui ho allentato la presa e fatto un passo indietro e come sospettavo non appena si è reso conto di quello che stava facendo, ha abbassato lo sguardo imbarazzato.
E vederlo così impacciato mi ha fatto sorridere.
Siamo tornati a casa e ci siamo organizzati per incontrarci la sera per festeggiare. E ora eccomi qui davanti l'armadio con solo un asciugamano legato in vita.
"Perché ci metti tanto?". Sento chiedermi da Alyssa che è spuntata dal mio lato del bagno.
Non ci sto mettendo tanto, vorrei dirle, ma sarebbe come mentire a me stesso. "È la mia festa!". Cerco di svincolare.
"Ma sono sempre i tuoi amici cazzoni". Ribatte lei.
Eh. Vero anche questo. "Vorrei essere carino per una sera".
Sento il suo sguardo da cagatrice di cazzi addosso, mentre prendo dall'armadio una camicia nera. "Ti vedi con qualcuno?".
Che palle. "No".
"Hai risposto troppo velocemente". Dice lei con un sorriso beffardo.
"Smettila di farti film".
"Sei carino, a detta delle mie amiche anche sexy, eppure a parte qualche incontro occasionale te ne resti fuori dal giro delle storie serie".
Mi volto a guardarla. "Stai scrivendo un romanzo e cerchi ispirazione?".
"Non ti è mai fregato niente di vestirti carino per cui sono sicura che mi stai nascondendo qualcosa".
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Ehi na na na
RomanceÈ bastato un bacio e qualche sogno a creare il caos dentro la testa di Michele o almeno è quello che crede lui. Al contrario suo, Joshua, ha sempre saputo quali sono i suoi veri sentimenti, solo che ha scelto di tenerli nascosti per preservare l'am...