Capitolo sette.

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Ice on fire

capitolo 7

La volante della polizia era ancora ferma di fronte casa Styles.

Hannah ti ho detto di andare a letto!” mi urlò mia madre.
Ci sto andando,giuro.” mentii. Rimasi immobile davanti al vetro a fissare le luci rosse che a intermittenza continuavano a spegnersi e ad accendersi. La gente più curiosa di me e anche più sfacciata aveva preferito prendere posto in prima fila, direttamente dal marciapiede di casa propria. I miei genitori invece avevano deciso di far finta di niente. “Prima o poi sarebbe successo” ripeteva mia madre.
Dove lo portano?” chiesi a mio fratello, fissando Harry che veniva trascinato dentro la macchina e tenuto da due poliziotti.
Louis non rispose. Si limitò a spegnere la luce sul comodino,voltarsi dall'altro lato e lasciarmi nell'oscurita.
Avevo 13 anni ma non ero una stupida. Avevo capito che anche lui come mamma e papà aveva deciso di “far finta di niente”...

«Mi dispiace davvero tanto..» ripetei, per la quarta volta.
«Hannah è passata una settimana, quanto vuoi scusarti ancora?» Mi rispose Liam, prendendo un drink dal bar. Eravamo a una festa organizzata da un tipo della scuola a me sconosciuto. Forse si chiamava Fred, oppure Micheal. Non ne ho idea, sta di fatto che non riuscivo a togliere gli occhi di dosso alla fasciatura che Liam aveva sul naso.
Rottura del setto nasale, avevano detto.
Mi hanno tirato una pallonata, aveva spiegato Liam.
Nonostante gli avesse rotto il naso, nonostante lo avesse obbligato a un'operazione dolorosa, nonostante gli avesse fatto avere il naso più gonfio di una melanzana.. lui non lo avevo nominato. Lo aveva difeso. Lo aveva tenuto nascosto.
«E' tutta colpa mia..»
«Hannah.. - mi fermò Liam prima che potessi incolparmi un'ulteriore volta – non mi avevi detto che tu e Harry foste così legati.»
«Ma non lo siamo! - mi difesi – E' stata solo una stupida infatuazione da bambini!»
«Lo sai che il primo amore non si scorda mai?»
Certo. Più cercavo di mettere da parte Harry e più la gente continuava a ricordarmelo.
«Scherzo.. - aggiunse poco dopo – esci con me allora?»
«Certo.» Cosa altro avrei dovuto dire? Liam era un bel ragazzo. E soprattutto era un bravo ragazzo.
«Deve essere finita la birra, - notò con tristezza – forse c'è ancora qualcosa in garage.»
«Ci vado io.» Lo fermai prima che potesse incamminarsi. Dovevo farmi perdonare, in ogni modo possibile. Così mi allontanai dal tavolo e mi incamminai verso la porta che avrebbe dovuto portare al garage. Maledizione che casa gigantesca. Era su tre piani, c'era gente che non avevo visto per tutta la sera. Ci perdevamo che era una bellezza. 
Così aprii quella maledetta porta che mi portò in una stanza quasi più grande del salotto stesso. Una ducati nera metallizzata vi era posteggiata in mezzo.
«Naturalmente.» borbottai, non rimanendo sorpresa. Me ne sarei aspettata quasi due.
Notai le casse di birra poggiate su un muretto non troppo in alto e mi fiondai. Mi sollevai sulle punte cercando di avvicinarne una con le dita ma la mia scarsa altezza si faceva sentire.
«Che cazz..» sbuffai.
Prima di poter pensare a una possibile soluzione, sentii qualcuno tapparmi la bocca con una mano e sollevarmi da terra. Mi dimenai il più possibile, agitando gambe e braccia.
«Sssh sono io! - sentii una voce familiare – sono io!»
Nel momento in cui mi voltò e mi appoggiò al muro, davanti ai miei occhi comparve la figura di Harry.
«Sei impazzito?» Gli urlai, una volta che tolse la sua fastidiosa mano dalle mie labbra.
«Era l'unico modo per parlarti senza che potessi scappare!»
«Non potrò scappare ma posso comunque urlare..» prima di poter alzare la voce mi ritappò la bocca con il palmo della mano. Continuai a dimenarmi, fino a stancarmi.
«Voglio solo che mi ascolti Hannah, ti prego!» mi supplicò. Io cercai di calmarmi e fissai i suoi grandi occhi scuri. A poco a poco smisi di fare forza e lasciai al suo corpo il compito di bloccarmi.
«Adesso ti lascio, ma promettimi che non scapperai via.» annuii. Lasciò per prime libere le mie labbra, poi le braccia e infine alzò il busto per liberare le gambe.
«Hai cinque minuti.» lo avvertii, massaggiandomi i polsi.
«Non potresti essere più elastica?»
«Sono diventati due.» sorrisi, strafottente.
«D'accordo. - si arrese – Mi dispiace per l'altra sera, non volevo fare del male a Liam ma diciamo che ho qualche problema nel gestire la rabbia e ci sono cose del mio passato che non sai e che purtroppo vorrei non si ripercuotessero nel mio presente ma più cerco di tenermi lontano e più ritornano..»
«Hai finito?» Gli chiesi.
«Si..» rispose incerto.
«Bene perchè non mi interessano le tue scuse, non mi interessa dove te ne vai la notte, non mi interessano le tue tresche, non mi interessano i tuoi incontri strani con gente losca, non mi interessa cosa fai, voglio solo che tu esca dalla mia vita, sei bravo a farlo.»
«Hannah!» mi rincorse, afferrandomi il braccio.
«Se provi di nuovo a toccarmi giuro che urlo così forte che mi sentirà anche la polizia.» lo avvisai.
Lui si arrese e fece scivolare la sua mano, lasciando la presa. Tornai in casa senza birra, presi la giacca dall'appendi abiti e fui decisa ad andarmene.
«Dove te ne vai?» Mi chiese Aria, barcollando.
«Questa festa è una palla, - spiegai – me ne torno a casa.»
«Non puoi tornare a piedi! - mi urlò lei – Hannah!»
La ignorai. Mi feci spazio tra la gente e una volta arrivata alla porta fui sollevata dal fatto di lasciarmi quell'odiosa musica e quell'odore sgradevole di fumo e alcool alle spalle. La strada era piena di macchina posteggiata in modi più bizzarri possibili. A poco a poco che camminavo sentivo la musica farsi sempre più lontana e anche il chiacchierio delle persone. In pochi minuti mi ritrovai nel silenzio più totale e in una luce fioca data solo da alcuni lampioni ancora funzionanti. Mi strinsi nelle spalle quando un brivido di freddo mi attraversò la schiena. Un venticello leggero mi accarezzò la guancia e in un attimo desiderai di trovarmi su un comodo divano con accanto un camino e magari una cioccolata calda tra le mani. Mi parve di sentire uno strano rumore e mi voltai di scatto alle mie spalle osservando una strada deserta e buia. Forse non era stata una buona idea tornarsene a casa da sola. Forse avrei potuto chiedere a Liam di accompagnarmi. Forse avrei dovuto aspettare la fine della festa come una normale adolescente.
Un altro rumore.
Voltai la testa alla mia destra e mi accorsi che si trattava solamente di un gatto che curiosava dentro un cassonetto della spazzatura. Ripresi a respirare. Tutto apposto.
O almeno pensavo..
«Ehi biondina, - una voce rauca mi richiamò alla sua attenzione – che ci fai in giro tutta sola?»
Non mi fermai. Feci finta di niente e continuai a camminare.
«Non ti ha sentita Roul, - si intromise un'altra voce – forse devi ripeterglielo.»
«Ehi! - questa volta il tono di voce si fece più forte e in un attimo una figura sconosciuta mi si piazzò davanti – non ti ha detto nessuno che è maleducazione non rispondere a una domanda così gentile?»
Sentii la puzza di alcool uscirgli dalla bocca. Alzai la testa per vedere di chi si trattava e mi ritrovai davanti un tipo con una lunga barba, capelli scombinati, giaccone lungo fino alle ginocchia, occhi persi..
«Mi hanno anche detto di non dare confidenza agli sconosciuti, quindi se vuoi scusarmi.» Feci per superarlo ma sentii la sua stretta forte sul mio polso.
«Non sei l'amichetta di Harry Styles?» mi chiese all'improvviso.
«Mi spiace, no.» negai io, indietreggiando.
«Roul non ti sembra lei? - chiese al suo compare – Quello stronzo pensa di essere il padrone del quartiere e se ne va in giro a dettar legge.» Si avvicinò a me e iniziò ad annusarmi i capelli. Rimasi immobile, con il cuore che batteva a mille. Paura. Tremavo di paura. Non c'era nessuno nei paraggi e nessuno mi avrebbe sentita.
«Penso che non gli dispiacerà se mi diverto un po' con la sua amichetta.» sorrise improvvisamente. Un sorriso ghiacciante. Un sorriso che mi fece trasalire. Così senza pensarci e presa dal panico, iniziai a correre. Li sentivo alle costole e sapevo che prima o poi mi avrebbero raggiunta per questo dovevo cercare di correre il più lontano possibile. Dovevo trovare qualcuno. Dovevo cercare aiuto. Il respiro iniziò a diventare pesante. Le gambe iniziavano a cedermi per il terrore. E poi accadde. Una scelta sbagliata. Una scelta sbagliata può cambiare completamente la tua vita. Se avessi preso la stradina di destra forse non mi sarei ritrovata in un vicolo cieco e invece, prendendo la stradina di sinistra, mi ritrovai proprio lì. Eccolo il vicolo cieco che stava per mettere fine alla mia vita. Un muro insormontabile. E mi fermai. Mi fermai e mi voltai. Inerte.
«Fine della corsa dolcezza.» Ed eccolo lì. Con il suo ghigno lì sulla faccia.
«Ti prego, - lo supplicai – lasciami stare.»
«Roul faccio subito, rimani lì.» Roul rimase distante, continuando a sorseggiare la sua birra. E io indietreggiavo sempre di più, fin quando non mi ritrovai con le spalle al muro.
«Non devi aver paura, - mi sussurrava all'orecchio – sarò velocissimo.»
«Ti prego no!» Urlai, mentre le lacrime cominciavano a scendermi.
Mi tappò la bocca con una mano e iniziò a slacciarsi i pantaloni.
Cercai di urlare, di dimenarmi.
«Sei così bella..» con l'altra mano scivolò sotto la mia maglietta, fino ai seni.
Morire. In quel momento volevo solo morire. Mi maledicevo per non essere rimasta alla festa. Per non essere rimasta con Harry, con Aria, con Liam..
E poi successe in un attimo. Roul cadde a terra con un tonfo prima che lo psicopatico potesse arrivare al suo scopo e dopo qualche secondo mi fu tolto di dosso.
«Pezzo di merda!» sentii.
Io scivolai a terra, stordita. Notai la figura di Zayn poco distante da me. Zayn? Lo stesso Zayn imbecille che mi tormentava? Che mi disgustava?
«Figlio di puttana! - e poi un'altra voce più acuta – Che cazzo volevi fare?!» Pugni. Calci. Colpi ovunque. In faccia, nelle costole, alle gambe, in faccia, di nuovo. Non era Zayn. Zayn lo aveva atterrato con un pugno ma qualcun'altro lo stavo letteralmente massacrando.
«Harry! - urlò Zayn – Harry basta!» Harry continuava a sferrare calci e pugni e Zayn cercava inutilmente di fermarlo.
«Harry basta lo ammazzi!» Urlò ancora Zayn.
Harry si fermò e fissò la sagoma inerte che giaceva per terra. Dopo averla fissata per qualche secondo, tornò su di me. Mi sollevò da terra e mi avvolse tra le sue braccia, trascinandomi fuori dal vicolo.
«Meglio non portarla a casa.» consigliò Zayn. Io avevo gli occhi persi nel vuoto e rimasi immobile tra le braccia di Harry.
«Zayn, - disse a un tratto – grazie.» Non so cosa rispose Zayn.
Chiusi gli occhi e lasciai che mi portassero dove ritenevano. Dopo quello che avevano appena fatto sarei andata con loro ovunque. Harry camminò per parecchio, fin quando non sentii il rumore di una porta aprirsi. Aprii gli occhi nel momento in cui mi adagiò su una superficie morbida e mi ritrovai in camera sua, sul suo letto. Mi tolse le scarpe, mi coprì con un caldo plaid e poi lo vidi sedersi sulla poltrona di fronte a me.
Rimase a osservarmi. Come se con il suo sguardo potesse proteggermi.
Come se fin quando lui era lì non poteva capitarmi niente di male.
E finii per abbandonarmi al sonno, con lo sguardo premuroso di Harry addosso.

Aprii gli occhi e mi ritrovai nello stesso letto,con gli stessi vestiti e nella stessa posizione.
Sentii il calore dei raggi solari sulla schiena e capii che era mattina. Harry era ancora lì sulla poltrona. Con la testa inclinata, gli occhi chiusi, la stessa giacca nera e il respiro affannato. Non doveva essersi mosso da lì. Era rimasto in quella posizione per tutta la notte, tentando di rimanere sveglio per sorvegliarmi ma il sonno aveva avuto sicuramente la meglio. Rimasi a guardarlo sorridendo alla scena. Non mi ero mai sentita così al sicuro in vita mia, neanche a casa mia e chi poteva mai pensare che mi sarei sentita protetta proprio accanto a lui? A quella persona che in questi ultimi anni avevo odiato, quasi dimenticato. La stessa persona che stavo cercando di evitare da quando si era ripresentato a Bristol. Ed ora eccomi lì. In casa sua, nella sua stanza, nel suo letto. Non entravo in quella casa da anni e nelle ultime settimane era come se ci fosse una qualche forza magnetica che mi spingeva sempre ad entrare.
Mi fermai sul suo viso. Aveva l'espressione stanca, segno di una notte insonne. La canottiera nera metteva in evidenza i pettorali e poi mi concentrai sulle mani. Erano viola, quasi nere. Le nocche tutte spaccate, con il sangue pestato. E in un attimo la scena della notte prima si fece viva nella mia testa. Mi alzai istintivamente, scesi in cucina facendo meno rumore possibile, e andai verso il frigo a prendere del ghiaccio. Mi accorsi solo poco dopo della figura di Adele fuori in giardino, occupata a stendere la roba bagnata. Tornai di sopra senza farmi vedere e mi inginocchiai ai piedi di Harry. Misi il ghiaccio dentro un panno e delicatamente lo poggiai sulle sue mani. Di scatto aprì gli occhi e rimase confuso e frastornato.
«Hannah..» farfugliò, cercando di aprire gli occhi a causa della luce che entrava dalla finestra.
«Dovevi mettere subito qualcosa qui, - dissi senza neanche guardarlo – le ferite devono guarire.»
Sentii nella testa le botte che continuava a dare alla figura inerte poggiata al muro. Il sangue che schizzava ovunque e Zayn che cercava di fermarlo. Cazzo Zayn. L'ultima persona che avrei mai immaginato mi potesse difendere.
«Hannah..» continuò lui.
«Sto bene. - alzai la testa per guardarlo e sorrisi – Grazie a te e a Zayn sto bene.»
«Avresti mai pensato di dirlo?» chiese lui, storcendo il naso.
«In effetti no, - osservai – mi tocca ringraziare anche quello scimmione.»
Ridemmo per un po' insieme, poi gli fasciai le mani.
«Adesso è meglio che vada, - mi alzai da terra – devo trovare una buona scusa perchè non sono rientrata stanotte.»
Harry mi seguì con lo sguardo, mentre mi infilavo le scarpe. Presi il telefono dalla borsa e subito mi accorsi delle 15 chiamate perse di mia madre e 7 di Aria.
Questa volta mi avrebbero ammazzata sulserio.
«Hannah..» fece di nuovo Harry.
«Possiamo non parlarne? Ti prego..» Lo supplicai.
Lui annuì e dopo mi prese la mano, conducendomi al piano di sotto.
«Hannah, - mi richiamò la voce allegra di Adele – non sapevo fossi qui.»
«Hannah deve tornare a casa mamma, - mi anticipò Harry – ma ha promesso che tornerà spesso a trovarci.»
Si voltò a guardarmi, sorridente. Rimasi incredula.
«Oh ti prego Hannah, vieni quando vuoi.» continuò Adele.
«Ma certo, - risposi sorridendo – tutte le volte che potrò.»
Prima di lasciarmi andare Harry mi osservò per vedere se fosse tutto apposto. Controllò la strada, nonostante la distanza tra casa mia e casa sua non fosse più di venti metri. Mi promise che avrebbe riposato e io gli promisi che sarei stata bene. Ma, era davvero così? Avevo gli occhi persi nel vuoto mentre tornavo verso casa. Nella mia testa vedevo solo sangue, pugni.. mi sentivo addosso mani sconosciute, mani che mi tenevano stretta ai polsi e me li massaggiai istintivamente.
Quando entrai in casa regnava il silenzio. I miei dovevano essere già usciti per andare a lavoro e ne fui sollevata. Un messaggio di Aria mi tranquillizzò e mi fece prendere un sospiro di sollievo.
Ho detto a tua mamma che dormivi qui perchè ti sentivi poco bene, ma dove cazzo sei?
Mi aveva scritto. Le avrei spiegato dopo.
Salii le scale a fatica e quando arrivai al piano di sopra fui grata del fatto che lui ci fosse. Bussai alla porta della sua camera e quando aprii fece un'espressione di sollievo.
«Ma dove sei stata? - mi chiese spaventato – Aria mi ha detto che non sapeva dove fossi!»
Non risposi. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e tutto quel dolore che questa notte avevo chiuso dentro, venne fuori tutto in una volta. Piansi tanto. Raccontai a mio fratello la verità di quello che era successo e rimasi lì tra le sue braccia. E in un attimo avevo di nuovo 13 anni...


Andrà tutto bene.” mi ripeteva Louis all'orecchio.
Ma dove l'hanno portato?” continuavo a chiedergli io, stringendolo.
Starà bene. Staremo tutti bene”

 

Ice on Fire :: hes  {in correzione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora