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Ice on fire
capitolo 25
Il fuoco è una forma di combustione. Ha la capacità di generare luce ed energia e per il genere umano è diventato una fonte indispensabile.
Il ghiaccio è il passaggio dell'acqua dallo stato liquido allo stato solido. Il ghiaccio è un solido trasparente.
Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi, il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti.
Ma ora basta.
Non sono più ghiaccio e non ho più bisogno del fuoco.
Adesso sono aria. Libera aria che non vuole controllarsi, vuole solo essere libera.
«Forse stai esagerando..» ripetè Aria, al mio fianco.
«Siamo a una festa Aria, - le feci notare – dobbiamo divertirci.»
Le sorrisi e sollevai un altro bicchiere pieno di non so cosa e lo mandai giù, d'un fiato.
La musica continuava a suonare a palla, e la gente continuava a ballare su i tavolini, su i divani, a tuffarsi in piscina. Non sapevo neanche di chi fosse la casa, ma avevo insistito tanto per andarci.
«Divertirci Hanna, - precisò Aria – non ubriacarci.»
«Ti sembro ubriaca?»
Presi un altro bicchiere e alzai una gamba per dimostrarle che si sbagliava, ma invece di stare in perfetto equilibrio, caddi pietosamente a terra, scoppiando a ridere.
«E va bene, - ammisi – forse sono un tantiiiiino ubriaca.»
Aria cercò di sollevarmi, guardandomi in modo severo, ma io non ce la facevo proprio a smettere di ridere. Sentivo di poter fare qualsiasi cosa in quel momento, di avere la forza di affrontare anche quel grassone sulle scale, se solo non passassi la maggior parte del tempo con il sedere per terra.
«Hanna lo so che stai male, ma..» provò a dire Aria.
«Male? - inclinai la testa verso destra, reggendomi a lei – Ah, dici per quello stronzo che mi ha lasciata con una lettera un mese prima di partire insieme per la Spagna?»
Aria mi poggiò sul bracciolo del divano e cercò di darmi un'aggiustata ai capelli.
«Hanna..» sussurrò lei, guardandomi.
La guardai in faccia, chiedendomi perchè continuasse a muoversi così tanto.
«Aria, - dissi – c'è qualcuno che ti somiglia molto accanto a te.»
Ripresi a ridere e salutai entusiasta la tipa uguale ad Aria, non rendendomi conto che semplicemente stavo iniziando a vederci doppio.
«Sei in grado di rimanere ferma qui? - mi chiese – Vado a cercare Liam e Zayn.»
«Certo!!» urlai, dandole una pacca con un po' troppa foga sulle spalle.
Mi guardò ancora un po' e poi lei e la sua gemella sparirono dalla mia vista. Io rimasi ferma sul bracciolo, agitando la testa e ballando a ritmo di musica. Trovai un bicchiere semi pieno per terra e lo finì in un sorso, e decisi di andare in giro per casa ignorando l'ordine di Aria. Mi scontrai con parecchia gente, rispondo male a tutti quelli che pretendevano delle scuse. Racimolai tutti i bicchiere che trovato pieni lungo la strada e li finii tutti. Era un peccato lasciarli pieni, no?
Raggiunsi con fatica la cucina e trovai seduti al tavolo Niall, il suo gruppo di amici e una ragazza semi nuda.
«A cosa giocate?» urlai, barcollando.
«Non è gioco per te, Tomlinson.» mi rispose Niall, ignorandomi.
A quella risposta, bevvi un altro bicchiere e mi lanciai sul tavolo, mettendomi in piedi.
«Ma che..» disse Niall, confuso.
Iniziai a muovere i fianchi, a far scivolare le mani su tutto il mio corpo.
«Pensi ancora che non sia gioco per me?»
Vedevo lo sguardo di Niall che si muoveva dalle mie gambe, al mio seno e io continuavo a muovermi, senza fermarmi.
«Sei troppo vestita, Tomlinson.» sentii dire da Lucas, seduto accanto a Niall.
Iniziai allora ad alzare la maglietta e la sfilai, rimanendo in reggiseno. La lanciai in faccia a Niall, imbabolato ad osservare ogni curva del mio corpo. Non so perchè lo stessi facendo, ma ero stufa di fare sempre la cosa giusta, volevo uscire dagli schemi, volevo divertirmi.
Niall si alzò in piedi e io avvicinai il mio viso al suo, vedendo anche il suo di gemello.
«Salve ragazzi!» sentii dire da una voce familiare.
«Zayn!» urlai di gioia.
Di risposta lui mi prese dalle gambe, facendomi penzolare come un salame.
«Ci stavamo divertendo Malik!» urlò Niall, alle nostre spalle.
«Con te faccio i conti domani.» gli rispose lui.
