HOSPITAL. {16}.

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-Dorotea...-

Jungkook's pov.

Erano solo le 7 del mattino.

I miei occhi si schiusero faticosamente, colmi di soluzione salina che rischiavano di fuoriuscire da essi con facilità.

Abituai le mie sfere facciali alle prime luci del mattino che con il permesso della nostra cara brezza della Corea del Sud tentò di entrare cautamente, riuscendo nel suo intento, nella mia stanza.

Ma quella stanza era del tutto estranea alla mia memoria.

Non era la mia stanza.

Dove mi trovavo realmente?

Era una camera bianca, bianchissima, più della pallida e candida, come porcellana, carnagione di Dorotea.

Il mio braccio era fasciato da un minimo di spessore di scotch carta che immobilizzava l'ago inserito dentro di me, proseguendo fino ad un gancio di cui era poggiato una sorta di contenitore simile a una bottiglia contenente un liquido trasparente come l'aria.

Flebo.

Come c'ero finito all'interno di una struttura chiamata anche Ospedale?

Ospedale.

I ricordi di quella giornata presero il controllo di me, facendo sì che la mia debole memoria prendesse il suo tempo per tornare indietro nelle ore precedenti, cercando di interagire con quei momenti per rendere il tutto più chiaro alla mia caotica mente.

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Namjoon che teneva stretta Dorotea per proteggerla dal mostro che ero diventato dopo la conferenza.

Il suo discorso per nulla positivo nei miei confronti per la mia indecifrabile, inquetante e infantile ira.

La sua spalla che colpì la mia come segno di disgregazione di quella potente amicizia che rendeva il nostro gruppo ancora più unito.

La paura e lo stress di quel momento che percepì in me quel senso di angoscia dovuto a quel nostro rapporto che si sarebbe spezzato come un bocciolo che perde i suoi petali data l'indistruttibile tormenta che giacque su quella creatura vegetale in via di sviluppo.

Il solo pensiero che il mio spirito guida, Namjoon, provasse qualcosa per la ragazza dalle mani magiche, nonché piccole e soffici come quelle di Jimin, dal momento che era nata solo ed esclusivamente per quella sua passione completamente differente dalla nostra, rendendomi flebile, debole e immune nel far reagire il mio corpo per tentare di riprenderla posizionandola tra le mie braccia senza calore.

Le mie braccia, il mio corpo, il mio sistema nervoso e il mio gelido cuore avevano bisogno di ogni suo centimetro di quella fragranza che prendeva il nome di Dorotea.

Avevo bisogno del suo clamoroso calore.

Calore che mi faceva sentire vivo.

''Avevo e ho bisogno di lei.''

''Dorotea perché, perché hai abbandonato il tuo, ora non più, Jeon Jung-kook che desiderava e desidera quel calore?''

 "Paint And Forget" ¡~Jeon Jung-kook~¡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora