Capitolo ventiquattro.

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Ice on fire

capitolo 24





«Piazzate le tende qui e laggiù.» continuava la professoressa Morgan.
«Perchè la scuola organizza queste stupide cose?» si lamentava Aria, gettando il suo grosso zaino per terra.
La scuola aveva organizzato una notte in campeggio, per rafforzare i rapporti nel nostro ultimo anno. Il problema era che i rapporti non si potevano rafforzare l'ultimo mese dell'ultimo anno di scuola, e inoltre nessuno di noi era tipo da campeggio. Noi eravamo cresciuti in mezzo a feste di lusso, in ville con piscina e con lunghi abiti eleganti. 
«Forse sarà divertente, - disse Liam – potrebbe piacerci.»
Aria fece una smorfia e io mi sedetti su un tronco, esausta.
Osservai Melissa che si spruzzava lo spray anti zanzare e mi venne da ridere. Era una scena fin troppo buffa.
«Dovremo montare le tende.» dissi, guardando confusa il foglio delle istruzioni.
«Prego, - Aria si sedette vicino a me – ditemi quando avete finito.»
Mi alzai tenendo il foglio in mano e cercando di capire da dove iniziare. Non ero brava in queste cose, non ero il classico tipo avventuriero, preferivo un hotel con colazione e tutto il resto.
«Cercate di darvi una mossa, - urlava la Morgan – non vorrete dormire per terra?»
Brontolai.
«Forze quello va lì.» commentò Aria, mangiando un pacco di patatine.
«Sarebbe fantastico seguire i tuoi consigli Aria, se ti decidessi ad alzare il culo da quel tronco e darmi una mano.»
Gettai i chiodini per terra, osservando quella che più che una tenda, sembrava un ammasso di panni sporchi.
«Ben fatto signor Payne.» 
Mi voltai di scatto e vidi Liam in piedi accanto a una tenda perfetta e ben salda al suolo.
«Liam ci ha messo cinque minuti.» rise Aria, sputacchiando briciole ovunque.
«Come hai fatto?» gli chiesi, disperata.
«Da piccola in estate mio padre mi portava sempre in campeggio, ricordi?»
Ci pensai un po' su.
«Me ne ero dimenticata.»
Gli sorrisi e lui venne in mio soccorso.
«Harry dov'è?» mi chiese dopo un po', mentre era indaffarato con la tenda.
«Non so dove sia finito in realtà, - risposi – doveva essere già qui.»
«Sei ancora convinta di partire con lui?» chiese a un tratto.
«Certo, - risposi sicura – perchè non dovrei?»
Liam piantò un chiodino per terra e di seguito anche l'altro.
«Perchè magari stai rinunciando a troppe cose per lui.»
«Grazie tante Liam, - lo lasciai lì con la tenda e girai i tacchi – mi serviva proprio un'altra predica.»
«Hanna! - mi rincorse – Dico solo che è il tuo ragazzo e dovrebbe tenere più conto dei tuoi sogni e di ciò a cui stai rinunciando!»
«Non sai di cosa parli!»
Feci per andarmene, ma lui mi prese dal braccio e mi fece voltare, ancora.
«Lasciami.» dissi, a denti stretti.
Liam mollò la presa amareggiato e io lo lasciai lì, in mezzo agli alberi. 
Io camminai tanto, stringendomi nella felpa di pail che aveva l'odore di Harry. Ispirai quel profumo, che di profumo non aveva nulla, perchè non era come quei profumi di marca che ti fanno girare la testa, ma era un odore naturale e personale. Harry aveva un buon odore, il suo odore. E più lo sentivo, più mi entrava nelle vene, facendomi venire piccoli brividi per tutto il corpo. Camminavo e pensavo a lui, a quello che aveva detto Liam, al fatto che i miei genitori non mi parlavano da giorni. A Louis, a quanto mi mancava e a quanto fosse troppo lontano per sentirlo vicino in quel momento.
Sono felice, ma manchi un sacco sorellina..
Mi aveva scritto nel suo ultimo messaggio. 
Non gli avevamo detto niente del nostro piano, del nostro progetto, che in fin dei conti un progetto non era. Non sapevamo ancora cosa avremo fatto e dove saremo stati. L'unica cosa che ci portava era stare insieme, almeno per me. Ma allora perchè tutti mi venivano contro e non erano felici per me? Vedevo i miei compagni attorno ai piccoli fuochi che avevano acceso, strimpellando qualche accordo con la chitarra, canticchiando canzoncine di qualche cantante emergente del momento. Sorrisi e vederli e provai un attimo di malinconia nel riconoscere che ben presto tutto questo sarebbe finito e che non li avrei rivisti mai più. Quando ti dicono che il liceo è il momento della tua vita che più ti rimane nel cuore è vero. Tra quelle mure sei ancora una ragazzina, che può fare tutto quello che sente perchè l'idea di sbagliare se da un lato mette i brividi, dall'altro ti fa sentire sorprendentemente viva. E io mi sarei portata questi cinque anni nel cuore.
Non mi resi neanche conto di essere tornata al punto da cui ero partita e trovai un fuocherello acceso tra le nostre tende, e un tronco attorno. Non vidi ne Aria ne Liam e così decisi di sedermici su. Guardavo il fuoco con le sue scintille e in quel momento desidererai avere attorno Louis. 
«Posso sedermi?» sentii una voce alle mie spalle e quando mi voltai trovai Liam con indosso una felpa.
«E' un paese libero.» Acconsentii, distogliendo subito lo sguardo.
«Hanna, - iniziò, sedendosi accanto a me – mi dispiace per prima.»
«Non ne voglio parlare.»
«E invece dobbiamo, - continuò – hai ragione dovremo essere contenti per ciò che hai scelto di fare ma, abbiamo solo paura che potresti pentirtene.»
«Harry rispetta le mie scelte, - dissi –  e non potrei mai pentirmene.»
Liam mi sorrise, smettendo di fare giudizi su quello che sarebbe stato il mio futuro.
«Ricordi quando fingemmo di avere la varicella e ci riempimmo di puntini blu?» iniziò a ridere a quel ricordo e io con lui.
«Che idioti, - risi – non potevamo sapere che i puntini della varicella sono rossi e non blu.»
Iniziammo a ridere e a tirar fuori vecchi ricordi del passato, mentre di sottofondo sentivo i miei compagni che canticchiavano True Colors di Cyndi Lauper. 
«Cosa c'è di divertente?» chiese Aria, arrivando con un bicchiere di aranciata.
«Ti prendavamo solo in giro.» scherzò Liam.
«Ehi!» 
Aria gli lanciò un po' di liquido arancione in faccia e io mi alzai prima di essere colpita. Li guardai ridere e scherzare, fin quando mi accorsi di qualcuno dietro un albero, non troppo lontano. Mi avvicinai lentamente e quando riconobbi i riccioli iniziai a correre.
«Harry!» dissi, più felice che mai.
Lo vidi appoggiato al tronco, la giacca di pelle addosso, il sorriso affettuoso che amavo, ma un velo di qualcosa che non capivo.
«Dove sei stato?» gli chiesi, avvicinandomi.
«Avevo bisogno di pensare.» rispose, accarezzandomi una guancia.
«Pensare a cosa?» sorrisi.
Rimase a guardarmi, sorridendo, ma non come al solito. C'era qualcosa di diverso in quello sguardo, in quell'allegria apparente.
«Ti guardavo prima, - disse ignorando la mia domanda – insieme a Liam, ad Aria..»
«Mi vedi sempre in loro compagnia.»
«Forse il tuo posto è quello.»
Lo guardai e allonatanai il viso dalla sua mano.
«Ma che dici.. - sussurrai – dimmi dove sei stato oggi Harry.»
«Te l'ho detto, - rispose mettendo le mani in tasca – ho solo camminato un po'.»
«Non mi mentiresti mai, vero?» gli chiesi, guardandolo.
«No, - rispose – e tu?»
Sentivo come un tono di sfida nelle sue parole e rimasi un po' perplessa e ghiacciata da quella domanda.
«No..» dissi, mettendo le braccia conserte.
«Allora è tutto apposto, - disse – vieni qui.»
Mi accolse tra le sue braccia e sentii le sue labbra tra i miei capelli, e sarei voluta essere in nessun'altro posto.


Sentivo il suo respiro regolare mentre tenevo la testa poggiata sul suo petto e gli occhi chiusi. Nonostante non lo vedessi, percepivo il suo sguardo che oscillava tra me e il soffito della tenda che ci accoglieva in quel nido sicuro e pieno d'amore.
«Mi stai fissando..» mormorai, sorridendo al pensiero che di solito era lui a dirlo.
«Mi piace guardarti, - disse – e sto fissando questo momento.»
Sollevai la testa per poterlo guardare.
«Di solito però quando sei tu a farlo è perchè pensi a qualcosa..»
Rimase a fissare il soffitto e poi rise, forse di nervosismo.
«Mi manca la scuola sai? - disse a un tratto – Sono stati gli anni più belli.»
«Per me no, - lo contraddii – eri cambiato..»
«Sei sempre stata una delle cose più belle che avevo, Hanna.»
Mi guardò e sorrise, poggiando le labbra sulla mia fronte.
«Anche più bella di suonare la chitarra?» scherzai.
«Quella è roba vecchia.» mormorò, stringendomi.
«Potresti ricominciare, - proposi – potresti suonare in qualche locale una volta in Spagna.»
Non rispose.
«Vieni, - si alzò in piedi – andiamo a fare una passeggiata.»
«Una passeggiata? - sbucai con la testa fuori dalla tenda – Harry sono le 3 di notte!»
«Ha paura signorina Tomlinson?» mi sfidò.
Diedi una veloce occhiata prima a destra e poi a sinistra e non trovai anima viva. Il campo era nel silenzio più totale e della Morgan non c'era traccia. Sgattaiolai fuori dalla tenda e raggiunsi Harry in mezzo agli alberi.
«Sei pazzo?» dissi una volta raggiunto, ridendo.
«Ho una sorpresa per te..» 
Sorrise imbarazzato e mi fece voltare per mettermi una benda sugli occhi.
«Non vedo niente.» 
«E' questo il punto.»
Stringevo le sue mani, seguendolo ovunque mi portasse.
Sentivo l'aria fresca sulla pelle e l'odore dei pini che circondavano l'intero campeggio.
«Harry..» lo chiamai, non sentendolo più parlare.
«Siamo quasi arrivati.»
All'improvviso ci fermammo e quando mi tolse la benda mi trovai un piccolo laghetto di fronte ed Harry con in mano due lanterne cinesi.
«E queste?»
«Ho pensato che potremmo esprimere un desiderio e lanciare queste.»
Mi sorrise e io mi avvicinai per poterlo baciare dolcemente sulle labbra.
«Posso sbirciare il tuo desiderio?» gli chiesi, ridendo.
«Assolutamente no, - rispose – vai via Tomlinson.»
Mi finsi offesa ma mi allontanai e pensai al mio di desiderio.
In realtà non avevo niente da desiderare. 
Tutto quello che desideravo era qui, a portata di mano e non avrei potuto chiedere di meglio, ma a qualcosa dovevo pensare. Così su quella tela scrissi solamente “Harry”.
«Pronta?» mi chiese in lontananza.
Chiusi il pennarello e gli feci segno di ok con il pollice, e al suo segnale lasciammo le lantarne, facendole trasportare via dal vento.
«La mia va più veloce della tua!» urlai, avvicinandomi a lui e fissando sempre le lucine rosse che si facevano sempre più lontano.
Harry si avvicinò sorridendo e tenendo gli occhi fisso sul cielo, così profondi, così intensi. Quelle lanterne sembravamo io e lui. Avevamo una voglia matta di scappare, di volare lontano da tutti, da osservare il mondo dall'alto senza pensare a quello che ci circondava. Io e lui. Non c'era nessun'altro.
«Hanna, - disse a un tratto – ti amo, lo sai vero?»
Mi voltai per guardarlo e mi accorsi che teneva ancora lo sguardo verso l'alto, un po' troppo lucido del solito.
«Certo..»
Tremai.
Sentii qualcosa di diverso, qualcosa di strano. 
C'era qualcosa in quel suo “lo sai vero?”, qualcosa che mi faceva paura.
Harry si voltò a guardarmi e cercò di sorridere per strappare via quel senso di angoscia che mi opprimeva. Mi prese la mano e tornammo al campo, mentre le lanterne continuavano a volare lontano, a toccare le stelle.
Non parlammo per tutta la strada del ritorno, mi limitavo a stringere la sua mano intrecciata alla mia ed era come se ci fosse qualche pezzo mancante, qualcosa che non andava.
Raggiunta la tenda, lasciò la mia mano per lasciarmi entrare.
Rimanemmo per qualche secondo uno di fronte all'altro, entrambi piegati sulle ginocchia.
«Meglio che vada prima che la Morgan mi becchi.» disse, senza guardarmi negli occhi.
Io non dissi niente.
Harry si avvicinò alle mie labbra, dandomi un bacio diverso, più intenso. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò più dolcemente, facendomi desiderare di rifare l'amore ancora una volta. Forse prima non mi era bastato, forse lo desideravo ancora e ancora. Ma prima che potessi tirarlo dentro, lui si ritrasse, sorridendomi. Mi guardò ancora una volta negli occhi, dandomi un altro bacio prima di alzarsi in piedi.
«Harry! - lo richiamai – Ci vediamo domani, vero?»
Lui mi sorrise, con le mani in tasca, indietreggiando.
«Ci vediamo presto.» disse.
E non vidi nient'altro che le sue spalle, andare sempre più lontano da me, via. E non riuscii a distogliere lo sguardo, anche quando il buio lo inghiottì.