«Sei un guastafeste Zayn.» piagnucolai, a testa in giù.
«Ringrazia che siamo arrivati in tempo.» sentii dire da Liam, accanto a noi.
Io fissavo il pavimento e notai le ballerine di Aria, uguali a un paio che avevo.
«Sono mie quelle scarpe?» le chiesi, ridendo.
«Ah allora non è del tutto andata.» disse lei.
Io continuavo a sbattere i pugni sulla schiena di Zayn, pregandolo di farmi scendere e di lasciarmi divertire in santa pace, ma più che una persona che supplicava, sembravo una bambina viziata.
«Dove la portiamo? - chiese Aria, una volta usciti – A casa mia c'è mio fratello piccolo e se lo sveglia è la fine.»
«Siiiii, - dissi entusiasta io – portami dal piccolo Scott.»
«La porto da me, - disse Zayn alla fine – nessuno la conosce quindi non sospetteranno niente.»
«Aria, - sbottai – perchè non mi hai mai detto di avere tre gemelle?»
Sentii la mia amica sbuffare e Liam ridere, fin quando Zayn non mi caricò in macchina e sparirono dalla mia vista.
«Non ti far sentire, capito?» mi sussurrò lui, una volta che la macchina si fermò.
Mi caricò di nuovo sulle spalle e arrivammo alla porta.
«Zayn, - dissi – lo sai che ti voglio bene?»
Sentii la porta aprirsi e Zayn entrò silenziosamente in casa.
«Si Hanna, anche io te ne voglio.» rispose, muovendosi nel buio stile ninja.
«No dico davvero!» urlai, per poi andare a sbattere la testa contro il tavolo e scoppiando in una rumorosa risata.
«Hanna!» mi rimproverò Zayn.
«Zayn, - continuai a ridere mentre mi adagiava su un letto – perchè non corriamo nudi per la strada?» gli proposi, iniziando a sfilarmi ancora una volta la maglietta.
«Sarebbe fantastico, - mi fermò lui – magari un'altra volta, adesso dobbiamo dormire.»
«Oh no!!» piagnucolai, mentre lui mi toglieva le scarpe e mi rimboccava le coperte.
Poggiai la testa sul cuscino e il mondo smise improvvisamente di girare e tutti quei gemelli che i miei occhi vedevano, si dissolsero.
«Tu ci tieni a me Zayn..?» chiesi, con la voce assonnata.
«Certo che ci tengo a te.» rispose, avvicinandosi al mio viso e accarezzandomi una guancia.
Lo guardai e gli sorrisi anche io, per avvicinarmi poi istintivamente per baciarlo sulle labbra. Lui non ebbe neanche il tempo di rispondere, fu un bacio innocente e veloce. Tornai subito con la testa sul cuscino e mi misi di lato, chiudendo gli occhi.
«Buonanotte Hanna.» lo sentii dire, per poi alzarsi.
«Harry, - sussurrai io – non mi lasciare...»
«Forse è morta.» sentii bisbigliare, ancora non del tutto sveglia.
«I morti non respirano.» disse un'altra voce.
Credendo di essere ancora sotto l'effetto dell'alcool, cambiai posizione e mi girai dalla parte opposta.
«Si è mossa!» constatò con cura la seconda voce, allarmata.
«Uffa, - piagnucolò l'altra – sarebbe stato figo avere un morto in casa!»
Mi resi conto che quelle voci erano fin troppo reali, così aprii gli occhi e trovai due visi nascosti dai cuscini che mi fissavano, curiosi.
«Ehm, - borbottai – ciao.»
«Sei la ragazza di Zayn?» mi chiese la più alta, uscendo allo scoperto.
«Ti ho detto che si chiama Hanna.» le bisbigliò l'altra.
La riconobbi.
Era Safaa. La sorella minore di Zayn.
«Ciao Safaa.» la salutai, sorridendole.
«Ti hanno già fatta esaurire?» chiese Zayn, entrando nella stanza.
«I fidanzati non dormono nello stesso letto di solito?» chiese la bimba sconosciuta.
«Doniya lo scuolabus è qui fuori, - le rispose – perchè non andate prima che vi lasci a piedi?»
La sorella gli fece una smorfia e uscì dalla stanza, con Safaa alle calcagne.
«Giuro che sono adorabili, - disse – alle volte.»
«Lo sono.» lo rassicurai.
Lui mi sorrise e poi mi fece cenno di seguirlo in cucina.
La casa di Zayn non era molto grande, ma sapeva comunque di casa. Il profumo di caffè riempiva l'ingresso e una luce lieve entrava dalle finestre. Lui iniziò a preparare qualcosa per colazione, mentre io mi mettevo comoda su uno sgabello.
«Allora, - iniziai – ho combinato molti guai ieri?»
