Clara camminava vicino al marciapiede, era pensierosa. Non stava male per qualcosa, pensava e basta. Non seppe perché, ma vide una lacrima che cadeva dalla sua guancia, poi un'altra e poi un'altra ancora. Guardò in aria, per cercare di calmarsi, ma non ci riuscì, allora iniziò a correre. Passò il ponticello di legno che era di fronte a lei pochi secondi prima, poi saltò una roccia per evitare di cadere e raggiunse il parco, deserto, visto l'orario. Erano le 11 di sera passate ma a Clara non interessava. Continuò a correre. Passò davanti a una signora anziana che la guardò male, ma non le interessava. Passò di fianco ad un ragazzo che la osservò curioso, ma non le interessava. Corse fino allo sfinimento, forse anche di più, o forse era molto resistente. Raggiunse la fine del parco e si addentrò nel boschetto limitrofo. Saltò le radici degli alberi, e continuò a correre ancora e ancora. Raggiunse la fine del bosco e corse in aperta campagna, era mezzanotte e mezza e non c'era anima viva. Clara continuò a correre. Passò accanto a una villa, i cani le abbaiarono, ma a lei non interessava. Erano lontani ormai. Svoltò a destra, in una stradina secondaria, e continuò a correre. Sembrava non si stancasse mai. Corse ancora, fino a raggiungere nuovamente la città. Era in periferia, correva al centro della strada e le poche macchine che passavano le suonavano ripetutamente, ma a lei non interessava. Continuò a correre e arrivò nella piazza centrale . Attraversò tutto il centro città correndo al centro della strada, ma non le interessava. Arrivò in una zona piena di villette, erano belle, e Carla lo notò. Non rallentò ma si infilò in una delle vie piene di casette colorate. Rosso, blu, viola, Clara non si fermò a guardare, non le interessava. Azzurro, rosa, verde, Clara tirò dritto, non le interessava. Bianco, arancione e poi eccola, la casetta gialla in fondo alla via. Era esattamente identica a tutte le altre ma Clara sembrò rallentare impercettibilmente quando la vide, per poi ripartire ancora più velocemente. Corse fino cancello e lo saltò, si fiondò alla porta, bussò, suonò il campanello varie volte con insistenza. Aveva il fiatone. Finalmente la porta si aprì e rivelò una ragazza: Clara la abbracciò. La ragazza si spostò dentro casa con Clara attaccata al corpo e chiuse la porta con un tonfo secco. Silenzio. E poi un sussurro "tranquilla, va tutto bene, lei è viva, Elisabeth è viva" e allora Clara capì tutto. Capì il motivo della sua corsa sfrenata, delle sue lacrime, della sua preoccupazione. L'amore.
Erano le due di notte e finalmente Clara poteva concedersi un po' di pace.