Capitolo 27

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  "Avevamo calcolato tutto tranne i sentimenti.
E i sentimenti si sa, fanno sempre saltare i piani"

(Downton Abbey)

Sono nel cortile con James da qualche minuto, fermi ad aspettare che anche gli  ultimi studenti vadano via nelle proprie case a riposarsi. E solo a pensarci l'invidia mi uccide. Riguardo per la terza volta di seguito il mio telefono che segna ancora le 14:10, e mi chiedo come il tempo possa andare così a rilento. Non so per quanto ancora potrò reggere senza impazzire.
"Non è che se guardi ancora un'altra volta lo schermo del cellulare si faranno improvvisamente le sei".
Mi giro a guardarlo e ritrovandolo con le braccia conserte, appoggiato a un tronco di un albero all'ombra, con addosso il suo classico sorrisino beffardo che tanto mi da sui nervi, la mia voglia di strozzarlo a mani nude non fa altro che salire, e almeno so, che se non mi viene una crisi di nervi prima, lo ammazzo senza farmi troppi problemi.
"No, ma veramenteee? E io che credevo di essere Hermione Granger con una gira tempo"
"Sei sexy come lei, almeno avete questo in comune", ditemi che non l'ha detto sul serio!
"Pensandoci bene una botta alla Watson gliela darei con piacere..."
TENETEMI PRIMA CHE LO ELIMINO DEFINITIVAMENTE .

Poco fa abbiamo salutato gli altri mentre stavano andando via dalla mensa, e devo ammettere che dopo varie occhiatine maliziose me la sono cavata bene, se non consideriamo quando Bianca mi ha sussurrato all'orecchio "Scopate bene mi raccomando", facendomi sputare l'acqua che stavo bevendo.
Da quando ci siamo separati dagli altri provo una sensazione strana e irritante; passare del tempo da sola con James mi spaventa leggermente, e sto iniziando ad odiare tutto ciò.
L'ultima volta, bhe...c'è stato quel bacio che ha cambiato il punto di vista di entrambi, o almeno credo, e ora averlo più vicino del solito mi agita.
Passano altri 5 minuti prima che la massa disordinata di studenti vada via del tutto, dando così inizio al pomeriggio d'inferno.
"Allora Panda sei pronta per il pomeriggio migliore della tua vita?" mi chiede James mentre mi mette un braccio dietro il collo,
"Levati dalla faccia quel ghigno contento e soddisfatto, perché io e te non faremo nulla oltre a pulire", e al sentire quelle parole toglie il braccio attorno al mio collo e mette il broncio,
"Oh su andiamo, non vorrai mica pulire sul serio, Olivia non sa nemmeno distinguere le ore in base alle campanelle", scoppio a ridere, in effetti ha ragione.
"Ma non è dicerto così stupida da non capire se quello schifo sia ai limiti della decenza o be...sempre uno schifo".
Camminiamo fra i corridoi della scuola fin quando non arriviamo, dopo infiniti rimproveri da perte mia a James che tentava di convincermi a scappare; all'ingresso della palestra e lì davanti troviamo uno dei bidelli ad aspettarci.
"Ragazzuoli dentro troverete tutto l'occorrente per pulire. Io sarò sempre qui, quindi badate bene a ciò che fate, intesi?"
"Intesi" e sentendo la mia risposta l'uomo sulla sessantina si sposta aprendoci la porta il tempo di farci entrare per poi chiudercela alle spalle.
"Ragazzuoli? Non mi chiama più nessuno così da quando avevo otto anni! Quel uomo è bello che andato"
Senza degnarlo di una risposta lo sorpasso iniziando a cercare ciò con cui dovrò pulire, ma appena finisco il piccolo corridoio che separa gli spogliatoi dalla vera palestra e salgo quei due scalini che sottolineano il dislivello tra i due spazi, mi metto le mani ai capelli.
"Ti sei imbambolata per caso o-MA DA QUANTO TEMPO NON PULISCONO QUESTA TOPAIA?" esclama James appena sale le scale, e alla vista del disordine, della polvere e dello sporco di ciò che si ritrova davanti fa una faccia schifata.
"Io te lo avevo detto che c'era uno schifo. L'ultima volta che sono venuta qui non era così sporco!" dico iniziando ad indietreggiare per cercare di intravedere delle scope o degli stracci.
"Ok, adesso sono più convinto di prima del fatto che dovremmo scappare" dice James avvicinandosi a me
"Se scappassimo io dovrei passare un altro pomeriggio qui dentro, e non ci tengo. Ehm, non riesco ad intravedere dopo la mensola, potresti vedere tu se ci sono delle scope?" chiedo a James mettendo da parte il mio orgoglio.
"Certo nanetta" mi dice prima di afferrarmi dai fianchi ed alzarmi per farmi vedere.
"Io non ti avevo detto di prendermi!" esclamo frustrata, ma nel frattempo continuo a cercare le scope. La sua presa nei miei fianchi si fa più salda, e poi in un batter d'occhio stringe con entrambe le braccia la mia vita.
"Se avessi guardato io non ci sarebbe stato il divertimento, avere il tuo culo in faccia è 200 volte meglio"
"Dai James fai il serio cazzo!"
"Okok, agli ordini capo!" esclama prima di farmi scendere e di allontanarsi da me. Entra dentro la stanza impolverata, e per un attimo lo perdo di vista, ma dopo poco lo vedo uscire con due scope e parecchi strofinacci.
"Per questo voglio essere pagato, ho ragnatele dappertutto!"
"Ok, hai ragione, ma da me non vedrai un soldo!" urlo prima di correre verso la stanza principale.
Con il fiatone mi fermo al centro della palestra e inizio a guardarmi intorno. È talmente sporca che il tutto mi fa rabbrividire e mi da ribrezzo il solo pensiero di metterci di nuovo piede.
Fortunatamente per le ore di educazione fisica non la usiamo mai visto che a San Diego il tempo è quasi sempre bello e piove veramente di rado, massimo 10 volte ogni anno. C'è una temperatura sempre sopra i 20 gradi, è praticamente sempre estate! Non so da dove iniziare a pulire, qui c'è davvero molto da fare, e sono sicura che domani saremo ancora qui, questa consapevolezza mi uccide.
"Allora nanetta, smettila di pensare perché sento l'ingranaggi del tuo cervello muoversi anche da lontano, quindi datti una mossa, del resto non eri tu quella entusiasta all'idea di pulire?".
Mi sfilo l'elastico dal polso e mi sistemo i capelli in una coda alta per evitare di sudare, dopo essermi anche tolta la giacca ed essere rimasta in T-shirt e jeans mi avvicino a dove James ha poggiato l'occorrente per pulire.
Prendo uno scopa e inizio a spazzare via la polvere e la sporcizia permettendo così di poter poi lavare a terra.
Mi soffermo a pulire in un angolo della palestra dove sono gettati alcuni attrezzi, e mentre cerco di spostare uno dei pensanti materassini  un insetto sbuca dal mucchio di roba facendomi urlare.
Penso di non aver mai visto una blatta così grande in vita mia, tanto da convincermi di essere finita a Chernobyl e che quello era un insetto geneticamente modificato.

BINARY STARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora