Capitolo 14

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"Luna Park. Odore di caramelle zucchero filato. La tua pelle che vibra sulle giostre. E certi sorrisi al sapore di un ti voglio."

(Fabrizio Caramagna)

Le ore successive passano molto in fretta, filosofia, chimica, educazione fisica e scienze della terra. Finalmente aspetto come al solito il suono di questa stramaledetta campanella che fortunatamente non tarda ad arrivare. Esco in tutta calma e mi dirigo verso la moto, sto per arrivare quando mi sento strattonare un gomito.
"Ma che caz-" mi interrompo incrociando gli occhi di James per poi spostarli nella sua grande mano avvolta al mio gomito.
"James porca troia, vuoi un messaggio di fumo per specificare che devi starmi lontano o cos'altro? Lasciami cazzo!"
"Oh, ti lascerò una volta dopo che mi avrai ascoltato"
"Come se avessi altra scelta, avanti"
"Senti, mi dispiace per quella fottutissima scommessa sul serio, sono un coglione"
"Una cosa giusta e sincera la hai detta, sei un coglione" mi libero dalla presa e giro i tacchi per salire in moto, lo sento sospirare pesantemente e questa volta mi sento afferrare il polso.
"Per favore Meg, scusa davvero" glielo leggo dagli occhi che è dispiaciuto, ma non sarà così facile farsi perdonare da me.
"Allora, per farmi perdonare ti porterò in un posto che sono sicuro ti piacerà "dice mentre prende il suo secondo casco per passarmelo.
"Intendi ora? Tu vorresti portarmi in un posto, che non so nemmeno cosa sia o dove si trovi, ora?
"Esattamente,quindi sali"lo guardo titubante.So che andare con lui sarebbe come dargliela vinta,cosa che non faccio mai con nessuno, ma una parte di me è come se mi scongiurasse di salire sulla sua moto e di staccare per una volta la spina. Ma poi cosa dovrei dire a mio padre? Una cosa del tipo "Ei ciao papà, non torno a casa perché sto andando non so dove con un ragazzo che nemmeno tre giorni fa voleva portarmi a letto per vincere una scommessa. Buon Pranzo, ti voglio bene!?". Ottima idea, se volessi rimanere a casa per due mesi. Ma la cosa più importante è come faccio con la mia moto?!
E come se mi leggessi nel pensiero "Megan ti prometto che non te ne pentirai e quando sarà ora di ritornare ti riporterò qui così potrai riprendere la moto, ma per favore accetta"
E senza dar modo al mio cervello di opporsi, salgo dietro di lui sulla sua Ducati, seguendo quella parte di me che mi spingeva a fidarmi. Dopo che si infila anche lui il casco mette in moto ma, prima di partire mi lancia uno sguardo dallo specchietto che però non comprendo,fin quando non mi prende le mani con le sue, intrecciandole intorno al suo busto, facendomi avvampare e prendendomi una delle sue risatine divertite.
Dopo aver frecciato per le strade della città a una velocità disumana, e mi chiedo chi sia il pazzo che  gli abbia dato la patente, lascia la moto nel parcheggio sul mare della Baia di San Diego. James scende agile dalla moto liberandosi del casco, passandosi una mano tra i suoi folti capelli castano scuro, mentre io resto seduta ancora sul sedile a fissare ogni suoi minimo movimento, come a studiarlo. Ma quello che mi fa rimanere stupita è il gesto che fa, offrendomi la mano per scendere. Non riuscendo a trattenere la mia euforia gli rido in faccia divertita dall'assurdità della situazione.
"Eiiii,così mi ferisci! Voglio mostrarti tutto il gentleman che c'è in me."
"Ma davvero?"dico prendendo la sua mano per poi lasciarla appena scesa.
"Certamente"esclama offeso guardandomi e capendo che non ci credo chi sa quanto,allora sconfitto confessa
"Va bene, lo ammetto non lo sono, però ho letto che bisogna fare così se hai un auto, ma visto che ho a disposizione una moto mi sono dovuto arrangiare. Ma...non faceva troppo schifo vero?"
"Non troppo"lo rassicuro, sorridendoli sincera.
Camminiamo per la passerella del molo che è piena di famiglie, gruppi di amici e coppiette che si tengono per mano, per poi fermarci, davanti alla grande insegna del Parco Divertimenti di San Diego. Guardo sorpresa James che si strofina il dietro del capo con la mano imbarazzato ,e dice
"Be, qui ci venivo sempre da bambino. Era il mio posto preferito, ora sono passati un po' di anni da l'ultima volta che ci ho messo piede e ho pensato che ti sarebbe piaciuto visto che la prima volta che ti ho costretta a uscire guardavi da lontano questo posto con aria nostalgica".
