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Stava per spingere Minho lontano da lui, ma prima che potesse farlo Minho chiese: «Perché le tue orecchie sono così rosse?»

Jisung metalmente si schiaffeggiò. Quanto può essere imbarazzante la mia vita? Pensò mentre velocemente si mise in piedi. Minho si allontanò da lui e Jisung fece qualche passo indietro per tenere le distanze dal membro della gang.

«È perché fa davvero caldo qua dentro» disse Jisung fecendosi aria con una mano, cercando di coprire la sua terribile bugia. Perché le orecchie gli erano arrossite tutto d'un tratto?

«Non fa nemmeno caldo qui, il condizionatore è acceso» Minho roteò gli occhi, «non ti crede nessuno ma va bene.»

«Tu non sai niente di me. Quindi? Anche se il condizionatore è acceso? Sono ancora accaldato per aver pulito il pavimento e i banchi» sbottò Jisung in risposta, pentendosene quasi immediatamente appena si ricordò a chi stesse parlando.

Dopo aver sentito questo, Minho fissò Jisung. Quest'ultimo aprì la bocca per scusarsi di aver risposto a quel modo, ma prima che potesse dire qualcosa Minho iniziò ad avvicinarci pericolosamente.

Notando che il più alto gli stesse andando incontro, Jisung fece alcuni passi indietro cercando di allontanarsi. Ma prima che potesse raggiungere una distanza ragionevole da Minho, una sua coscia colpì un banco, impedendogli di indietreggiare ulteriormente. Minho continuò ad avvicinarsi verso Jisung, fermandosi quando si trovò di fronte a lui.

Jisung riusciva a sentire il cuore scoppiargli nel petto. Sapeva che Minho gli avrebbe tirato un pugno o uno schiffo o l'avrebbe preso per il collo e spinto sul pavimento. Lo vedeva farlo agli altri ragazzi di continuo. Questo era quello per cui era conosciuto. Chiuse gli occhi, non volendo vedere quale sarebbe stata la prossima mossa di Minho. Jisung si aspettava di sentire il pugno dell'altro colpirgli una guancia, invece lo sentì sussurrargli all'orecchio.

«Per questa volta lascerò passare, ma la prossima non dimenticare a chi ti stai rivolgendo, Han Jisung

Jisung riuscì a sentire il respiro di Minho sul collo. Sentì i brividi lungo la schiena e gli venne la pelle d'oca. Minho si raddrizzò e si allontanò da Jisung, lanciandogli uno sguardo di ghiaccio. Uno sguardo che fece rabbrividire dalla paura l'altro ragazzo. Con questo, il più grande prese le sue cose e uscì dall'aula.

Jisung rimase là, sbalordito, con gli occhi spalancati. Il cuore gli martellava nel petto. Non riusciva a elaborare cosa fosse appena successo. Più pensava a quanto Minho gli fosse vicino, più arrossiva come un idiota.

Come faceva Minho a sapere il mio nome completo? Perché non mi ha semplicemente tirato un pugno? Di solito non esita un attimo. Cioè, non che mi stia lamentando, ma perché? Perché mi sto sentendo in questo modo? Perché Minho mi fa quest'effetto? Mi ha davvero lasciato riordinare da solo? Tutte queste domande balenarono nella testa di Jisung mentre riportava l'attrezzatura al suo posto.

-

Dopo aver riordinato e aver fatto il tragitto scuola - casa a piedi, Jisung percorse il vialetto di casa e aprì la porta d'ingresso.

Guardò in giro e vide che in casa non c'era ancora nessuno. Si tolse le scarpe e salì in camera sua. Una volta entrato in stanza si buttò sul letto.

Jisung sentì il cellulare vibrargli nella tasca dei pantaloni, spaventandolo leggermente. Si mise seduto, guardò tra le notifiche del telefono e vide un messaggio da parte di Felix nella chat di gruppo.

Yongyongbokie
Jisung hai finito con la punizione?
Dicci cos'è successo.

Jisung
Sì, sono appena tornato a casa.

His Scars || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora