Capitolo 35

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"I'm   jealous of the rain"
(Sono geloso della pioggia )
"That falls upon your skin"
(Che cade sulla tua pelle)
"It's closer than my hands have been"
(È più vicina di quanto lo siano state le mie mani.)
(Jealous ,Labrinth)

Dopo un quarto d'ora di strada, persi nel traffico delle strade affollate di SanDiego, sono ancora stretta a James che corre a tutta velocità,sorpassando auto e mezzi.
Le strade illuminate ci scorrono attorno, insieme ai tanti passanti che camminano per i quartieri dando vita alla città.
Devo dire che stare aggrappata a James, mi porta a sentirmi così nervosa e in ansia da non percepire nemmeno il freddo di Dicembre accentuato dalle alte velocità che raggiungiamo con la sua moto.

Il vento mi scompiglia la piega, che ormai non sarà più liscia, e mi accarezza le gambe coperte solo da dei collant color carne nemmeno tanto spessi.
Quando mi sono ritrovata chiusa in camera con la consapevolezza che sotto ad aspettarmi c'era James e non Harley, improvvisamente l'ansia mi è salita alle stelle e mi sono maledetta più volte per aver accettato di andare a questa festa.
Mi chiedo come sia possibile, che una come me che pensa sempre, e dico sempre a ogni alternativa possibile e conseguenza derivata, cosa in quel momento mi ha portata a scaraventarlo a casa mia,fortunatamente vuota,e a farlo aspettare in salotto, come se stessimo andando al ballo della scuola.Già vedo la scena di lui che aspetta che io scenda vestita e sistemata, quando non ho nemmeno idea di cosa si mette per una festa.
Del resto io sono la stessa che si era presentata in macchina di mio padre,sotto casa di Harley per prendere lei e Bianca e andare a una serata in discoteca vestita in jeans neri e in una maglia a collo alto. Inutile dire che siamo uscite un ora e mezza dopo, perché secondo Bianca sembravo uscita da un telefilm degli anni ottanta con addosso la maglia della salute.
Ma stavolta non c'erano con me quello due esaurite pronte a farmi un restauro, e quindi dopo una crisi di panico e varie imprecazioni, ho preso coraggio e ho cercato di mettere in atto tutto ciò che in questi anni mi ha cercato di inculcare Harley sulle feste e ste cose così.

Mi sono fatta una doccia flash, ho asciugato i capelli e li ho addirittura piastrati, evento più unico che raro visto che non usavo la piastra da più di un mese.
Mi sono bruciata un dito, ho cercato di truccarmi in modo da non sembrare ne un fantasma ma nemmeno un pagliaccio, e alla fine con tanta disapprovazione ho indossato il vestito che da un po' governa il fondo del mio armadio.
Quando incontrerò Harley le prenderà un colpo vedendomi con il suo amato regalo addosso, quando dopo tante preghiere da parte sua per farmelo indossare era rimasto ancora con il cartellino appeso.
Alla fine o questo o la tuta, non c'era molta alternativa.

Quando mi sono vista ad opera completa, nemmeno mi facevo tutto questo schifo, anzi oserei dire di essermi piaciuta ma poi quando mi sono ritrovata davanti all'inizio delle scale tutta la mia autostima si era estinta.
L'ansia e la paranoia erano ritornate a farmi compagnia e l'imbarazzo governava in modo indiscusso. Scesi le scale con le gambe tremanti e poco stabili, forse per colpa degli odiosi tacchi che ho ai piedi, non lo so. Ma quando gli occhi di James hanno incontrati i miei, penso di essere morta di crepa cuore o almeno eravamo lì lì all'infarto.
Non distolse nemmeno per un secondo i suoi occhi dalla mia figura, scannerizzando ogni mio più piccolo particolare.
Per un attimo ho pensato di aver fatto una stronzata a mettere questa sorta di 'abito', e stavo per risalire le scale correndo per tornare in camera e mettermi la mia adorata tuta grigia insieme alle converse, quando poi per fortuna ha iniziato a scherzare e la mia ansia è diminuita.

O meglio era diminuita, fin quando non mi ci sono dovuta attaccare a mo di cozza durante la corsa in moto, e ora a ripensarci mi sento propio come quando mi ci ha fatto salire la prima volta, portandomi come ora in un posto da me sconosciuto.

D'improvviso la moto inizia a perdere velocità fino a spegnersi arrivati difronte a un camioncino fatto a fast food, nel cuore della baia.
Lui scende con agilità sfilandosi il casco, e io ancora come una povera fessa lo sto a guardare seduta  sul sedile.
"Hai intenzione di scendere o devo prenderti di peso?"scherza lui provocandomi.
"N-non c'è bisogno" dico piccata mentre mi aggiusto il tessuto un po' spiegazzato dell'abito.
James inizia a camminare e io per raggiungerlo inciampo su una lattina vuota lasciata sull'asfalto, quando lui con i suoi riflessi pronti mi sostiene evitandomi una rovinosa caduta.
"Hai intenzione di sopravvivere o vuoi ammazzarti prima della festa Panda?"dice mentre gli spunta quel odioso sorrisetto che fa ogni volta per farmi innervosire.
"E io che speravo che ce l'avessi piantata di chiamarmi con questo nome stupido" borbotto.
"Mi dispiace ma per me rimarrai sempre Panda, fattene una ragione "dice mettendosi le mani in tasca e camminando spavaldo.
"Spaccone"dico a bassa voce cercando di non farmi sentire.
"Non sono ancora sordo".
Come non detto.

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