Capitolo 22

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"Realtà è il nome che noi diamo alle nostre delusioni."

(Mason Cooley)

James
Sono paralizzato, fermo davanti alla porta che fisso da 10 minuti abbondanti. Anche se volevo prendere le distanze, non mi aspettavo di perderla del tutto. Non mi guarderà più nello stesso modo, lo so, torneremo a quando non mi considerava nemmeno, e se lo faceva eravamo in quei momenti nella quale ci insultavamo a vicenda. Sento una forte fitta al centro del petto, che sembra non volere andar via, ma deve perché è peggio del dolore fisico. Sono stato davvero un coglione, e questo lo ho capito soltanto quando ho urlato quelle cazzo di parole e il suo sguardo non è stato più lo stesso. Ho capito che aveva voglia di strozzarmi davanti a tutti, ma subito dopo ho notato nei suoi occhi una sorta di luce che si spegneva, e sono sicuro di essere stato io. MA CHE CAZZO HO FATTO!? Ma soprattutto perché sono ancora qui e non a correrle dietro?
Con uno scatto esco dal bagno e mi dirigo al secondo piano con la speranza di trovarla. Il corridoio è piano di studenti che cambiamo aula creando una confusione assurda. Mi guardo attorno cercandola tra la folla e poi la vedo quasi alla fine del corridoio.
Non posso farmela scappare e allora inizio a farmi spazio tra gli studenti per raggiungerla. Sono vicinissimo a lei, ci sono quasi e poi propio prima che la potessi toccare per farla voltare, sbatto contro una figura massiccia quanto la mia. Furioso alzo lo sguardo pronto a far pentire chiunque mi abbia bloccato il passaggio di averlo fatto ma poi vedo il volto di Alex.
"Finalmente ti sei deciso a unirti a noi comuni mortali. Per colpa tua quella di fisica mi ha messo una nota per averti coperto, e ora testa di cazzo dimmi dove sei stato per una cazzo di ora e soprattutto spiegami che diavolo ti è passato per la testa per trattare così Megan, coglione!?" mi urla contro furioso ma la mia attenzione non è su di lui a sulla figura della ragazza che inseguivano, e solo ora notò che non è lei. Alex capendo che non lo sto ascoltando si gira per capire cosa attira la mia attenzione per poi focalizzarsi sulla mia figura.
"No tu ora mi ascolti James e dimmi che cazzo hai fatto, non ho mai visto Megan così. Ha gli occhi scuri e neri dalla rabbia." Non posso far altro che pensare che è solo colpa mia se sta così.
"James che altro c'è stato,conosco quello sguardo,non mentirmi"
"Alex...Megan mi ha beccato mentre scopavo con due ragazze."
Nemmeno il tempo di dirlo che mi arriva uno schiaffo dritto dritto in volto.
"Ma ti rendi conto di quello che hai fatto!?" mi guarda furente e non posso fare altro che dargli ragione.
"Sono stato un coglione,un deficiente...cristo che cazzo mi è passato perla testa?" dico sbattendo un pugno contro un armadietto attirando l'attenzione. Alex appoggia una mano sulla mia spalla e mi chiede di spiegargli com'è accaduto. Io gli spiego ogni cosa e al termine del mio racconto lo vedo confuso.
"Alex che stai pensando?"
"Ma non ti chiedi il perché lei se l'è presa tanto?"
"Non lo so, so solo che non voglio perderla e che volerla allontanare è stata una minchiata" dico portandomi le mani ai capelli e continuo a ripetere "Che cazzo ho fatto!?"come se facendo così risolvessi la situazione.
"Hai due secondi per raggiungerla, è in giardino, non ha intenzione di andare a lezione"
"Ok, grazie amico" e come se stessi correndo una maratona, scendo le scale e in un batter d'occhio sono al piano terra, intento a non scontrarmi con nessuno per raggiungere il giardino. Dopo minuti interminabili spesi a farmi spazio tra gli studenti, che non penso aver mai odiato così tanto come oggi, e aver snobbato Edison che senza vergogna ha chiesto chiaramente di essere scopata, arrivo alla fine del corridoio del pian terreno e spalanco la porta che da sul cortile. Inizio a cercarla in ogni angolo, spazio o sedile del recintato, ma non la riesco a trovare. Sono veramente disperato, è solo colpa mia. Se per una volta non avessi ascoltato la mia testa ora sarebbe tutto come prima e lei non sarebbe in chi sa quale angolo di questo stra maledetto posto a pensare male di me.
"Cazzo" urlo nervoso tirando un calcio a una panchina. Non mi interessa se qualcuno mi scopra fuori dall'aula durante l'orario delle lezioni, ma in qualche modo devo sfogarmi per evitare di impazzire. Io ne conosco solo due: spaccare tutto o fumare.
Cerco nelle tasche dei jeans trovando un pacchetto delle mie Winston Blue, e per una volta faccio la cosa più sensata. Scelgo il fumo a una sospensione certa. Però per poterlo fare senza essere interrotto l'unico posto che conosco è dietro la scuola. Cammino cercando di non farmi vedere dalle finestre soprattutto quando passa accanto alla presidenza, fin quando non arrivo dove dovevo andare e lì, trovo lei seduta su una panchina che mi da le spalle.
"Panda finalmente ti trovo, è da un sacco che ti cerco io non-" cerco di spiegarmi ma lei improvvisamente si alza e si avvicina a me, così tanto da farmi vedere bene i suoi occhi azzurri e le lentiggini poco evidenti sul suo volto pulito e modellato.
"Ascoltami bene perché non lo ripeterò una seconda volta, da oggi per te sarò solo Megan Devis e se ti azzarderai a farti vedere dove sono io, ti giuro che non mi farò problemi a farti pentire di avermi parlato la prima volta" dice con disprezzo scandendo ogni parola per essere il più chiara possibile. Il suo volto è spento e nei suoi occhi non trovo la scintilla che me li faceva tanto adorare, al suo posto c'è solo disgusto e ribrezzo alla mia vista e questo mi arriva dritto come un pugno in pieno volto. Poi mi si allontana per andarsene ma io non glielo permetto afferrandole una mano per tirarla a me, ma lei me la schiaffeggia e dice
"Black, tu da oggi potrai dire di aver perso una delle poche persone che a te ci tenevano per come sei e non per quel che sembri" e dopo avermi detto ciò se ne va, mentre io resto solo, in mezzo alle erbacce, fermo a veder andare via l'unica persona in grado di aver fatto uscire il vecchio James e non il puttaniere che tutti conoscono. E con lei se ne va la speranza di poter tornare come prima.

Megan
Vado a lezione furiosa, anche se dire queste parole mi è costato molto. Mi sono davvero affezionata a lui, e non per quello che mostra agli altri, ma per quello che è realmente. Avrei potuto riconoscere anche ad occhi chiusi le sue braccia e il suo odore, avevo imparato a riconoscerlo e capirlo, perché alla fine nessuno è come da a vedere. Apro con violenza la porta e interrpompo la lezione di matematica, beccandomi la solita cazziata della prof vecchia e insensibile. Mi siedo accanto ad Har che non fa altro che chiedermi il perché sono così furiosa. Finisco per raccontarle tutto e noto che ha uno sguardo schifato, quasi quanto il mio.
"Meg, scusa se te lo chiedo, ma perché tu sei arrabbiata così tanto quando lo hai beccato con quelle?", che le dico? il perché non lo so nemmeno io, so solo che non voglio avere nulla a che fare con una persona del genere.
"Har sai perfettamente che non so quale sia il motivo, so solo che con una persona così, io non voglio avere nulla a che fare. Il solo pensiero che lui, adesso sappia una delle poche cose che mi ha davvero fatta stare male, mi distrugge, perché come al solito ho dato fiducia a chi non ma merita" dico tutto d'un fiato.
"Non chiuderti in te stessa come prima che lo conoscessi, ti prego" mi dice, e io rispondo semplicemente con un cenno del capo, che mette fine alla nostra conversazione. Le ore passano velocemente, e finalmente è arrivato il momento di tornare a casa. Har non viene con me, va a pranzo con Bianca; avevano invitato anche me, ma non sono proprio dell'umore. Torno a casa all'incirca alle 2:10. Apro la porta e noto in cucina mio padre e mio fratello parlare; li saluto con un semplice ciao e mi chiudo in camera più incazzata che mai. Mi butto di peso nel letto e iniziò a fissare il soffitto, per quelle che sembrano ore. Entra Heric, e io mi incazzo sempre di più, non per lui ma perché so cosa sta per chiedermi.
"Si vede lontano un miglio che sei incazzata, che succede?"
"Nulla" rispondo secca
"Meg ti conosco,sono tuo fratello,dimmi cosa succede"insiste
"Heric non ti interessa"
"C'entra James?"
"Heric vaffanculo, non devi più parlarmi di lui cazzo! Fuori!" e dopo queste parole esce dicendo "Ahh ma chi vi capisce". Ci mancava solo che anche lui mi facesse l'interrogatorio.Solo a sentire nominare quel nome mi sento salire l'omicidio.Passo più di un ora a pensare e ripensare al perché me la sua presa tanto,ma non trovo risposta,me lo devo togliere dalla testa perché se fosse solo rabbia la mia ancora ancora potrei superarla ,ma non so spiegare come mi sento realmente.Come se mi avesse ferita profondamente.
Non devo pensarci se no uscire pazza.Allora decido di iniziare a studiare per tenermi lontana dai miei pensieri e inizi con letteratura, finendo il libro che ci ha assegnato da una settimana circa, il professore di letteratura:Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand. Leggo le ultime righe che mi mancano per finirlo:<CYRANO- Si, m'avere preso tutto: l'allora e la rosa. Prendete! Prendete!..Ma c'è qualcosa che porto con me, nonostante voi, qualcosa con cui stasera saluterò l'azzurra soglia del cielo, nel presentarmi a Dio, qualcosa che non ha né piega e né macchia... (si lancia con la spada levata verso il vuoto) qualcosa che.. (la spada gli scivola dalle mani, barcolla, cade nelle braccia di Le Bret e Ragueneau).
ROSSANA- (chinandosi e baciandolo) Che cosa?
CYRANO- (riaprendo gli occhi e sorridendo) Qualcosa..qualcosa che.... (Muore).>