«Parli di quando sei saltata su un tavolo mezza nuda o di quando mi hai baciato?» scherzò.
Strabuzzai gli occhi, incredula.
«Ti ho baciato? - chiesi perplessa – E che ci facevo su un tavolo mezza nuda?»
«Credo volessi appellarti al tuo spirito libero, - spiegò – e per il bacio, credo che tu mi abbia scambiato per qualcun'altro.»
Mi porse una tazza di latte e mi strinsi nelle spalle, provando un brivido a quelle parole.
«Quindi, - ripresi – ti ho baciato..»
«Un bacio innocuo..» spiegò Zayn.
«E non è successo nient'altro, vero?»
Ero imbarazzata.
Zayn ci aveva provato con me per anni e io non gli avevo mai dato nessuna possibilità. Mai. E adesso.. un bacio?
«Oddio no, - disse in fretta – però se avessi saputo che bastava farti bere per portarti a letto lo avrei fatto tempo fa.»
Tornò al suo solito tono malizioso e lo vidi sorridere, mentre finiva il suo caffè.
Io bevvi un sorso di latte e decisi di togliere quell'immagine dalla mia testa. Qualcosa effettivamente la ricordavo, ma erano delle immagini sfocate.
«Come stai Hanna? Seriamente.»
Si sedette di fronte a me.
I suoi occhi nocciola mi misero in soggezione e dovetti distogliere lo sguardo e fissai un punto qualsiasi che non fosse il suo sguardo.
«Sai, - presi a parlare – quando se ne è andato la prima volta sono rimasta per delle ore alla finestra della mia camera, a chiedermi dove lo avessero portato, cosa avesse fatto di male, se sarebbe tornato.. - sentii gli occhi gonfiarsi - ..ma non è tornato.. e io non voglio più vivere nella speranza che lui torni, non voglio più aspettarlo.. gli ho detto addio troppe volte.. - accolsi con il palmo della mano una lacrima che mi rigò la guancia – lui ha scelto di andarsene, io scelgo di non tornare.»
Sorrisi, in quello che sembrava il primo discorso sensato negli ultimi giorni.
«Harry ti ama..» disse Zayn.
«Si, forse.. - fissavo il latte nel fondo della tazza – ma non pensa mai a quello che vogliono gli altri, non rispetta le scelte altrui.. e questo non è amore.»
Zayn rimase a fissarmi, fin quando decisi che era l'ora di tornare a casa.
Sulla porta tornò quell'imbarazzo di poco prima, e quasi sbattemmo testa contro testa perchè non sapevamo decidere che lato prendere per darci un semplice bacio sulla guancia. Era Zayn, Hanna. Zayn Malik.
«Grazie.» gli sussurrai, prima di dargli le spalle.
Per tutta la strada di ritorno pensai a quelle parole e ne fui sempre più convinta. Io avevo fatto le mie scelte ed Harry non sapeva rispetterle. Doveva smetterla di salvarmi, di pensare al mio bene, di tenermi in una piccola bolla di vetro dove nessuno ppoteva entrare per farmi del male. Non ero più una bambina, ma lui non lo capiva. Lui mi vedeva ancora come quella bambina con le trecce e i nastrini. Ma ora sono cresciuta e dal male mi difendo da sola.
«Hanna!» squittì mia madre, vedendomi entrare in casa.
«Sto bene mamma, - dissi – scusami.»
La guardai con le lacrime agli occhi, riferendomi anche a mio padre alle sue spalle, con Chester che scodinzolava al mio fianco.
Mia madre mi strinse forte tra le sue braccia ed ebbi come l'impressione che lo stesse facendo davvero per la prima volta.
«Hanna, - mio padre si avvicinò – forse c'è qualcosa che dovrei dirti..»
Mia madre sciolse l'abbraccio e io attesi che mio padre continuasse.
«Sono stato io a raccontare ad Harry quelle cose e gli ho suggerito di lasciarti andare..»
Lo guardai, ma per quanto mi sforzassi non riuscii a provare rabbia.
«Harry ha deciso di lasciarmi, - dissi – tu non hai colpe papà.»
Detto questo mi tuffai tra le sue braccia, stringendolo come non avevo mai fatto prima.
«Andiamo Chester, - lo richiamai sciogliendo l'abbraccio con mio papà – abbiamo una domanda da mandare all'università.»
Mia madre quasi scoppiò a piangere dalla felicità e io corsi di sopra, con l'immagine dei miei genitori fieri di me e del mio nuovo compagno di avventure che mi correva accanto.
Si, sarebbe andato tutto bene.
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Ice on Fire :: hes {in correzione}
FanfictionN.B. la storia non è mia, io mi limito solo e unicamente a pubblicarla ---------------------- Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi, il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti. ...