Chapter 19: Farfalle nello stomaco

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Appoggio lo strofinaccio e stringo i pugni, quindi mi giro verso di lui.
«salve, mi dica»cerco di attenere un tono di voce calmo ed un espressione sorridente.

Aidan tiene gli occhi puntanti sul suo cellulare, adesso lo spegne e lo appoggia sul bancone.
«ho detto un caffè, mi sa che i dipendenti qui sono sordi o forse magari devono stare attenti a chi assumono»ricevo in pieno viso la sua frase ricca di veleno e frecciatine.
Osservo attentamente il suo viso, si può notare solo arroganza, egoismo e che è uno stronzo.
Adesso ti comporti così Aidan Woods?

Con i nervi a mille mi giro verso la macchina del caffè e cerco di trattenermi da non scaraventargliela addosso.
Ci metterei io del veleno qui.
Ho l'istinto omicida alle stelle.

«veloce»continua, sospiro e cerco di tenermi la rabbia dentro.

Gli poso davanti la tazzina e mi infilo subito nel camerino.
Afferro la mia borsa e la lancio sul pavimento.
Metterei sotto sopra questo locale in questo momento.
Mi devo calmare.
Assolutamente.

Cerco di regolare il fiato e dopo aver risistemato la mia povera vittima aka borsa nell'appendiabiti, torno dietro il bancone e fortunatamente lui è già andato via.
Stronzo.

Appoggio i gomiti sul bancone e sospiro, sarà difficile vivere in questo modo.
Sarà difficile vederlo ogni giorno e comportarsi come sconosciuti.

***

Mi incammino per il mio appartamento quando una goccia d'acqua cade sul mio naso, seguita poi da altre.
Perfetto ci mancava solo la pioggia.

Accelero il passo fino ad arrivare a correre.
Mannaggia al tempo che si mette sempre contro a me.

Mi fermo al rosso e nel mentre impreco in mandarino.
Okay mondo, basta, non fa più ridere.

Una macchina si ferma propio davanti a me, faccio un passo indietro.
Non so di chi sia.

Il finestrino si abbassa e al volante trovo Ryan.
«Janette? Sali ti do un passaggio»non ho altra scelta quindi decido di salire.
Non so se questo sia stato un colpo di fortuna o  di sfortuna.

«quindi? Come mai qua?»chiede puntando i suoi occhi glaciali sulla strada.
«nulla...ero a lavoro»questo Ryan non mi piace per niente.

«eccoci arrivati!»esclama per poi parcheggiare.
siamo davanti la villa dei Woods, mi giro verso Ryan con le sopracciglia inarcate:«ma perché siamo qui?»chiedo confusa.

«beh siamo a casa tua no? o sbaglio signorina Woods?»e solo ora mi viene in mente quella conversazione in sospeso...ma che mi era saltato in mente?
Patetica.

«ehm, beh io...»accende i motori e ride.«lo so lo so, volevo solo godermi la scena...conosco i Woods da anni so che non hanno una figlia della tua età»le mie guance vanno a fuoco.
mi giro verso il finestrino per coprire il mio imbarazzo.
Intanto lo sento ridere sotto i baffi.
Lo stronzo si voleva godere la scena eh.

«quindi non lavori più con loro?»chiede senza spostare lo sguardo dalla strada.«non  più»rispondo.
Si ferma davanti al mio appartamento«meglio così»lo guardo confusa ma decido di lasciare stare, «grazie mille per il passaggio, ciao»esco subito dalla macchina ed entro in casa.
Ryan è strano, la cosa mi puzza.


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