Non riuscii a chiudere occhio.
Uscii dalla tenda alle 6 del mattino – un'ora prima della sveglia – e iniziai a rimetterla nel sacco. Spensi il fuoco e attesi il risveglio di tutti.
«Come mai ti sei alzata così presto?» mi chiese Aria, sbadigliando.
Stavamo uscendo dal campo e salendo sul grande pullman che ci avrebbe riportato a casa.
«Hanna va tutto bene?» sentii Liam seduto alle mie spalle.
«Si, - risposi – tutto bene.»
Fissavo la strada fuori dal finestrino, con la fronte poggiata sul vetro e sperando che quello che sentivo sarebbe andato via presto. 
Vidi Aria scendere e salutarmi, ma io risposi con un accenno debole della testa. Poi toccò a Liam, Melissa, Adam.. e infine me. Mentre camminavo verso casa guardai la casa di fronte, ancora con le finestre chiuse. Entrai nel mio vialetto e bussai, sapendo che i miei erano già svegli. 
«Ciao.» salutai freddamente.
«Hanna.» disse mia madre, seduta in cucina accanto a mio padre.
Io non risposi, stavo di spalle per sistemare la roba da campeggio all'entrata.
«Hanna..» riprovò lei.
«Che c'è?» mi voltai di scatto, quasi urlando.
Ma quando mi voltai non vidi solo i miei genitori seduti a quel tavolo. Accanto a mia madre c'era qualcos'altro. Qualcosa di grosso, di peloso, di bavoso. Accanto a mia madre c'era Chester, con l'aria triste e spaesata.
«Chester.. - dissi – che fai qui?»
«Hanna, - mia madre si alzò – qualcuno ha lasciato questa per te, stamattina.»
Mia madre mi venne incontro, porgendomi una busta. 
La presi con le mani tremanti, ma più fissavo Chester e più speravo di trovarmi in qualche universo parallelo o in un incubo. Aprii la busta e trovai una lettera ripiegata..

