Russia x America - private

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[Tutta la storia si basa su un mio headcanon -> America (e in realtà tutti i countryhumans) possono cambiare sesso quando gli pare e piace, però non come se fossero genderfluid (che cambia solo l'identità di genere) ma proprio tramutando il loro corpo
Spero di essermi spiegata e buona lettura QwQ]

Era stato Germania a costringermi ad andare con lui in un nightclub quella sera.
- Andiamo, Russia! - aveva detto lanciandomi addosso un completo elegante appena recuperato dal mio armadio - Piantala di stare chiuso in casa a bere, vivi! -
E io, un po' perché mi annoiavo, un po' perché gli volevo troppo bene per dirgli di farsi i cazzi suoi, avevo acconsentito; così, mi ero ritrovato seduto ad un tavolino nero a fumare, alla fine di una passerella, mentre Germania beveva al bancone.
Le luci sfarfallarono per l'ennesima volta e una voce esclamò dagli altoparlanti - E stasera, come ospite specialissima, ecco a voi... la nostra stupenda Freedom! -
Alzai gli occhi al cielo scuotendo delicatamente la sigaretta sopra ad un posacenere, aspettando che una nuova ragazza seminuda uscisse da dietro il sipario.
"Il nome è già un programma" pensai con un grugnito ironico.
Ma quando il mio sguardo si posò su di lei sentii l'aria che mi usciva dai polmoni, facendomi boccheggiare. Era davvero stupenda, non solo per il suo aspetto, ma perché aveva un portamento e un sorriso che le altre ballerine si sognavano, come se sapesse di essere migliore di tutte le altre.
Quando i suoi occhi, blu come l'oceano, incontrarono i miei ebbi una strana sensazione di déjà vu, quasi come se l'avessi già vista. Anche nel suo sguardo lessi sorpresa, ma subito girò la testa interrompendo il contatto e concentrandosi sul suo lavoro. Alzò una mano in aria e, oltre al boato della folla, partì la sua canzone [nota dell'autrice: ho immaginato che fosse "Praise Abort" dei Lindemann; attenzione, contiene temi forti!]. Per tutto il tempo ignorò completamente i pali che le altre ragazze avevano usato: bastava un suo semplice movimento dei fianchi per ottenere un risultato dieci volte migliore, come dimostravano i fischi e gli applausi delle altre persone sedute ai tavoli.
Io non esultavo, non dicevo niente, non mi muovevo, mi limitavo a fissarla con la bocca appena socchiusa.
La desideravo ardentemente.
E probabilmente lei lo aveva capito, o comunque gli stavo simpatico, perché venne a ballare l'ultima strofa direttamente sul mio tavolino, piantando i vertiginosi tacchi a pochi centimetri dal mio braccio.
Quando la canzone finì mi alzai e le porsi una mano. Lei si girò verso di me, le guance rosse, e ignorando gli altri clienti che si avvicinavano per sfiorarla, la prese. La sollevai senza sforzo e la feci scendere tenendola per i fianchi. Sembrava che le mie mani fossero state fatte apposta per curvarsi intorno ad essi, era una sensazione magnifica. Bastò semplicemente quello per aumentare il calore che avevo nel ventre.
- Come ti chiami davvero? - le chiesi con la voce roca per l'eccitazione, allontanandola dalla ressa per poterle parlare con calma.
- Amy - mi rispose dopo un attimo di esitazione e mi rivolse il sorriso più dannatamente bello e allo stesso tempo fastidiosamente familiare che avessi mai visto.
- Amy... - mormorai appena e prima che potessi aggiungere altro mi baciò, appoggiando le sue perfette labbra piene sulle mie. Mi prese per mano staccandosi quasi subito e mi guidò in una delle camere, dopo aver fatto in piccolo cenno al proprietario per avvertirlo.
Non appena si chiuse la porta alle spalle iniziai a baciarle delicatamente il collo, rimettendo le mani suoi suoi fianchi, che subito si mossero per avere più contatto.
Ci spogliammo a vicenda in poco tempo, entrambi impazienti. Quando appoggiai la bocca sul suo seno mi sembrò di entrare in paradiso, anche perché la ragazza inarcò la schiena al mio tocco e si lasciò sfuggire un piccolo gemito. Ma l'avere il mio membro dentro alla sua calda e stretta apertura si rivelò essere una sensazione addirittura migliore.
Quando mi sdraiai al suo fianco e la strinsi a me, nascondendo il viso nella sua schiena coperta di sudore, chiesi piano - Ti va di uscire con me? -
Amy rise e si girò verso di me per potermi lasciare un bacio sul collo pieno di morsi - Certo! Ti lascio il mio numero -
Iniziammo a vederci al di fuori del locale in cui lavorava. La portai a cena, a pranzo, a fare passeggiate nel parco e, su sua richiesta, ad un fast food. Fu lì che, mentre la osservavo ingozzarsi di patatine fritte e hamburger, le dissi - Ti amo - per la prima volta.
Amy sorrise, mise giù il panino che stava addentando, e mi prese per mano - Anch'io, dal primo momento in cui ti ho visto -

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