Questo è il vero amore. Uno si annienta per rendere felice l'altro.
Questa è la prima volta che leggo un libro che parli d'amore e lo apprezzi sinceramente. Mi ha rapito la sua lettura, coinvolgendomi così tanto da farmi provare il dolore di Cyrano. Lui che era un uomo valoroso e conosciuto per il suo coraggio e la sua bravura con la spada. Un uomo che affrontava chiunque lo sfidava sovrastandolo, che però venne sconfitto propio da ciò che lo teneva in vita: il suo amore.
Sentimento così forte da non riuscire a placarsi o solamente a diminuire con il passare dell'anni. L'unica cosa che lo rendeva vulnerabile era il suo affetto per Rossana, colei a cui donó il suo amore per tutta la vita anche se fu costretto a viverlo in silenzio fino all'ultimo. Lei amava un'altro uomo e lui nonostante il suo dolore, per renderla felice scrisse le sue parole d'amore spacciandole per quelle di un altro; visse così la sua vita, con il peso del suo amore sulle spalle, amore che fino all'ultimo tentò di negare, di nascondere. Fin quando non poté più celare l'evidenza e così, mori accanto alla donna che tanto ha amato, andandosene via con la sua amica morte, che riuscì a conoscere bene in guerra, con l'unica soddisfazione di aver finalmente potuto confessare i suoi sentimenti ottenendo quel bacio che tanto aveva desiderato. E dopo morì tra le braccia di lei. Questa è l'illustrazione esatta dell'amore, perché quando arriva tutti lo vivono al massimo, donando tutto se stessi fino però a esserne consumati... Quando finisco il libro mi abbandono alla comodità del mio letto, ed inizio a sonnecchiare. Sento una strana sensazione di vuoto nello stomaco, come se fossi incompleta, ma sarà soltanto perché ho saltato il pranzo.Forse pure io mi porto un peso sulle spalle come Cyrano,con l'unica differenza che il mio non ha un nome.

BINARY STARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora