37- La mappa del cuore - Joshua

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Le mani fremono desiderose di trovare qualcosa da poter lanciare contro il muro per riuscire a sfogare almeno una parte di quella rabbia che mi è montata dentro non appena ho realizzato quello che era realmente successo. Mai e poi mai avrei pensato che sarebbe stata mia sorella a rovinare l'emozione più preziosa che ho avuto, mai avrei creduto che sarebbe stata così crudele da fare questo a Michele.

"È stato un errore. Non volevo". Prova a giustificarsi in mezzo alle mie urla.

Il nervoso che provo in questo preciso istante esce sotto forma di lacrime dai miei occhi, bagnandomi le guance con un dolore che non ero pronto a ricevere, almeno non questa mattina, non dopo aver passato la notte migliore della mia vita.

Lele è immobile davanti alla finestra, non si è mosso, preferendo continuare a guardare fuori l'albero di ciliegio che sta fiorendo e colorando di piccoli petali rosati i rami secchi dell'inverno. Non ho la più pallida idea di cosa stia pensando. Non so se è ancora con me, al mio fianco o ha deciso di fare quel dannato passo indietro che avevo timore potesse fare. Vorrei andare da lui e stringerlo in un abbraccio che lo faccia tornare da me, che gli faccia prendere quella decisione di restare e lottare piuttosto di scappare, ma prima di tutto ho bisogno di cacciare mia sorella.

"Ti odio". Le dico guardandola dritta negli occhi e quando li vedo farsi lucidi mi passa la voglia perfino di litigare.

"Cosa sta succedendo?". Chiede mia mamma entrando in camera di corsa, sorpresa dal nostro litigare e dal vedere Alyssa a casa quando avrebbe dovuto rientrare solo nel pomeriggio.

Mi rifiuto di parlare, forse perché troppo deluso da mia sorella. Dietro alle mie palpebre non appena le chiudo abbassando la testa, rivedo me e Lele in quel video. In quel video che sono sicuro avranno già visto tutti. E nonostante la luce abbia reso la qualità pessima, è impossibile sbagliare su chi e cosa stavamo facendo.

"Io non volevo". Continua a ripetere lei, la voce rotta dal pianto.

"E allora perché cazzo l'hai fatto?". Alzo ancora la voce, sovrastando e accartocciando quel corpo minuto.

"Io.. Non lo so. Volevo solo far vedere a Giulia che aveva ragione su voi due. Io..".

"E al posto di parlarcene, di venire a chiedere se quelle fottute voci che giravano ogni tanto fossero vere, hai pensato di farci uno stramaledetto video?". Vedo le spalle di Lele sussultare. La mia rabbia è implacabile e l'ira che provo in questo istante è difficile da contenere. Penso a lui e a come possa sentirsi. Mentre lo tenevo stretto tra le mie braccia, appena sveglio, credevo che il mio problema più grande fosse che si fosse pentito, ma il dolore che sente ora so che è molto peggiore di quello che pensavo.

"Di che video state parlando?". Chiede mia mamma preoccupata e in allerta, questa volta in attesa di una vera risposta.

Vedo mia sorella abbassare ulteriormente le spalle e poi parlare. "Ieri sera sono rientrata perché avevo dimenticato l'invito per la festa e quando sono entrata in camera ho sentito dei rumori. Mi sono preoccupata e senza fare un fiato sono entrata nel bagno. La porta di Joshua era aperta per cui ho buttato dentro la testa e li ho visti fare sesso". Ammette.

"Alyssa, dimmi che il video di cui parla tuo fratello non è quello che penso". La voce alterata, arrabbiata.

"Sono solo pochi secondi". Dice lei abbattuta. "L'ho inviato a una mia amica solo per riderci su, ma lei l'ha condiviso e prima che me ne rendessi conto..".

Nella camera è come se improvvisamente qualcuno avesse steso un velo fatto di silenzio. Nessuno parla, nessuno ha il coraggio di pronunciare una parola e anche se dura solo pochi attimi, sembrano eterni.

"Vuoi denunciare tua sorella?". Mi sento chiedere da mia mamma, prendendomi alla sprovvista. Porto lo sguardo su di lei e quello che trovo è smarrimento. Due figli che vorrebbe proteggere entrambi, ma uno è la vittima mentre l'altra ha in mano l'arma.

"No".

La voce di Lele rimbomba nella stanza. Decisa e risoluta. Non lo avevo ancora sentito dire nulla da quando l'ho trovato sveglio e sentire che ha parlato per difendere mia sorella nonostante quello che ha fatto, incasina ancora di più i miei mille pensieri.

"Grazie". Gli dice mia mamma sollevata da almeno uno dei pesi che gli abbiamo procurato questa mattina. "Alyssa, scendi in cucina con me. Dobbiamo parlare". E senza aggiungere altro le vedo uscire dalla mia stanza, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandoci lo spazio di cui avevo bisogno fin dall'inizio.

Sono ancora seduto sul letto e lo osservo mentre continua a guardare fuori. Sentiamo la voce alterata di mia mamma spandersi per tutta casa, ma qualunque punizione deciderà di dare a mia sorella, sarà sempre troppo poco per me e per quello che mi ha fatto.

Quando trovo il coraggio mi alzo e lo raggiungo mettendomi dietro di lui, circondandogli le spalle in un abbraccio e appoggiando la fronte tra i suoi capelli. Respiro il suo profumo che questa notte si è mescolato col mio e ritrovo tutte quelle emozioni che è riuscito a regalarmi in una volta sola. Non lo voglio perdere, non voglio che tutto questo finisca, ma quello che desidero di più è non vederlo mai più triste.

"Avevo tracciato il nostro percorso su una mappa senza alture e senza nessun avvallamento. Un percorso piano e ben delineato che ci avrebbe permesso di essere spensierati e raggianti. Senza nessun fiume o mare a intromettersi tra di noi. Avevo sperato in un finale diverso, uno che ci avrebbe visti sempre vicini e mai distanti". Prendo un respiro, mi inebrio ancora di lui e trovo quel coraggio che mi serve per potergli dare quello di cui lui ha bisogno. "Ma ora è come se avessi aperto la cartina in un giorno di pioggia, permettendole di cancellare tutti i nostri passi futuri, cancellando per sempre il nostro cammino". Alzo la testa e molto lentamente lo faccio girare. Gli circondo il viso con le mie mani e guardandolo in quegli occhi ambrati, faccio quell'ultimo passo anche se mi si sta dilaniando il cuore. "Ti voglio felice. Avrei preferito lo fossi con me, ma non sempre le cose vanno come vogliamo". Dico d'un fiato.

Nei suoi occhi un lieve annebbiamento, prima che un pianto leggero inizi a bagnare le mani che ancora stringono il suo viso.

"Mi stai forse lasciando?". Mi chiede con voce sconfitta.

Resto a guardarlo mentre anche i suoi occhi continuano a posarsi sul mio viso, come se volesse imprimersi nella memoria i miei lineamenti visti così da vicino, con tutte le mie imperfezioni.

"No". Affermo convinto. "Ti sto solo rendendo la scelta più facile".

Non mi dice niente e la paura di quello che ci accadrà si propaga in questo silenzio che fa un rumore tremendo. Vorrei implorarlo di non lasciarmi, vorrei chiedergli di avere fiducia in me, vorrei dirgli che assieme saremo forti, che ce la faremo. Ma non emetto un fiato, lasciando nelle sue mani anche il mio destino. Sperando fino all'ultimo che non lo frantumi tra le sue mani.


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Come mi è stato fatto notare, oggi è martedì e non lunedì, ma ieri mi sono dimenticata!!!


Ehi na na naDove le storie prendono vita. Scoprilo ora