Janette's PovGirovago da ore in questa stanza dalle mura bianche che sembra non avere confine.
Dove sono finita?La temperatura comincia ad elevarsi e i candidi muri vengono rimpiazzati da un'orribile scenario di fuoco, un incendio.
Di sottofondo una bambina piange.
Le sue urla sono così forti da farmi portare le mani alle orecchie.
«c'è qualcuno?»la mia voce scompare,
urlo senza alcun risultato,
la mia voce è scomparsa.Mi guardo intorno persa correndo via,
le grida non fanno altro che aumentare,
sempre di più.
Pilastri e travi crollano davanti a me.
Corro sempre più lontano.Una mano mi si stende.
Senza pensarci la afferro.«eroe!»sento urlare,
finalmente torna di nuovo tutto bianco.
Afferro ancora quella mano,
che sembra così familiare,
il volto della persona però non si vede.«traditore!»sento poi urlare,
la mano piano piano mi lascia andare,
adesso diventa tutto buio,
l'oscurità lentamente mi raggiunge e la mano mi lascia cadere in un buco nero senza fine.
«NO!»urlo.Mi dimeno tra le coperte del lettino,
Non riesco a controllarmi,
mi sento soffocare,
cosa ci faccio qui?Solo ora mi accorgo di tutti i macchinari fastidiosi che mi circondano.
Tanti numeri e segni.
Noto dalla vetrata alcuni infermieri raggiungere la mia stanza.
Stanno venendo da me.Riprendo ad urlare e dimenarmi tra le coperte, finalmente questa flebo che mi tiene attaccata al lettino si stacca.
Appoggio i miei piedi sulle fredde piastrelle grigie e con indosso questo camice celeste mi dirigo verso la porta.
Sento tutti i muscoli fuori uso.
Come quando riprendiamo a fare sport da una lunga pausa e il giorno dopo ci sentiamo a pezzi.La porta si spalanca ed un medico seguito da due infermiere si avvicina pericolosamente a me.
Afferro la prima cosa che mi capita davanti, in questo caso una sedia, e la punto contro di loro.
«non mi toccate sennò ve la scaravento addosso, sono più forte di quanto pensiate»dico fulminandoli.
Certo si.Il medico si gira verso una delle due infermiere e con un espressione abbastanza preoccupata le dice:«dobbiamo sedarla».
Lei corre fuori dalla stanza mentre gli altri due si avvicinano senza paura.Faccio cadere la sedia a terra,
Cosa sto combinando?
perché dovrei colpirli?
Non lo farei mai.Mi lascio cadere a terra e lascio che le lacrime escano dai miei occhi.
«va tutto bene adesso si calmi»dice il medico accarezzandomi le spalle.Urlo dalla disperazione,
questa non sono io,
questa è un'altra parte di me,
una parte della mia mente che si è impossessata di me.
Ma questa non sono io.
«non sono io!»urlo con disperazione.L'infermiera entra nella stanza e prende una siringa in mano,
mi alza la manica del camice e ma la inietta nel braccio.Continuo ad urlare mentre lentamente sento i muscoli rilassarsi.
«Janette!»quella voce.
l'infermiera si affretta a chiudere la porta.
Alzo leggermente la testa per poter guardare meglio.Prima che l'infermiera chiudi del tutto la porta vedo Aidan correre verso la mia direzione urlando disperatamente.
«A-aidan»è l'ultima parola che riesco a dire prima che la porta si chiudi completamente e con essa anche i miei occhi.Aidan's Pov
L'irritante e perpetuo suono di macchinari
riecheggia in tutto il corridoio dell'ospedale accompagnato dal vocio di pazienti e medici.Io sono ancora qui.
Sono passate tre ore ed io sono ancora qui, senza alcuna notizia.Mia madre appoggia la sua mano sulla mia spalla«tesoro, andiamo a casa, domani si sentirà bene e tornerà a lavorare è inutile che rimani qui»mi giro verso lei fulminandola con lo sguardo.
Come può essere così insensibile nei suoi confronti?
Scuoto la testa e torno a fissare il pavimento dalle piastrelle opache, spente.Una coppia si avvicina correndo verso la nostra direzione, li riconosco.
Fermano un medico e gli chiedono qualcosa.
Poi entrambi posano lo sguardo su di noi avvicinandosi lentamente.Jennifer Bryn e Thomas Miller.
Genitori di Janette Miller.
Entrambi guardano mio padre con astio, rabbia e rancore.Si si siedono propio davanti a noi in attesa di una minima notizia.
«noi dobbiamo andare adesso, non possiamo stare a perdere tempo, non fare scelte azzardate»mio padre mi punta un dito contro per poi portarsi dietro mia madre e andarsene via.
Tanto a loro cosa frega?Li guardo mentre scompaiono tra la gente nel corridoio.
Delle urla portano a me e ai genitori di Janette a girarci verso l'altra parte del corridoio.
È Janette.D'impulso comincio a correre verso la direzione delle urla, diversi medici e infermieri mi urlano contro dicendomi di rallentare.
Non mi interessa.Il mio cuore perde un battito quando la vedo appoggiata sulle gambe dell'infermiera mentre piange ed urla disperatamente.
Adesso l'altra infermiera si affretta a raggiungere la stanza e con velocità e precisione le inietta qualcosa con la siringa.
L'infermiera si affretta a chiudere la porta.
«Janette!»alza la testa di scatto e mi guarda, incredula pronuncia un'ultima parola:«A-Aidan»la sua voce si spezza.La porta si chiude e due guardie mi portano fuori dall'ospedale.
Li lascio fare.
Non ho le forze per potere replicare.
Adesso sono scombussolato, vuoto e soprattutto i sensi di colpa mi stanno divorando.Sapevo che non avrei dovuto accettare.
Non si fa così.
Non si risolvono le cose così.
Ma purtroppo ero accecato dalla rabbia.
E adesso ne risento, tutte le mie azioni...tutto si sta ribaltando contro di me.
E temo proprio che adesso è il mio turno per ribaltare il tutto.OLEEEE
NO OKAY STASERA SE RIESCO VI PUBBLICO ANCHE IL 29 DATO CHE QUESTO DOVEVA ESSERE PIÙ LUNGO PERÒ OKKKKKK
Vabbè
Già so cosa commenterete e le vostre predizioni E SO ANCHE CHE SARANNO SBAGLIATE PERCHÉ VI CONFONDERETE AHHAHSHAAHHA
LASCIATEMI UN VOTO/COMMENTO SE VI È PIACIUTO<3
E GRAZIE MILLE PER LE 1k+ VISUAL MI VIENE DA PIANGERE VI AMO😭🥺😭🥺😭🥺😭😭💖
bye vi tengo nel mio cuore 💖💖💖
STAI LEGGENDO
CRIMINAL THOUGHTS
RomanceJanette lavora come barista da Starbucks. Ha bisogno di soldi per potersi pagare il college, ma purtroppo il suo salario non è abbastanza e l'idea di farsi pagare la retta dai genitori è l'ultima dei suoi pensieri. Janette quindi deve dimostrare ai...