So che ti ho promesso tante cose 
e una di queste era che non ti avrei mai lasciata.. ma purtroppo Hanna,
non sempre possiamo fare ciò che vogliamo e che desideriamo. 
Ho desiderato tanto stare accanto a te, sin da piccolo,
e sembrava un bel sogno quello che stavamo vivendo ma, prima o poi bisogna svegliarsi.


Scappai fuori di casa, con mia mamma che urlava in vano il mio nome alle mie spalle.
 

Sarebbe stato bello andare in Spagna insieme, vivere sotto lo stesso tetto, 
fantasticare sul numero di bambini che avremo avuto, 
ma queste cose non si possono fare adesso Hanna. 
Queste cose non si possono fare se so che tu non sei felice, 
se so che tu stai rinunciando a troppe cose per me. 


Corsi verso la casa di fronte, guardando attraverso le serrature e trovando il dentro deserto.
 

Prima che tornassi in questa città tu eri una studentessa modello, 
eri a capo del comitato del ballo e prima di ogni cosa, avevi un sogno: 
diventare una stilista. Hanna, so che adesso pensi che io ti abbia abbandonata, 
e mi odierai per questo, ma devi capire che io sto andando via per il tuo bene. 
Voglio che diventi ciò che sei destinata a diventare,
 perchè tu hai un potenziale incredibile e se continuo a starti accanto non lo sfrutterai mai.
Tu hai bisogno di qualcuno che ti dia stabilità, tranquillità, che tiri fuori il meglio di te.. 
non di qualcuno che ti tagli le ali e che ti impedisca di fare cose straordinarie, non qualcuno come me.
 


Correvo, sempre più veloce, fin quando vidi la porta di casa e bussai con foga, sfinita.

Io non avevo niente da offrirti, se non una vita di rinunce e di problemi. 
Devo trovare mio padre, e smetterla di scappare. 
E tu devi tornare alla tua vita, insieme ai tuoi compagni, ai tuoi amici, ai tuoi genitori. 
Io ti penserò sempre, in qualsiasi posto sia. 
Sei stata e continui a essere l'unica cosa bella della mia vita, non lo dimenticare mai.
Prenditi cura di Chester, ha più bisogno di te che di me in questo momento. 
Ma più di ogni altra cosa, prenditi cura di te stessa e resta speciale, non ti buttar via. 
Né per me, né per nessun altro. Ti amerò sempre... 
Harry.


«Hanna..» sussurrò, aprendo la porta.
«Dimmi dov'è.. - singhiozzai – ti prego Zayn, dimmi dov'è andato!»
Scoppiai a piangere e Zayn mi accolse tra le sue braccia, stringendomi e mandandomi più calore che poteva..

Ice on Fire :: hes  {in correzione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora