Capitolo 28

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"Il passato doveva restare dov'era.
Se lo ripeteva ogni volta che ricordi e rimpianti le
cantavano la solita canzone triste."
(Manuela Stefani)

James
"Nessuno che ti debba importare, lasciami stare!", mi dice quasi urlando.
Mi ero per un momento illuso di essere stato accettato per quello che sono dentro, e non per il figo da paura che tutti vedono.

Puoi cercare di essere meno egocentrico in questa situazione?! Non per dire ma il crack del tuo cuore lo hanno sentito tutti, persino lei

Non sei simpatica, é ovvio che ci sono rimasto male, è stata l'unica persona con la quale sono stato me stesso in alcune situazioni, mi ha visto per quello che sono sempre stato e non per quello che sono diventato in questi due anni.
Non sono sempre stato come sono ora...

Egocentrico lo sei sempre stato, non diciamo cazzate ;)

Si questo è vero, ma non sono mai stato così freddo e insensibile. Non ho avuto ragione per non esserlo, almeno non fino a quando è arrivata Megan.
"Hai ragione, non mi deve importare, e non mi importerà da oggi...Sarà meglio così."
Le rispondo freddo, quasi come se sentire le sue parole non mi abbia ferito, e ora mentre le do le spalle, uno spazio di vuoto e rancore si diffonde dentro di me come una chiazza d'olio
E di nuovo, per la seconda volta risento quell'emozione, che conosco bene.
Quello che prima era importante diventa insignificante e tutto intorno a me si fa sempre più sfocato, come in una foto mossa.
Ogni giorno andavo con ragazze diverse e facevo di tutto per scollegare il cervello e non pensare. Il sesso era la mia distrazione, la mia valvola di sfogo, almeno fin quando l'effetto degli orgasmi non svaniva e tutto il mio dolore ritornava a galla.
E così via, all'infinito. La mia vita era diventata una continua fuga da ciò che la mia testa e il mio cuore provavano.
Vissi così per mesi e mesi, con i lamenti e i rimproveri che mi facevano Alex e mia madre.
Mi feci la nomina di puttaniere e di ragazzo strafottente, tutti mi iniziarono a temere per le mie sfuriate e risse a scuola, ogni studente provava ad entrare nelle mie grazie solo per essere considerato 'uno dei popolari', e mai per essere semplicemente mio amico.
Mi sentivo sempre più solo, e nonostante odiassi sentirmi così non riuscivo a riemergere.
Poi però un giorno non sentì più il bisogno di andare a letto per fuggire dai miei problemi.
E questo era solo grazie a lei, e ripensandoci ora mi sembra ancora più assurdo come la sua presenza abbia cambiato tutte le carte in tavola.
Lei dietro il suo fare arrogante nascondeva un qualcosa a me ancora sconosciuto, e non riesco a negare, che nel suo modo di essere ho sempre trovato un po' di me stesso, e vedo che dentro soffre come faccio io.
Non so cosa di lei mi abbia attirato, ma so per certo che va oltre a quel che è esteriormente.
Megan mi è entrata dentro a suon di spallate liti e insulti, e non so cosa, ma questo qualcosa mi porta a voler colmare il suo vuoto con il mio, e non so nemmeno dire perché ora sto qua a farmi ste seghe mentali, ma so che le sue parole sono state più dolorose di un buco nel petto.

Da quando mi ha urlato contro, non faccio altro che tacere o fare dei semplici movimenti con la testa, non so perché me la sia presa così sul personale, ma quella semplice sfuriata mi ha ferito, più di quando avrei mai ammesso.
Fortunatamente il pomeriggio finisce in fretta e con mia grande sorpresa riusciamo a pulire tutto in poco tempo.
Non ho fatto uscire nemmeno una sillaba dalla mia bocca, sia perché sono deluso da lei e dal suo comportamento, ma anche perché il mio cervello é talmente incasinato da non capire nulla ma, sentendo la sua voce così ferma e allo stesso tempo autoritaria, i miei sensi ricominciano a funzionare al massimo delle loro potenzialità.
"Non è da me scusarmi, ma sento come il bisogno di farlo, mi dispiace di averti praticamente sbraitato contro, non ero in me. Mi ha scritto una persona che non sentivo da molto, e ad essere sinceri preferivo quando non si ricordava di me; non ho mai chiesto scusa a nessuno, non fa parte del mio carattere, ma sono sincera in questo momento, mi dispiace davvero" mi dice mentre continua a giocherellare con le sue dita nervosa e cerca di guardare tutto tranne me.
Dopo un po', non sentendo una risposta alle sue scuse, alza lo sguardo e fa entrare in collisione i nostri sguardi, facendomi capire che è completamente sincera.
Le sorrido e le rispondo tranquillamente
"É tutto ok" facendola rilassare.
Faccio per girarmi quando praticamente si fionda in mezzo alle mie braccia, portandomi alle narici il suo profumo così forte ma allo stesso tempo così buono e fresco, un profumo che la rappresenta e la descrive.
Dopo troppo poco però interrompe il contatto e con le guance arrostite e molto imbarazzo mi saluta prima di lasciarmi solo in mezzo al cortile.

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