È la seconda volta che si ricorda particolari teoricamente insignificanti, e non saprei dire quanto questa cosa mi stupisce. Prima si era ricordato le parole che dissi la volta che ci vidimo fuori dal bar e ora, sono ancora più scossa di prima perché quella sera, in quel posto stupendo dove mi portò, lui si accorse di cose che nemmeno mio padre o mio fratello riescono a comprendere, e il bello è che lui ci è riuscito semplicemente guardandomi.
Appena entrati, attorno a noi, tantissime attrazioni colorate mi riportarono alla mente, i momenti felici quando mio padre mi ci portava con Heric. Un sorriso spontaneo mi illumina il volta e senza timore, prendo la mano di James trascinandolo al tiro a segno.
"Che ce mi vorresti sfidare tappetta?" dice con un ghigno divertito.
"Ti farò mangiare la polvere"
Allora James paga per due e il signore ci passa due pistole e ci dice che per vincere uno dei peluche piccoli devi buttare giù cinque lattine su dodici mentre per averne uno grande devi buttare tutto a terra. Impugno la pistola e prima di iniziare a sparare lancio un occhiata a quella specie di montagna che mi ha trascinato in questo posto e poi inizio a cercare di buttare giù più lattine possibili.
Penso seriamente di non essere portata per questo gioco,e come conferma della mia teoria tutte le lattine sono lì belle al suo posto mentre quelle di James,che per avermi battuto si atteggia tutto da sbruffone, sono tutte a terra.
"Allora ragazzo complimenti, cosa scegli come premio?".
Esita un attimo facendo scorrere lo sguardo su tutti i peluche, per poi indicarne uno messo in fondo che non riesco a capire che sia.
"Ecco a te e buon divertimento ragazzi",ringraziamo e andiamo verso altre attrazioni.
"Meg questo è per te" dice passandomi poi un pupazzo molto grande a forma...di panda?
"Grazie ma non dovevi" gli dico sincera prendendo il panda tra le braccia.
"Tranquilla e poi non mi ringraziare. Mi ricordava te, Kung Fu Panda" mi dice scoppiando a ridere io gli do un colpo sul braccio e poi mi unisco a lui.
Passiamo il pomeriggio così e sinceramente penso di non aver riso mai così tanto in vita mia. Non potrò mai dimenticare la sua faccia scesi dall'Adrenalina oppure le risate che ci siamo fatti sugli autoscontri. Ora siamo sulla ruota panoramica che ci fa vedere il Pacifico al tramonto. La vista è divina ma,non riesco a trattenere il mio sguardo sul panorama visto che tutte le mie attenzioni sono sul ragazzo che mi siede vicino. La luce rossastra del tramonto gli illumina i lineamenti perfettamente delineati e, gli occhi sono rivolti alle acque calme dell'oceano. Poi si volta, mi guarda negli occhi e sorride. Chiunque ci vedeva prima sicuramente ci avrà preso per pazzi. Un minuto prima eravamo a litigare come bestie per chi era il più intelligente e l'attimo dopo ridevamo consapevoli di essere due scemi. Un continuo tenerci testa, uno scannarci senza risparmiarci, un eterna sfida e ora non posso fare altro che guardarlo rapita.
"Sai sei molto meglio quando ti comporti come oggi"
"Semplicemente mi sono lasciato andare e ho cercato di non fare il coglione, visto che penso di averti già fatto arrabbiare abbastanza da quando ti conosco" dice guardandomi in volto, facendo posare gli occhi su ogni angolo del mio viso, imbarazzandomi.
"Be anche tu quando non fai la dura ti preferisco. Tipo ora che ti sei imbarazzata o prima mentre non ti facevi troppi problemi a sorridere".
Sono completamente rapita dai suoi occhi verdi, tanto da non riuscire a voltare lo sguardo altrove. È così sereno, che riesce a calmarmi solo guardandolo. Le sue labbra non fanno altro che stare piegate al insù rivelando le due fossette che ha. È così strano vederlo in questo modo, come un ragazzo simpatico e affascinante e non come uno sbruffone altezzoso.
I suoi occhi si alternano sui miei occhi e le mie labbra e i miei non fanno da meno. L'aria inizia farsi pensante. Il suo volto mi sembra più vicino. E poi le porte della cabina si aprono segnando la fine della nostra corsa.
"Penso sia ora che mi riaccompagni"
"Hai ragione ,ti porto a riprendere la moto".
Per tutto il tragitto fino a scuola evito di parlare, ed evito il suo sguardo per non creare altro imbarazzo.
"Be siamo arrivati" dice quando scendo dalla moto con in mano il suo orsacchiotto stretto al petto.
"Grazi per oggi, e per l'orso penso di chiamarlo Kung fu Panda"
"Non riuscirei a trovargli nome più adatto "dice sorridendo
"Ci vediamo allora"mi giro per salire sulla mia di moto indossando il mio casco,ma poi lui si alza dal sedile raggiungendomi per poi abbassarsi e darmi un bacio in guancia fugace, a fior di pelle.
E guardandomi diritto in volto dice "A presto Nanetta" per poi risalire e sfrecciare via lasciandomi impalata con una mano sulla guancia.

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